Clima, IPCC: limitare il riscaldamento a 1,5 °C
Servono “cambiamenti rapidi, di vasta portata e senza precedenti in tutti gli aspetti della società” per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi e in questo modo garantire “una società più sostenibile ed equa”, con grandi benefici per le persone e per gli ecosistemi naturali. Secondo il documento presentato oggi dal Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) “Global Warming of 1.5°C” è necessario limitare il riscaldamento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, anziché puntare ai 2 °C previsti dall’accordo di Parigi, e serve agire al più presto.
Il rapporto valuta l’impatto legato all’aumento della temperatura media globale. Si dimostra che la differenza tra 1.5 e 2 gradi centigradi non è trascurabile e che contenere il surriscaldamento del pianeta entro questa soglia potrà ridurre in maniera significativa i danni climatici – ondate di calore, siccità, incendi boschivi, alluvioni – che altrimenti potrebbero diventare molto pericolosi e devastanti. “Il rapporto del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), presentato oggi dimostra che molte delle disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici in corso possono essere evitate se si rispetta la soglia critica di 1,5 gradi centigradi – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Si tratta di un obiettivo ambizioso che siamo, però, ancora in grado di raggiungere. Ma serve una rapida e profonda riconversione di tutti i settori dell’economia globale. Domani i ministri europei dell’ambiente si riuniranno a Bruxelles e, insieme a tante altre associazioni europee, abbiamo chiesto loro di dare concreta attuazione a questa speranza. L’Italia può e deve avere un ruolo da protagonista in Europa non solo per tradurre in realtà la promessa di Parigi, ma soprattutto per accelerare la transizione, fondata su efficienza energetica e rinnovabili, verso la decarbonizzazione dell’economia europea. Solo così sarà possibile vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale, creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle imprese italiane ed europee”.
Il rapporto dell’IPCC è commissionato dai Governi che nel 2015 hanno firmato l’accordo di Parigi e arriva alla vigilia della riunione dei ministri europei dell’ambiente, chiamati ad adottare la posizione europea per la prossima Conferenza sul clima (COP24) di Katowice, in programma il prossimo mese di dicembre.
“È evidente che servono impegni di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi di quelli sottoscritti a Parigi, ma invertire la rotta è possibile sia dal punto di vista tecnologico che economico – sottolinea ancora Zanchini – Ai ministri che si riuniranno domani, a partire da quello italiano, chiediamo per questo di accelerare la transizione verso un’Europa rinnovabile e libera da fonti fossili. Il Consiglio Ambiente deve pertanto impegnarsi ad aumentare entro il 2020 gli obiettivi europei, in linea con la traiettoria di riduzione delle emissioni compatibile con la soglia critica di 1.5°C, così da poter raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 sulla base delle possibilità e responsabilità di leadership globale dell’Europa”.
Le emissioni globali devono essere dimezzate entro il 2030, per poi essere totalmente azzerate al massimo entro il 2050. Se infatti si dovesse continuare ad emettere CO2 ai ritmi odierni, ci si attende che la temperatura del Pianeta superi il grado e mezzo di aumento già tra il 2030 e il 2052. “Il Pianeta è in fiamme. Se vogliamo evitare altri tragici incendi, altre gravi tempeste e ulteriori perdite di vite umane, dobbiamo tagliare le emissioni globali entro i prossimi dieci anni – commenta Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International – Una sfida enorme, ma che possiamo affrontare. Non agire sarebbe questione di vita o di morte per milioni di persone in tutto il mondo, in particolare per le più vulnerabili”. Per riuscire a contenere l’innalzamento delle temperature entro 1,5 gradi Celsius, il consumo globale di carbone dovrebbe essere ridotto di almeno due terzi entro il 2030 e arrivare quasi a quota zero, nella produzione elettrica, entro il 2050. Le rinnovabili dovrebbero invece salire a quota 70-85% della produzione elettrica entro il 2050, con scenari che mostrano che queste percentuali potrebbero essere addirittura più alte.