Più di 4 italiani su 10 acquistano prodotti alimentari equo solidali. È quanto spiega un’indagine Coldiretti/Ixè, in occasione della fiera del consumo consapevole “Fa la cosa giusta” a Milano, analizzando le nuove tendenze che si stanno imponendo sulle tavole degli italiani come la maggiore attenzione all’ambiente e al valore sociale del cibo inteso non come semplice prodotto ma come vero e proprio custode di un patrimonio di relazioni umane e tradizioni familiari. Una analisi che evidenzia una accresciuta sensibilità sociale degli italiani nel carrello della spesa. Cresce quindi l’attenzione all’impatto delle proprie scelte sull’ambiente, sulla salute e sui diritti dei lavoratori. Lo dimostra la voglia di conoscenza delle caratteristiche dei prodotti e della loro storia.

Una sensibilità dimostrata anche dalla crescita degli acquisti diretti dal contadino nelle aziende agricole e nei mercarti degli agricoltori visitati da oltre 15 milioni di persone ogni anno. Un vero boom che ha portato ad oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta la Penisola.

I mercati degli agricoltori non sono solo luoghi di commercio ma hanno acquisito nel tempo un ruolo importante come momenti di aggregazione, svago e socializzazione con lo svolgimento di variegate attività che vanno dai corsi di formazione per l’orto ai laboratori didattici per i bambini, dai cooking show con gli agrichef all’educazione con i tutor della spesa ma anche con momenti di solidarietà”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Nei mercati e nelle fattorie si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale.

Valori che spesso mancano ai prodotti importati dall’estero, visto che quasi 1 su 5 non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori vigenti nel nostro Paese e sono spesso il frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani.

Un problema che riguarda una vasta gamma di prodotti: dal riso asiatico ottenuto con lo sfruttamento della minoranza Rohingya alle conserve di pomodoro cinesi realizzate con il lavoro dei detenuti fino all’Argentina che è nella lista nera del dipartimento di Stato americano per lo sfruttamento del lavoro minorile nelle coltivazioni di aglio, uva, olive, fragole e pomodori.

Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia ed è necessario, invece, che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale”, conclude il presidente della Coldiretti.


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