È stata Bankitalia ad aver rilevato le criticità che connotavano Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Così Carmelo Barbagallo, Capo del Dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, nell’intervento svolto oggi alla Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario in merito alle questioni legate a Veneto Banca e a Banca Popolare di Vicenza. Per l’Unione Nazionale Consumatori i controlli però non hanno tutelato i risparmiatori.

In audizione oggi alla Commissione parlamentare di inchiesta, il Capo della Vigilanza ha ripercorso le vicende che hanno caratterizzato Veneto Banca e Popolare di Vicenza affermando che “gli amministratori hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla Vigilanza, di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste”.

“Ciò nonostante, e malgrado l’indisponibilità di poteri investigativi commisurati alla gravità dei comportamenti, – ha detto Barbagallo – è stata la Vigilanza della Banca d’Italia ad aver rilevato le criticità che connotavano le due banche: crediti erogati con modalità anomale, non di rado in conflitto di interessi; inadeguate modalità di determinazione del prezzo delle azioni; operazioni di ricapitalizzazione cosiddette “baciate”, non dedotte dal patrimonio. La Banca d’Italia ha segnalato tempestivamente le irregolarità riscontrate all’Autorità giudiziaria, con la quale l’interlocuzione è stata continua e aperta, al pari della collaborazione con la Consob”. Il responsabile Bankitalia ha dunque ribadito che “l’azione di vigilanza è stata intensa e costante”, sottolineando che fra il 2007 e il 2017 sono state fatte 9 ispezioni presso Banca Popolare di Vicenza e 7 presso Veneto Banca.

“Le criticità emerse per le due banche venete sono riconducibili, in ultima istanza, all’inadeguatezza del loro governo societario e, in tale ambito, all’autoreferenzialità del management – ha spiegato ancora Barbagallo – Queste debolezze si sono innestate su una situazione resa precaria da una recessione dell’economia assai profonda, di ampiezza mai sperimentata in tempo di pace. Prestiti erogati con leggerezza o in conflitto di interessi hanno contribuito al deterioramento della qualità del credito, dopo gli effetti della crisi, portando i due intermediari in “prossimità al dissesto”.

La spiegazione però non sembra convincere l’Unione Nazionale Consumatori, per la quale i controlli non hanno comunque portato alla tutela dei risparmiatori. Sostiene il presidente dell’associazione Massimiliano Dona: “La verità è che se, come sostiene il Dr Barbagallo, l’azione di vigilanza è stata intensa e costante e ci sono state, dal 2007 al 2017, ben 9 ispezioni presso Banca Popolare di Vicenza e 7 presso Veneto Banca, allora vuol dire che il sistema dei controlli è fallimentare, dato che i risparmiatori non sono stati tutelati. D’altronde, se gli amministratori hanno potuto ripetutamente occultare importanti informazioni alla vigilanza, come sostiene sempre Barbagallo, allora i controlli servono assai a poco oppure vengono fatti molto male. Inoltre – conclude Dona – la colpa è di non aver esercitato, in particolare dal 2012 al 2014, abbastanza pressione per fare in modo che gli accantonamenti, a fronte dei crediti deteriorati, fossero adeguati alla media del sistema”.


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