Carburanti, e-commerce e recupero crediti: le azioni dell’Antitrust
La settimana tra Natale e Capodanno non è stata una settimana di riposo per l’Antitrust: l’Autorità ha emanato diversi provvedimenti che intervengono su importanti settori dell’economia: l’e-commerce, i carburanti e il recupero crediti. Il 2012 si è quindi chiuso con vittorie significative sul piano dei diritti dei consumatori, di cui hanno fatto le spese alcune aziende scorrette. Iniziamo dal commercio elettronico. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiuso definitivamente un sito che vendeva farmaci online, infliggendo una multa di 200mila euro al suo titolare, e si è occupata nuovamente del sito di acquisti online Private Outlet, sanzionando per 240mila euro le società che gestiscono il sito.
La storia di Private Outlet risale all’inizio dello scorso anno, quando tanti consumatori hanno segnalato diversi problemi legati all’acquisto della merce: mancata consegna, non rispetto dei termini previsti durante l’acquisto, impossibilità di fare reclamo. Il sito è stato anche oscurato nel mese di marzo e poi sbloccato per consentire la gestione dei reclami da parte dei consumatori. L’Autorità ha comunque riscontrato che le società che gestiscono il sito Private Outlet Srl e Private Outlet SaS, hanno fornito ai consumatori informazioni non veritiere sui tempi di consegna dei prodotti offerti online; molti consumatori hanno lamentato consegne di merce diversa da quella ordinata o arrivate ben oltre i tempi pattuiti. Ci sono stati, inoltre, ostacoli all’esercizio di diritti contrattuali da parte dei consumatori, difficoltà di contattare i fornitori del servizio o mancata sostituzione del prodotto diverso da quello ordinato. Infine, il sito ha invitato il consumatore all’acquisto di prodotti ad un determinato prezzo, senza rivelare l’esistenza di prevedibili ragioni che avrebbero impedito la consegna degli stessi a quel prezzo. Le società infatti si riforniscono direttamente presso i produttori acquistando un numero limitato di capi: sin dall’inizio dunque sanno che potrebbero non essere in grado di fare fronte a tutte le richieste di acquisto che peraltro vengono pagate contestualmente all’invio dell’ordine. Alla luce dei comportamenti riscontrati, l’Antitrust ha sanzionato le due società per complessivi 240mila euro, diffidandole dalla prosecuzione di analoghi comportamenti.
Per quanto riguarda il sito di vendita dei farmaci online, anch’esso già stato oscurato in via cautelare a giugno scorso, oltre alla pratica commerciale scorretta, c’è in ballo la salute del consumatore. Bisogna ricordare, innanzitutto, che in Italia la vendita di farmaci su Internet è illegale, visto che la legge italiana vieta il commercio a distanza dei medicinali. Ed è molto pericolosa poiché avviene in assenza di un intermediario e senza alcun controllo sulla qualità del prodotto. Il sito in questione, poi, ha permesso la vendita di farmaci soggetti all’obbligo di prescrizione medica e la cui assunzione al di fuori del controllo medico può esporre anche a gravi rischi per la salute. L’Antitrust a giugno scorso aveva interdetto l’accesso a un sito internet, riconducibile ad Alex Broek (che è stato anche sanzionato con una multa di 200mila euro). Attraverso il sito internet oscurato il professionista consentiva ai consumatori italiani di comprare medicine sulla base del falso presupposto della liceità e completa sicurezza per la salute della compravendita online di farmaci, benché effettuata in assenza dell’intermediazione di un farmacista e, nel caso di farmaci cd. etici, senza la necessaria visita e prescrizione medica. L’intestatario del sito oscurato faceva leva anche sul particolare disagio psicologico, sociale e relazionale in cui versano i soggetti afflitti da alcune specifiche patologie, convincendoli della non necessità di un appropriato controllo medico: persone affette da disturbi psicologi, obesità o impotenza preferivano così acquistare online, ritenendo meglio garantita la loro privacy ma mettendo a serio rischio la salute.
