Autobus urbani, potenzialità si perdono in servizio scadente
L’abbonamento mensile costa dai 30 ai 40 euro. La puntualità latita. Il livello di pulizia delle vetture regge ma con molte differenze fra città in cui è buona e altre in cui è del tutto scarsa. L’età media del parco vetture non è certo bassa: si va dai sei anni e mezzo di Milano ai 12 anni di Palermo. È l’identikit degli autobus pubblici urbani tracciato dal Movimento Consumatori.
L’associazione è partita da una domanda: i bus pubblici funzionano? E sono in grado di rappresentare una valida alternativa all’uso dell’automobile privata? Tanto più in città ormai assediate da traffico e smog e per famiglie alle prese col caro benzina, i mezzi pubblici potrebbero diventare un’ancora di salvataggio. Certo, molto c’è da fare: la qualità del servizio è spesso ancora mediocre. I viaggiatori lamentano l’affollamento negli orari di punta, la poca puntualità che costringe a lunghe attese al freddo o sotto il sole cocente (spesso non ci sono pensiline alle fermate), la carenza di corsie preferenziali.
Il Movimento Consumatori ha monitorato il servizio degli autobus pubblici urbani in otto grandi città: tre del Nord (Torino, Milano e Venezia), due del Centro (Firenze e Roma) e tre del Sud (Napoli, Bari e Palermo). Il quadro che emerge non è confortante.
La puntualità lascia a desiderare soprattutto quando si passa dal centro cittadino alla periferia: per tempi di attesa, afferma l’associazione, “si va dai 30 minuti di Bari e di Palermo ai 2 minuti nel centro di Napoli (ma in periferia si aspettano anche 30 minuti per vedere arrivare il proprio autobus). Nel caso di Napoli, i cittadini lamentano, in maniera particolare, la differenza tra il servizio in centro e quello nelle aree periferiche dovuto alla soppressione di alcune corse. Generalmente il problema è presente anche nelle altre città, ma con tempi di attesa inferiori: nelle zone centrali gli autobus passano con maggior frequenza (ogni 5 minuti), in periferia si aspetta in media dai 15 ai 20 minuti”.
L’accesso ai disabili è presente ma spesso i viaggiatori non l’hanno mai visto in funzione; a Palermo invece il pianale è presente solo in alcune vetture, a Venezia è assente nei mezzi più vecchi (ma quelli in circolazione sono ormai pochi).
L’aria condizionata è in genere presente in tutti i mezzi più moderni. L’età media del parco bus viaggia però intorno agli otto anni: per “anzianità” spiccano Palermo (12 anni) Torino (11) e Napoli (10,5). Sul fronte sporcizia le vetture risultano abbastanza pulite dappertutto, tranne che a Napoli e a Palermo dove i passeggeri reputano il livello d’igiene scarso.
Quanto si paga? Abbonamenti e biglietti in genere permettono di usare anche metropolitana e tram. Per l’abbonamento mensile, si va dai 30 euro di Roma (ma è quasi certo che a giugno 2012 aumenterà di 10 euro) ai 40 di Napoli e di Palermo. A Bari si pagano 33 euro, a Firenze e a Venezia 35, a Torino 38. A Milano l’abbonamento costa 30 euro, ma ci si trova di fronte alla particolarità di dover fare una tessera elettronica che ha un costo di emissione di 10 euro e vale 4 anni. Il prezzo del singolo biglietto va dai 0,90 centesimi di Bari a 1,50 di Milano, Torino e Roma. Nella Capitale attualmente costa 1 euro, ma sempre da giugno 2012 dovrebbe aumentare insieme ai minuti di validità, da 75 a 100.
“Le carenze che lamentano i cittadini – afferma Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori – sono molte e rendono spesso poco piacevole servirsi dei mezzi pubblici: autobus sovraffollati su cui è impossibile salire e che costringono ad aspettare l’arrivo di un altro bus, creano disagi e ritardi per chi deve recarsi al lavoro e a scuola. Il traffico poi diventa anche per gli autobus pubblici una croce inevitabile vista l’insufficienza di corsie preferenziali”.
L’associazione chiede di dare voce ai cittadini, in rispetto della norma (art. 2, comma 461 della Finanziaria 2008) che decreta la fattiva partecipazione dei consumatori e degli utenti, attraverso le associazioni di consumatori, in materia di funzionamento e controllo della qualità dei servizi pubblici locali. “La criticità principale – spiega Miozzi – è la scarsa conoscenza da parte delle amministrazioni pubbliche locali della norma, inoltre le amministrazioni che hanno iniziato ad applicarla lo fanno in maniera blanda e in gran parte limitata alla consultazione da parte delle associazioni di consumatori. Un altro punto debole è la diffidenza a consentire alle associazioni la partecipazione al monitoraggio della qualità dei servizi pubblici locali. Dare voce ai consumatori è essenziale per offrire un servizio a misura di cittadino”.