Carne bovina infetta, venduta come pregiata: sequestri Nas in tutta Italia
Ancora uno scandalo alimentare e questa volta riguarda carne bovina infetta, e venduta come pregiata. Dall’alba di questa mattina i carabinieri del Comando per la tutela della salute stanno eseguendo 78 decreti di perquisizione e sequestro in tutta Italia nell’ambito di un’indagine, denominata ‘Lio’ e condotta dal Nas di Perugia, relativa all’illecita commercializzazione di bovini infetti, con marchi auricolari contraffatti e dichiarati falsamente di razza pregiata.
L’operazione è condotta in ben 21 province: Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L’Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo. Marchi auricolari contraffatti, false dichiarazioni di razza pregiata, elusione di controlli sanitari grazie alla complicità di medici veterinari: la grave truffa ha portato al sequestro di 4 aziende, all’abbattimento di oltre 500 capi, a 65 indagati, coinvolti a vario titolo nella vicenda.
Coldiretti fa sapere che dall’inizio della crisi è più che raddoppiato, con un aumento del 119%, il valore dei sequestri effettuati nel settore delle carni perché adulterate, contraffate o falsificate, per un totale che è salito a 112,2 milioni di euro nel 2013 con ben 1649 persone coinvolte. “Con la crisi – sottolinea la Coldiretti – aumentano i rischi di frodi e sofisticazioni a tavola in Italia che puo’ contare su un efficace sistema di controllo che ha consentito di conquistare primati in Europa e nel mondo in termini di sicurezza alimentare. Un impegno a tutela dei consumatori ma anche, in questo caso, del lavoro degli allevatori italiani impegnati a salvare dall’estinzione 145121 bovini di razze pregiate “Doc”, per i quali si è verificato un aumento record del 37% dal 2000 secondo una analisi della Coldiretti. Dopo che avevano rischiato la scomparsa, con la crisi della mucca pazza nel 2000 si è verificata una decisa inversione di tendenza verso il recupero delle razze storiche italiane e – precisa la Coldiretti – la produzione di carne di alta qualità. Con un valore superiore ai 17,2 miliardi di euro, l’allevamento italiano – conclude la Coldiretti – rappresenta poco meno del 35% del valore dell’intera produzione del settore agricolo del Paese”.
Codici attacca il silenzio del Ministero della Salute. “E’ un atteggiamento che deve assolutamente cambiare – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – In casi di questo genere i consumatori hanno tutto il diritto di essere informati in maniera tempestiva e puntuale sui rischi effettivi e potenziali. La mancanza di informazione, oltre che pericolosa per la salute, non fa altro che creare ulteriori allarmismi”. “Da cosa è infettata la carne? Quali sono i rischi per chi l’avesse consumata? Quali lotti di prodotto sono stati sequestrati? Da dove proveniva la carne? Quali gli stabilimenti dove veniva trattata e confezionata? È possibile che altri lotti infetti siano ancora in commercio? Nessuna risposta a queste importantissime domande e nessun annuncio per avvisare i consumatori, che sono drammaticamente esposti al rischio, perché ignari del pericolo”.
“Ci rivolgiamo direttamente al Ministro Beatrice Lorenzin chiedendole, oggi e in futuro, di istruire i suoi dirigenti ad informare adeguatamente i consumatori sui rischi e i pericoli a cui vanno incontro – conclude Giacomelli – In spiacevoli occasioni di questo tipo, i cittadini devono essere i primi a venire a conoscenza di informazioni vitali come la presenza di un rischio per la salute, la provenienza di prodotti sospetti, i lotti interessati e i nominativi delle aziende interessate”.
“Non se ne può più di questi veri e propri attentati alla salute dei cittadini – dichiara Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori – La sicurezza alimentare è un diritto primario e irrinunciabile, per questo da anni rivendichiamo azioni e provvedimenti tesi ad estenderne e potenziarne la tutela. Ovviamente vigileremo affinché chi è coinvolto in questa truffa venga adeguatamente punito. Ma, dal momento che le attuali pene previste per questo tipo di reati non sono evidentemente sufficienti ad arginare il fenomeno, è indispensabile inasprirle, disponendo il ritiro delle autorizzazioni per le attività interessate, nonché un adeguato periodo di detenzione. Bisogna fare di tutto per impedire a chiunque di lucrare a danno della salute dei cittadini”.