Case green, all'esame del Parlamento UE la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia

Case green, all'esame del Parlamento UE la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (Foto Pixabay)

Si torna a parlare delle cosiddette “case green” e della Direttiva UE sulla prestazione energetica nell’edilizia. L’efficientamento energetico è, infatti, uno degli obiettivi della presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione europea, come dichiarato dal premier svedese Ulf Kristersson nel corso della conferenza stampa con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

“La nostra priorità è rendere l’Europa più verde – ha affermato Kristersson -. Ci sono diversi dossier legislativi che sono ora in fase di negoziati al trilogo e il nostro obiettivo è arrivare a un accordo durante la presidenza. Tra questi, la direttiva sull’energia rinnovabile e la direttiva sull’efficientamento energetico“. (Ansa)

La dichiarazione ha aperto il dibattito in Italia, con Fratelli d’Italia che si è dichiarato contrario, definendo la Direttiva sulle “case green” “una patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari“, secondo quanto affermato in una nota dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. “Il gruppo – ha annunciato Foti – ha presentato una risoluzione in Parlamento per chiedere che il governo intervenga per scongiurare l’approvazione di una norma che danneggerebbe milioni di italiani proprietari di immobili“. (Ansa)

Mentre il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha chiarito – in una lettera pubblicata sul Sole 24 Ore e riportata in una nota del Ministero – che Sarà il governo italiano e nessun altro a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del nostro Paese”. Ha sottolineato anche che “non sono previsti obblighi per i proprietari: la realizzazione degli obiettivi di ristrutturazione è in capo agli Stati Membri”, che “La proposta non prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati” e che “gli Stati membri potranno stabilire criteri per esentare alcune categorie di edifici come gli immobili di valore architettonico o storico di cui l’Italia è il paese più ricco al mondo”.

Intanto, il voto alla commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre) dell’Europarlamento sulla nuova direttiva Ue per l’efficienza energetica degli edifici, inizialmente previsto per il il 24 gennaio, è stato rinviato al 9 febbraio, scrive Il Sole 24 Ore.

 

 

Case green, all'esame del Parlamento UE la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia
Foto Pixabay

 

Cosa prevede la Direttiva UE sulle “case green”?

La proposta di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, presentata dalla Commissione UE, risale al dicembre 2021.

Gli edifici sono il settore più energivoro in Europa: consumano il 40% dell’energia e generano il 36% delle emissioni di gas a effetto serra – aveva dichiarato in una nota Kadri Simson, Commissaria per l’Energia. – Ciò è dovuto al fatto che la maggior parte degli edifici nell’UE non sono efficienti sotto il profilo energetico e sono ancora alimentati per lo più da combustibili fossili. Dobbiamo agire in fretta perché oltre l’85 % degli edifici attuali sarà ancora in piedi nel 2050, anno in cui l’Europa deve essere climaticamente neutra”.

La proposta prevede, quindi, che a partire dal 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione debbano essere a zero emissioni, mentre tutti gli edifici pubblici nuovi dovranno esserlo già dal 2027: ciò significa che dovranno consumare poca energia, essere alimentati per quanto possibile da rinnovabili, non rilasciare emissioni di carbonio in loco da combustibili fossili e avere un attestato di prestazione energetica che ne indica il potenziale di riscaldamento globale basato sulle emissioni del loro intero ciclo di vita.

Per quanto riguarda le ristrutturazioni, sono proposte nuove norme minime di prestazione energetica a livello dell’UE, in base alle quali si dovrà riqualificare il 15 % del parco immobiliare meno efficiente di ciascuno Stato membro, cioè quello con attestato di prestazione energetica di classe G, per farlo rientrare almeno nella classe F, in due tappe: entro il 2027 per gli edifici non residenziali ed entro il 2030 per quelli residenziali.

Con la proposta di revisione, inoltre, l’obbligo di disporre di un attestato di prestazione energetica è esteso agli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti, agli edifici di cui si rinnova il contratto di affitto e a tutti gli edifici pubblici. Gli immobili o le unità immobiliari messi in vendita o in affitto dovranno anch’essi esserne provvisti e la classe di prestazione energetica dovrà figurare in tutti gli annunci. Entro il 2025 tutti i certificati dovranno basarsi su una scala armonizzata da A a G.

E i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici saranno pienamente integrati nei piani nazionali per l’energia e il clima in modo da poter seguire e confrontare i progressi; dovranno includere le tabelle di marcia per l’eliminazione graduale, al più tardi entro il 2040, dei combustibili fossili usati per il riscaldamento e raffrescamento.

Sono previste, però, delle esenzioni, che escludono le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ed anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. Saranno infine, gli Stati membri a “stabilire le norme sulle sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni nazionali adottate ai sensi della presente direttiva”.


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