L’istruttoria a carico del professionista è stata avviata a seguito di una segnalazione congiunta pervenuta da parte dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e dei NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri), nel quadro di una più ampia collaborazione con i Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico. Questa istruttoria e quella su Private Outlet sono le prime nel corso delle quali l’Autorità ha applicato, grazie alla collaborazione del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, la normativa che prevede la possibilità di richiedere agli Internet Service Providers di impedire l’accesso ai siti web. L’Antitrust vuol rendere l’e-commerce, diventato ormai un canale di vendita importante, sicuro e rispettoso dei diritti dei consumatori. Durante il 2012 l’Autorità è intervenuta più volte anche sul fenomeno del social shopping.
Passando ai carburanti, la storia è più o meno sempre la stessa da diverso tempo: presso i distributori delle compagnie petrolifere si registrano prezzi più alti rispetto alle pompe bianche o alla grande distribuzione. Tanto che non è difficile parlare di cartello di prezzi da parte delle grandi compagnie. Dall’indagine conoscitiva avviata a marzo scorso dall’Antitrust è emersa una differenza fino a 13 centesimi per ogni litro di carburante. L’assetto oligopolistico del settore dei carburanti è sempre più incrinato dalla presenza di oltre 2.000 pompe ‘bianche’ e 82 punti vendita collegati alla Grande Distribuzione Organizzata, protagonisti di una nuova fase concorrenziale. Ma l’Antitrust ha chiesto al legislatore ulteriori interventi normativi per rafforzare le potenzialità dei nuovi entranti, in grado di ‘rompere’ del tutto l’assetto oligopolistico del mercato dei carburanti (le pompe di benzina legate alle compagnie petrolifere sono comunque oltre 22mila).
Dall’analisi dei prezzi praticati alla pompa, tra il 2010 ed il 2011, emerge che gli impianti della GDO praticano prezzi più bassi rispetto agli operatori indipendenti (pompe bianche), oltre che ovviamente rispetto agli impianti colorati delle società petrolifere. A livello assoluto la GDO praticava prezzi da 9 a 13 centesimi di euro più bassi degli impianti colorati e da 1,5 a 5 centesimi di euro più bassi degli impianti “bianchi”. Le nuove spinte concorrenziali non hanno però lo stesso effetto sui prezzi a livello territoriale: analizzando per macrozone (Nord est, Nord ovest, Centro, Sud), a prescindere dalla tipologia di operatore, il Sud ha sempre prezzi più elevati, il Nord Est ed il Nord Ovest hanno i prezzi più bassi, il Centro ha una posizione intermedia. In particolare sia per gli impianti della GDO che per gli impianti no logo gestiti dagli indipendenti, i prezzi più bassi sono stati quelli praticati nel Nord-Est. Al Sud, invece, gli impianti no logo non praticano prezzi particolarmente diversi da quelli delle società petrolifere colorate e sono gli impianti della GDO, ancorché in numero molto esiguo, a supplire allo scarso grado di concorrenzialità delle pompe bianche gestite dagli indipendenti. Al Centro e al Nord-Ovest, invece, si riscontra un maggiore allineamento della GDO alle politiche di prezzo degli indipendenti. L’impatto differenziato a livello territoriale sui prezzi praticati dai nuovi entranti (pompe bianche e GDO) è legato a differenze strutturali.
In generale i prezzi degli impianti della GDO sono risultati più aggressivi (e difficili da replicare) quando i punti vendita espongono soltanto il marchio dell’operatore della grande distribuzione. I prezzi praticati dagli impianti della GDO in co-branding, invece, tendono ad essere meno aggressivi e per questo, nei contesti di mercato locali, i concorrenti verticalmente integrati riescono a reagire alle politiche di questa tipologia di impianti della GDO allineandosi ai loro prezzi (il differenziale medio è pari a -0,16 centesimi), mentre le pompe bianche sono in grado di praticare prezzi inferiori alla GDO, in media, di 2 centesimi di euro al litro. Il co-branding si associa quindi a politiche di prezzo meno aggressive, il che consente ai concorrenti, anche colorati, di allinearsi alle politiche commerciali degli operatori della GDO nei bacini locali dove questi ultimi risultano attivi.
