Il peggio deve ancora arrivare. Nella percezione degli italiani, per i quali l’economia va male e la situazione economica continuerà a peggiorare (la pensa così quasi la metà dei connazionali). E forse anche nello stato generale del paese, almeno se non affronta con consapevolezza un quadro generale che parla di un’Italia che arranca dal punto di vista economico e di crescenti divisioni interne. Gli italiani cercano il “capro espiatorio” e si sentono distanti da tutti quelli che sono “diversi”. Vale a dire: con valori e stili di vita diversi ma anche con idee politiche, nazionalità, religione altre dalle proprie. È un quadro desolante, quello che viene dalla ricerca «Cosa sognano gli italiani» realizzata dal Censis in collaborazione con Conad nell’ambito del progetto «Il nuovo immaginario collettivo degli italiani».

“La psicologia del peggio attanaglia le menti degli italiani”, dicono dalla ricerca, che fotografa una percezione negativa nei confronti dell’economia e della sicurezza. Gli italiani poi non si fidano di nessuno: è crollata la fiducia nelle élite (solo il 4% si fida dei partiti, il 3% dei parlamentari, l’1,5% dei banchieri). I connazionali in maggioranza sono però contrari all’uscita dalla Ue e dall’euro (66%).

Secondo il 55,4% degli italiani negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata (per il 36,9% è rimasta uguale, solo per il 7,7% è migliorata). Per il 42,3% è peggiorato anche l’ordine pubblico e il rischio di essere vittima di reati (la situazione è rimasta uguale per il 47,6%, è migliorata per il 10,1%). L’incertezza fa vedere tutto nero e così per il 48,4% la situazione economica peggiorerà ancora.

Per il 70% degli italiani nell’ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati, le cui cause sono identificate nelle difficoltà economiche e nell’insoddisfazione (50,9%), nella paura di subire reati (35,6%), e nella percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4%). “Il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza porta alla caccia del capro espiatorio – si legge in una nota del Censis – Da qui il rischio che le attuali distanze divengano incolmabili: il 20,4% degli italiani si sente distante da persone con valori diversi dai propri (sul ruolo della donna, la famiglia, ecc.), il 19,8% da persone che conducono stili di vita diversi dai propri, il 17,5% da persone con altre idee politiche, il 15,7% dalle persone di un’altra nazionalità, il 15,5% da chi è di un’altra religione”.

Facile intuire che la fiducia nella cosiddetta élite sia ai minimi termini. Si salvano solo nella fiducia dei cittadini (e neanche con grandi percentuali, da quello che emerge dalla ricerca) i grandi scienziati (40,7%), il Presidente della Repubblica (30,7%), il Papa (29,4%) e i vertici delle forze dell’ordine (25,5%). Sotto queste quattro voci c’è il baratro, considerato che ai minimi termini di fiducia ci sono i vertici dei partiti (4%), i parlamentari (3,2%), i direttori di giornali e telegiornali (3,6%), gli editorialisti e gli opinion maker (3,8%) e i più bocciati di tutti, i banchieri (1,5%).

Qualche luce arriva dal fatto che l’Italexit non è considerata la soluzione. Niente fuga dalla Ue per gli italiani, che per il 66,2% non vogliono l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira. Il 65,8% è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l’uscita dall’Unione europea. Attenzione però, perché ci sono forti scarti di opinioni nella fascia di popolazione con livello di reddito più bassi. “Tra le persone con redditi bassi sono più elevate le percentuali di chi si dice d’accordo con il ritorno alla lira (il 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti), l’uscita dall’Ue (il 31,6%, contro l’11% delle persone con redditi alti), il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei (il 39,2%, rispetto al 25,3% delle persone con redditi alti) – evidenzia il Censis –In questi casi, una Unione europea disattenta alle condizioni dei ceti meno abbienti è percepita come matrigna, da cui sarebbe meglio fuggire”.

Cosa vogliono gli italiani? Tornare a volare, dicono dal Censis, inseguire il proprio destino, aspirare al benessere. “Secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono: dare più spazio al merito e a chi è bravo, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1%), maggiore uguaglianza e una distribuzione più equa delle risorse (47,8%), più welfare e protezione sociale per dare maggiore sicurezza alle persone (34,3%), minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%). Concretamente, il 73,9% degli italiani si dice favorevole all’imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9% all’introduzione di un salario minimo per legge”.

“Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo – ha detto Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis – In gioco c’è qualcosa di molto importante. Le democrazie liberali hanno bisogno di crescita, perché si sorreggono sulla soddisfazione dei bisogni, benessere e consumi di massa, uguaglianza delle opportunità, processi di mobilità sociale per i ceti meno abbienti. Altrimenti vince il rancore, che non fa sviluppo”.


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