Clima, Kyoto Club: accelerare transizione climatica in Italia e in Europa
L’Italia e i Paesi Ue dovranno puntare a un ambizioso Piano Clima ed Energia. Dodici anni. È il tempo che abbiamo a disposizione per invertire la rotta e avviare quel processo di transizione ecologica che permetterebbe all’umanità di evitare l’innalzamento delle temperature terrestri oltre il limite dei 1,5-2 °C stabilito dall’Accordo di Parigi. Il monito viene Kyoto Club che oggi, a tre anni dalla COP21, ha organizzato un convegno per fare il punto sullo stato dell’arte dell’Accordo di Parigi.
“L’Anniversario dell’Accordo di Parigi cade in un momento delicato caratterizzato da un livello record di CO2, pari a 37 miliardi di tonnellate annue, e da un indebolimento del fronte dei paesi in prima fila nelle politiche di riduzione”, è il commento di Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club.
Il rapido calo dei prezzi delle tecnologie “dirompenti”, dalle rinnovabili alla mobilità elettrica, facilitano indubbiamente il percorso di riduzione, ma per accelerare il processo di decarbonizzazione occorrono politiche chiare, radicali, lungimiranti alimentate da un movimento di cittadini.
Un settore particolarmente sensibile quando si parla di decarbonizzazione è quello dei trasporti. Dopo le proteste in Francia, il tema ha acquisito particolare centralità anche in Italia, dove è stato approvato un emendamento alla Commissione Bilancio che introduce un sistema di bonus per le auto a basse emissioni di C02 ed un malus per quelle ad elevate emissioni di gas serra, che ha il grosso limite di non incentivare la rottamazione delle auto più vecchie.
“I trasporti, con il loro 24% di emissioni di gas serra non ETS in Italia, hanno un peso decisivo per la lotta ai cambiamenti climatici e servono azioni molto decise per la decarbonizzazione che la strategia UE ha fissato a – 33% al 2030 ed emissioni zero al 2050”, afferma Anna Donati, responsabile del Gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club. “Ma se vogliamo davvero raggiungere questo obiettivo dobbiamo da subito cominciare ridurre i veicoli privati circolanti, puntare sulla crescita del trasporti collettivi e su ferro, sulla mobilità ciclistica e la pedonalità, far crescere la sharing mobility e puntare su veicoli pubblici e privati elettrici”.
Per migliorare l’impegno sul clima e attenersi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, gli organi comunitari, con l’appoggio di alcuni Paesi membri – tra cui l’Italia – hanno fissato il target al 2030 del 32% del consumo di energia finale coperto con energie rinnovabili. La strategia e gli strumenti per raggiungere tale obiettivo, dovranno essere declinati e delineati nel Piano nazionale “Clima ed energia”, che dovrà essere messo a punto dai Paesi membri Ue, Italia compresa, entro la fine del 2018 e su cui si pronuncerà, con una valutazione, la Commissione europea in base a quanto questo sia coerente con gli obiettivi al 2030 e lo stesso Accordo di Parigi.
“I miglioramenti introdotti nel decreto rinnovabili sono stati quantitativamente marginali, siamo troppo distanti dalle quantità necessarie a una prospettiva di decarbonizzazione. E, soprattutto, senza una visione chiara, spiega Giuseppe Onufrio, Direttore Greenpeace Italia. Infatti, se la linea del Governo è quella del sottosegretario Crippa, che dichiara che l’Italia debba adottare per il 2030 un obiettivo al ribasso rispetto all’Europa”, sottolinea Onufrio, “siamo in piena continuità con i governi precedenti. E, comunque, non in linea né con l’Accordo di Parigi né tantomeno con l’allarme IPCC sulla necessità di non superare 1,5°C di riscaldamento globale.”