Confermate in Cassazione le condanne per i responsabili di Green Hill, l’allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica chiuso a Montichiari (Brescia) nell’estate 2012. Le accuse, confermate dai giudici, erano di maltrattamento e uccisione di animali. I cani erano abbandonati a se stessi, in condizioni pietose, non venivano curati quando si ammalavano e morivano. Per le associazioni animaliste la decisione della Cassazione rappresenta una “vittoria storica”.

Come riporta l’Ansa, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per i vertici di Green Hill: “Sono stati confermati un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura, il veterinario Renzo Graziosi, anche lui un anno e sei mesi, e un anno per il direttore dell’allevamento Roberto Bravi. Secondo le accuse nell’allevamento si praticava “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli“. E’ ancora in corso il processo parallelo ad altri veterinari e dipendenti impiegati nella struttura.

L’allevamento era stato messo sotto sequestro nell’estate 2012, qualche mese dopo il blitz degli animalisti che avevano liberato molti cuccioli. Da quella estate era poi partita una vera e propria gara di solidarietà ad adottare i beagle liberati, circa 2400 cani, molti cuccioli, liberati dall’allevamento “lager” e affidati a famiglie che hanno deciso di prendersene cura.

La decisione della Cassazione viene accolta come un fatto storico dalle associazioni che si sono impegnate in difesa dei cani. Dice l’Enpa-Ente nazionale protezione animali, che è stata parte civile nel procedimento contro Green Hill: “Una vittoria  storica che segna finalmente un netto cambio di direzione rispetto alla terribile esperienza di Green Hill”. La presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, commenta così le sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato le condanne ai vertici dell’ex allevamento di beagle: “Restano l’amarezza e il dolore per le tante sofferenza inflitte a queste povere creature, che in molti casi non sono sopravvissute alla crudeltà dei loro aguzzini; ma oggi tiriamo anche su sospiro di sollievo perché nessuno potrà più toccare i sopravvissuti di Montichiari. Nel nostro Paese non avremo più altri Green Hill”.

Per la Lav si tratta di “una vittoria epocale e senza precedenti per noi, ma soprattutto per i 3.000 beagle che in quell’allevamento hanno sofferto le pene dell’inferno. Finalmente è finita. Ed ora abbiamo più forza per poter liberare tutti gli altri animali nei laboratori”.


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