A maggio l’indice di solidità economica delle famiglie italiane (SEF) torna a quota 57 dopo lo stop di febbraio. Da dicembre 2013, anno di inizio delle rilevazioni, è salito di 9 punti. Ma per un nucleo familiare su due (54%) la situazione finanziaria è ancora insoddisfacente. Gli italiani tornano a sentire la ripresa, e a guidare il risveglio della fiducia nell’opinione pubblica è il movimento di ripartenza dei consumi. Per la prima volta dal 2013, infatti, su questo fronte gli ottimisti ‘battono’ i pessimisti: il 31% delle famiglie prevede una crescita dei consumi nei prossimi sei mesi, contro il 23% che, invece, mette in conto ulteriori cali. Il recupero di fiducia, però, non è territorialmente omogeneo: a Sud la quota di nuclei familiari che prevede riduzioni è ancora al 28%, contro il 17% delle regioni settentrionali.È questa la fotografia scattata dalla rilevazione dell’indice di solidità economica delle famiglie italiane elaborata da Confesercenti e SWG, che misura su una scala da 1 a 100 la solidità economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane.
A livello nazionale prosegue il leggero miglioramento della percezione della condizione reddituale delle famiglie, collegata probabilmente ai segnali di miglioramento sul fronte dell’occupazione e del clima economico in generale. Ma il livello di reddito non è ancora avvertito, nel complesso, come sufficiente: circa la metà delle famiglie italiane, ben il 47%, segnala che il proprio reddito le consente di pagare appena le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi, mentre si assesta al 38% la quota di coloro che sente di avere un reddito che permette di vivere serenamente, senza particolari affanni. Un 13% dei nuclei familiari evidenzia ancora, invece, come il reddito di fatto non basti nemmeno per l’indispensabile, mentre solo il 2% dichiara di vivere agiatamente, potendosi concedere anche dei lussi. Sul fronte della situazione finanziaria, oltre una famiglia su due (il 54%) si ritiene insoddisfatta: la voce include nella valutazione, oltre al reddito, anche debiti ed eventuali patrimoni.
A pesare, probabilmente, sono stati i debiti accumulati durante la crisi e l’erosione dei risparmi di famiglia, solo parzialmente recuperati negli ultimi mesi. Ma anche in questo campo si assiste ad un leggero miglioramento: infatti sale di due punti, al 46% rispetto al 44% di febbraio, la percentuale di famiglie soddisfatte. Ma siamo ancora sotto al 48% registrato lo scorso luglio ed all’inizio della rilevazione a dicembre 2013.
La percezione della qualità della qualità della vita è ancora insufficiente per il 18% dei nuclei familiari, mentre il 40% delle famiglie la considera accettabile e per il 42% è soddisfacente. Nel complesso, si può parlare di lievi segnali di miglioramento della percezione del livello di qualità del proprio contesto ambientale, anche se in media il voto delle famiglie è sempre di sufficienza scarsa: 5,8 su 10, contro il 5,7 di febbraio.
Dopo lo stop di inizio anno, le famiglie italiane recuperano un po’ di fiducia e la ripresa può ripartire”, sottolinea Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti. “Questo non vuol dire che i problemi siano stati tutti risolti, come emerge con forza dalla percezione della condizione finanziaria e dal divario Nord-Sud. Adesso dobbiamo far tesoro della disponibilità degli italiani e lavorare per consolidare i segnali positivi. Il taglio dell’Irpef ed il progetto di “Flat Tax” per le Pmi annunciati dal governo sono senz’altro la via maestra da percorrere per rafforzare la fiducia di famiglie e imprese nonché la ripresa dei consumi. Un mini-taglio fiscale, però, sarebbe inutile: dobbiamo concentrare più risorse possibili su questo fronte, evitando assolutamente di ‘scambiare’ la riduzione Irpef con un aumento dell’Iva”.


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