
Benzina, nuovi aumenti: si prepara un weekend di rincari
Dopo una breve pausa si torna a parlare di prezzi dei carburanti (ovviamente in salita). C’era da aspettarselo vista la turbolenza delle quotazioni internazionali di benzina e gasolio, aumentate ben 4 volte in una settimana. A dare il via alle danze sono Eni che oggi aumenta di 1 cent un litro di benzina e di gpl e la Shell che fa salire di 1,5 cent un litro di diesel. In aumento anche le no logo. Si toccano quindi nuove punte: la benzina torna a sfiorare i 2 euro (1,968 euro/litro), il diesel a 1,833, il gpl a 0,870. Le medie nazionali si posizionano a 1,903 sulla “verde”, a 1,800 sul diesel e 0,836 per il gpl; probabilmente ci aspetta un fine settimana all’insegna dei rincari.
Questa mattina il prezzo internazionale della verde è salito a 660 euro per mille litri (+12), quello del gasolio a 686 euro per mille litri (+15). Dall’inizio di ottobre le quotazioni internazionali sono aumentate rispettivamente di 3 centesimi al litro (benzina) e 1,9 centesimi al litro (diesel).
Secondo la rilevazione di Quotidiano Energia il prezzo medio praticato della benzina (in modalità “servito”) va dall’1,890 euro/litro di Eni e Shell all’1,903 di Tamoil (no-logo fino a 1,789). Per il diesel si passa dall’1,792 euro/litro di Esso all’1,799 ancora di Tamoil (no-logo ora a 1,696). Il gpl infine è tra 0,819 euro/litro di Esso e 0,836 di TotalErg (no-logo a 0,802).
“La corsa dei prezzi dei carburanti è un problema gravissimo, con il quale gli italiani purtroppo fanno i conti da anni” – commentano Federconsumatori e Adusbef che calcolano le ricadute di questi aumenti, rispetto allo scorso anno, in più di 768 euro (di cui +420 per i costi diretti e + 348 quelli indiretti). “Ad aggravare questa situazione già drammatica, ora, contribuirà anche l’ulteriore aumento dell’IVA al 22%. Una mossa decisamente poco astuta del Governo che, in questo modo, metterà in ginocchio le famiglie e l’economia italiana”.
Le Associazioni dei consumatori sono preoccupate per le pesanti ripercussioni sui costi di beni e servizi, non solo per gli aumenti diretti, ma anche per il potente effetto moltiplicatore che il costo dei carburanti determina sull’andamento di tutti i prezzi. Vi sarà un aggravio, quindi, anche sui prezzi dei beni di prima necessità (latte fresco, pasta, frutta e verdura), ai quali è applicata l’IVA al 4%, ma che sono trasportati in larga parte su gomma. Complessivamente, l’aumento dell’IVA sui carburanti avrà ripercussioni pari a +24 euro annui per costi diretti (cioè per i pieni di carburante di ogni automobilista) e di +17 euro annui per costi indiretti (cioè per le ricadute su prezzi e tariffe), per un totale di +41 euro annui.
“Un’ulteriore batosta per i cittadini, che aiuta a comprendere l’estrema necessità di un passo indietro del Governo sull’aumento dell’IVA – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Oltre a ciò, per calmierare i costi dei carburanti, che oggi segnano nuovi intollerabili rialzi, è fondamentale decidersi ad intervenire riducendo le accise di almeno 6 centesimi, mettendo immediatamente in atto il meccanismo dell’accisa mobile ed avviando una seria riorganizzazione e modernizzazione dell’intera filiera”.
Secondo Coldiretti con gli ultimi rialzi il costo di un pieno di benzina supera la spesa media settimanale delle famiglie italiane di ben 4 euro. Una tendenza destinata a consolidarsi con l’aumento dell’IVA. “Il costo di un pieno di benzina raggiunge i 115 euro e supera la spesa media settimanale (111 euro) delle famiglie italiane per il cibo, di circa 4 euro, secondo un’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi ai consumi. Si tratta – continua la Coldiretti – dell’effetto più evidente dei cambiamenti in atto nella distribuzione della spesa degli italiani con trasporti, combustibili ed energia elettrica che hanno superato alimentari e bevande. Con le nuove quotazioni il prezzo di un litro di benzina ha abbondantemente superato quello di un litro di latte, ma anche di un chilo di pasta, di mele o insalata. In un Paese come l’Italia dove l’86% dei trasporti commerciali avviene su gomma l’aumento dei carburanti rischia di determinare peraltro un effetto valanga sul prezzo finale di vendita dei prodotti con ogni pasto che – conclude la Coldiretti – percorre infatti in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole”.
