Biotestamento, corsa a ostacoli. Ministero Salute: “Nessuna inerzia”
Il Ministero della Salute è inadempiente sul biotestamento, denuncia l’associazione Luca Coscioni. “Per la quasi totalità dei cittadini, fare il proprio testamento biologico è ancora una corsa a ostacoli, a causa della disinformazione e dell’assenza di un registro nazionale che lo renda uno strumento efficace”, denuncia l’associazione, che ha inviato una messa in mora alla Ministra della Salute Giulia Grillo, a nove mesi dalla scadenza dei termini di legge per creare la banca dati nazionale delle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento.
È inoltre scaduto il 30 aprile il termine per trasmettere al Parlamento la relazione sull’attuazione della legge sul biotestamento. Ma il ministero della Salute non ci sta. “Nessuna inerzia da parte del ministero sul registro Dat”, dice Giulia Grillo, che spiega di essere al lavoro sul regolamento per attuare una serie di adempimenti chiesti dal ministero dell’Interno. “Io ce la sto mettendo tutta, con i miei uffici, per superare le difficoltà che continua a evidenziarmi il ministero dell’Interno”, dice in una nota la ministra della Salute.
Il tema è incandescente, insomma. La legge è stata fatta ma è ancora lontana dal garantire una concreta applicazione, perché manca il registro delle Dat e dunque non si sa quante dichiarazioni anticipate di trattamento siano state fatte dai cittadini e se quelle fatte siano utilizzabili, e come, data l’assenza del registro.
A oltre nove mesi dal termine fissato per legge, che era il 30 giugno 2018, l’associazione Luca Coscioni con una diffida ad adempiere e messa in mora contesta al Ministro della Salute “la violazione dei termini di cui all’art. 1 comma 419 della Legge 27 dicembre 2017 n. 205, per la piena attuazione della disciplina in materia di disposizioni anticipate di trattamento (Legge 22 dicembre 2017, n. 219)”. L’atto è stato firmato dai legali Giulia Crivellini e Filomena Gallo. “La violazione pregiudica il diritto dei cittadini a veder rispettate le proprie volontà nelle scelte di fine vita – ha detto Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni – analogamente a quanto testualmente previsto. L’attuazione di tale registro è essenziale, e non può ammettere ulteriori inerzie, il registro nazionale deve svolgere l’importante compito di dare attuazione ai principi costituzionali, consentendo in tal modo che le stesse siano conoscibili a livello nazionale ed evitando che abbiano conoscibilità circoscritta al luogo in cui sono state rese. Chiediamo al Ministero di emanare il decreto attuativo entro 30 giorni – continua Gallo – Nella denegata ipotesi in cui non venga dato seguito a quanto richiesto, con perdurante inerzia rispetto all’obbligo di provvedere, procederemo ad intentare ogni azione ritenuta opportuna per la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti cui è portatrice”.
Entro il 30 aprile doveva inoltre essere trasmessa al Parlamento la relazione sull’attuazione della legge sul biotestamento. Ma non è arrivata. “La grave mancanza di questo documento – denuncia l’associazione Coscioni – impedisce ai cittadini e ai parlamentari di conoscere la realtà delle disposizioni anticipate di trattamento in Italia, in particolare i numeri di testamenti biologici depositati e gli ostacoli tutt’ora presenti alla piena applicazione della legge, ostacoli in parte derivanti proprio dalle inadempienze del Ministero della Salute”.
Ma la ministra della Salute si difende: non c’è alcuna inerzia sul registro delle Dat, rivendica Grillo, che chiama in causa la “farraginosità” della legge e i rilievi chiesti dal Ministero dell’Interno. “Facciamo un po’ di chiarezza sui motivi del ritardo dell’avvio della banca dati nazionale sulle Dat (Disposizioni Anticipate di Trattamento), ritardo non causato per inerzia del ministero della Salute. Nel decreto Semplificazione – ha dichiarato la ministra della Salute Giulia Grillo – avevamo proposto infatti nuove norme che avrebbero permesso di assicurare piena efficacia alla banca dati sulla base di specifiche richieste del ministero dell’Interno. Purtroppo queste norme sono state stralciate (insieme a molte altre) dal testo definitivo perché non coerenti con il resto del decreto. Contestualmente il ministero è riuscito ad ottenere specifiche risorse, pari a 400mila euro all’anno, per avviare la realizzazione informatica della banca dati, consentendo il funzionamento a regime. Prima di noi avevano disposto un finanziamento solo per l’avvio e non per l’esercizio”. In pratica, dice la ministra, si sta lavorando per completare l’infrastruttura informatica della banca dati, mentre continuano ad arrivare rilievi dal Ministero dell’Interno. E va adeguata anche la normativa sulla privacy.
“Noi fin dai primi giorni ci siamo adoperati per sbrogliare la matassa causata da elementi di complicazione e quindi da una legge che introduce grandi principi di civiltà, ma che purtroppo contiene gravi elementi di farraginosità applicativa – prosegue Giulia Grillo – Io ce la sto mettendo tutta, con i miei uffici, per superare le difficoltà che continua a evidenziarmi il ministero dell’Interno. Ci aspettano ancora dei tempi tecnici per l’adozione del regolamento, ma voglio assicurare la mia più decisa volontà di arrivare a una soluzione efficace e condivisa su un tema così atteso e non più rinviabile. Nessun giorno in più potrà essere addebitato al ministero della Salute, che ha già definito il testo base del regolamento che dovrà passare per i pareri previsti dalla legge”.