Basta plastica, Greenpeace: il mare non è usa e getta
“Il mare non è usa e getta”. E sta soffocando, preda di una produzione di plastica non più sostenibile, quella plastica spesso usa e getta che si riversa nelle acque ed è responsabile dell’80% dell’inquinamento marino. Questa mattina la nave Rainbow Warrior di Greenpeace sta navigando con una grande bottiglia di plastica al seguito, per ribadire l’importanza di fare scelte diverse e salvare il mare. L’associazione ha lanciato una petizione in cui si rivolge direttamente al ministro dell’Ambiente.
“In media 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo”, denuncia Greenpeace, spiegando che l’Unione europea sta rivedendo le direttive sui rifiuti e che questa occasione non va persa. “Chiediamo al Ministro Galletti di schierarsi contro l’invasione della plastica, eliminando gli imballaggi usa-e-getta e adottando misure che risolvano il problema della plastica alla fonte! Non abbiamo molto tempo: il momento di cambiare è ora!”, si legge nella petizione. L’appello chiede al Ministero dell’Ambiente di garantire che la revisione delle norme UE consenta agli Stati Membri di ridurre al minimo la produzione di plastica, e di adottare tutte le misure utili a ridurre la produzione di plastica e imballaggi usa-e-getta incoraggiando le buone pratiche e l’innovazione. Per diffondere meglio il messaggio Greenpeace ha portato la nave Rainbow Warrior, impegnata nel tour “Meno plastica, più Mediterraneo”, davanti alla costa di Camogli (Genova), con mega-bottiglie e oggetti di plastica grandi quanto una barca.
Oggi a Bruxelles si svolge il trilogo, cioè il negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, per la revisione delle Direttive comunitarie sui rifiuti. Per l’occasione Greenpeace chiede una graduale eliminazione della plastica usa-e-getta, compresi gli imballaggi. Nel 2014 a livello europeo meno del 30% della plastica finita nel ciclo dei rifiuti (il 29,7%) è stato riciclato mentre il resto è finito in discarica, negli inceneritori o abbandonato nell’ambiente. Sostiene Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace Italia: “Le spiagge e i fondali marini sono invasi dalla plastica, che rappresenta circa l’80 per cento dei rifiuti in mare. Riciclare non basta, il problema va risolto alla fonte, intervenendo sulla produzione. Chiediamo al ministro Galletti di garantire la graduale eliminazione della plastica monouso. Il momento di agire è ora e ci aspettiamo che l’Italia faccia la sua parte. In particolare, è urgente applicare il principio “chi inquina paga” e garantire che i produttori e gli importatori si facciano carico dei costi di smaltimento e gestione dei rifiuti”.
Il tour della Rainbow Warrior è partito sabato da Genova e vuole raccogliere dati scientifici e testimonianze dirette sull’inquinamento da plastica che affligge i mari. I ricercatori a bordo stanno facendo prelievi e campionamenti lungo la costa italiana.