L’indagine si è soffermata anche sull’utilizzo dell’indicatore delle quotazioni dei prodotti finiti Plattsquale riferimento per la determinazione dei prezzi finali dei carburanti. È emerso che non si tratta di una peculiarità del nostro paese. Una richiesta di informazioni inviate alle principali Autorità di Concorrenza nazionali degli Stati Membri UE, infatti, ha indicato che nella maggioranza dei paesi europei tale quotazione internazionale rappresenta il prezzo di riferimento, a partire dal quale si articolano tutti i prezzi praticati nei mercati all’ingrosso ed al dettaglio.
Secondo l’Antitrust, il processo di liberalizzazione (in particolare l’eliminazione di ogni tipo di barriera all’ingresso), avviato negli anni passati ha introdotto una discontinuità nell’assetto oligopolistico, ma c’è molto da fare. Ad esempio occorre sviluppare il maggior numero di operatori indipendenti efficienti, esportando il c.d. “modello Nord- Est” anche in quelle aree del Paese (tra tutte il Sud) dove attualmente gli indipendenti non rappresentano un effettivo stimolo concorrenziale; privilegiare lo sviluppo di impianti della GDO (ancora in numero troppo esiguo e praticamente assenti in alcuni contesti geografici), preferendo la modalità di vendita con il marchio proprio rispetto al modello del c.d. co-branding. Si deve poi incentivare una evoluzione più efficiente delle pompe colorate che non dispongono di infrastrutture logistiche e di raffinazione coerenti con una presenza uniforme sul territorio, ad esempio attraverso processi di regionalizzazione, svincolandole il più possibile dal ricorso alle vendite incrociate tra concorrenti; necessaria una banca dati istituzionale che raccolga e renda pubblici i prezzi praticati, a livello di singoli impianti, su tutto il territorio nazionale, per accrescere, tra i consumatori, la percezione dell’esistenza di prezzi diversificati all’interno dei propri mercati locali di riferimento.
Infine bisogna sfruttare il futuro avvio di un mercato delle logistica petrolifera e di un mercato all’ingrosso dei prodotti petroliferi liquidi per autotrazione per dare maggiore spazio allo sviluppo di pompe bianche “pure”, migliorare le condizioni di approvvigionamento degli operatori indipendenti, facilitare lo sviluppo di forti operatori attivi su base regionale o pluriregionale. L’accesso a tali mercati organizzati della logistica e del prodotto potrebbe essere certamente favorito dalla costituzione di gruppi di acquisto, tra operatori di piccole dimensioni: tali operatori potrebbero aggregarsi per accrescere la loro capacità di acquisto all’ingrosso di carburanti e di servizi di stoccaggio e trasporto degli stessi.
Il terzo, non meno importante, provvedimento dell’Antitrust ha riguardato il settore del recupero crediti, dove soprattutto negli ultimi mesi società aggressive e scorrette hanno bersagliato i consumatori: l’Antitrust ha sanzionato 4 società per pratiche commerciali scorrette, con multe per complessivi 350mila euro. Sanzioni di 100.mila euro ciascuno per Eurorec e Eurocredit che inviavano atti di citazione presso sedi di Giudici di Pace incompetenti per intimorire i consumatori. La società Agenzia Debiti, di cui Helpconsumatori si è occupata ampiamente, è stata sanzionata con una multa di 100mila euro e la B&p con una multa di 50mila euro. Si tratta di sanzioni ridotte, ma resta la gravità del comportamento scorretto di queste società, dichiarate poi fallite a novembre scorso.
Infine, una buona notizia: l’Antitrust ricorda che dal 10 novembre 2012 Apple si è adeguata alle norme del Codice del Consumo: informa e riconosce la garanzia legale di conformità, presenta correttamente il servizio di assistenza aggiuntiva app.