consumi

Pil in lenta risalita, consumi ancora fermi quest’anno e in ripresa (ma sempre con percentuali alla virgola) nel 2015. Confcommercio riunita a Cernobbio snocciola i dati economici previsti per il 2014 – per il presidente Carlo Sangalli, “sarà un anno di convalescenza” – e afferma che il Pil salirà solo dello 0,5%, mentre arriverà a più 0,9% nel 2015. I consumi quest’anno saranno fermi mentre torneranno a crescere dello 0,7% nel 2015. Il presidente  Confcommercio chiede di estendere la detassazione al “popolo delle partite Iva”.
Il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio Mariano Bella ha fotografato il quadro della situazione economica in generale: quest’anno la “crescita per l’economia italiana l’Italia sarà fiacca. Il Pil nel 2014 crescerà solo dello 0,5% per poi risalire con un +0,9% il prossimo anno. Anche se lenta si tratta comunque di una inversione di tendenza rispetto agli anni passati quando si è registrato un calo del Pil del 2,4% nel 2012 e dell’1,9% nel 2013″. Nella precedente stima, Confcommercio prevedeva una crescita del Pil dello 0,3% per quest’anno.”Se a maggio – ha aggiunto Bella – così come previsto dal Governo Renzi, saranno erogate risorse per 12 miliardi netti alle famiglie (anche tramite le imprese) il Pil potrebbe crescere di un ulteriore 0,3% portando la nostra stima per l’anno a un +0,8%. Mentre la previsione per i consumi si alzerebbe a un +1%. I consumi delle famiglie quest’anno rimarranno piatti per registrare un timido risveglio (+0,7%) nel prossimo. Praticamente lo stesso discorso per gli investimenti, che quest’anno cresceranno solamente dello 0,9% (-4,7%) per poi registrare un +1,1% nel 2015″.
Il mercato del lavoro vedrà ancora una flessione degli occupati. Fra le poche stime relativamente positive, Confcommercio parla di stabilità della pressione fiscale (al 44,1%), che poi dovrebbe scendere al 43,9% nel 2015, di un modesto recupero del reddito disponibile (+0,2% quest’anno e nel prossimo, dopo il -1,2% nel 2012) e di un’inflazione sempre sotto stretto controllo (0,8% nel 2014, 1,7% nel 2015, dopo 1,2% nel 2012).
Guardando all’analisi dei consumi negli ultimi anni, la crisi economica è evidente. Fra il 2007 e il 2013 il reddito procapite è diminuito del 13,2% e i consumi sono calati del 9,7%. Nel settore consumi, rileva Confcommercio, le  “variazioni reali” fra il 2007 e il 2013 dicono che c’è stato un calo del 23,2% nei trasporti, del 16,9% in vestiario e calzature, del 13,9% in mobili ed elettrodomestici, dell’11,7% negli alimentari, mentre la sanità ha registrato un aumento del 3,1%.
“Nonostante le prime misure annunciate dal Governo nei giorni scorsi vadano nella giusta direzione, non c’è spazio per il facile ottimismo: sarà un anno di convalescenza”, ha detto il presidente Confcommercio Sangalli, che ha parlato di “prospettive non certo favorevoli per le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti”, anche se “qualora venissero confermati tutti i provvedimenti del Governo, Pil e consumi potrebbero anche crescere significativamente”. Ma, ha sottolineato, “se la crisi ha lasciato una lezione è che dobbiamo affrontare strutturalmente il problema della bassa crescita nel nostro Paese”. Le priorità indicate da Confcommercio restano il taglio della spesa pubblica improduttiva e la riduzione del carico fiscale, “due leve che vanno azionate assieme per la crescita e l’occupazione”. Sangalli ha mostrato apprezzamento per le misure a sostegno delle famiglie meno abbienti attraverso l’incremento delle detrazioni Irpef, che daranno un po’ di ossigeno anche ai consumi. Ma Confcommercio chiede “un’altra spinta nella direzione intrapresa: estendere i benefici della detassazione al popolo delle partite Iva, ai lavoratori indipendenti e agli autonomi, che resistono sul mercato e meritano rispetto e riconoscenza per come stanno affrontando questa crisi”.
Per il Codacons, però, le previsioni di Confcommercio rischiano di essere ottimistiche. Spiega l’associazione: “È eccessivo ritenere che se il Governo Renzi erogherà le risorse promesse alle famiglie, il Pil crescerà di un ulteriore 0,3% e i consumi si alzeranno di un +1%. L’1% in più presuppone che le famiglie traslino tutti i miliardi in consumi. Purtroppo una buona fetta di questi soldi saranno, invece, destinati a pagare debiti pregressi, rate, arretrati vari, smorzando così l’effetto diretto sui consumi. Effetto che si ridurrebbe ulteriormente se il Governo avesse la malaugurata idea di riprendersi con la mano destra quello che ha promesso di dare con la sinistra, tagliando pensioni di reversibilità, di invalidità, riducendo i farmaci passati dal S.S.N.”.


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