Arbitrato della salute, Cittadinanzattiva: lavorare per ridurre la conflittualità
“Ben venga ogni forma alternativa di risoluzione delle controversie in ambito sanitario. Ma laddove c’è un diritto violato e un danno subito, è importante che la giustizia faccia il proprio corso; noi continueremo in ogni caso ad essere un punto di riferimento per i cittadini che sospettano di essere stati vittima di un presunto errore medico”. Così si esprime Cittadinanzattiva commentando la proposta di istituire un Arbitrato della salute.Si tratta di un luogo di recepimento di tutte le istanze che riguardano l’intera attività sanitaria, pubblica e privata, fornita alla cittadinanza, comprese le modalità relative al suo concreto svolgimento e le possibili controversie che possano insorgere fra il personale sanitario, le strutture ed i pazienti, relativamente a casi con responsabilità medico-sanitaria, senza alcun limite nell’entità del risarcimento.
L’idea è stata discussa nel corso della conferenza stampa al Ministero della Salute organizzata dal Gruppo Consulcesi, network legale specializzato in ambito sanitario,
Secondo i dati riportati da Consulcesi, il rapporto medico-paziente è sempre più in crisi. In Italia sono 300mila le cause giacenti nei tribunali contro i dottori e le strutture sanitarie private e pubbliche, 35mila nuove azioni legali vengono intentate ogni anno ma il 95% dei procedimenti penali per lesioni personali colpose a carico di esercenti le professioni sanitarie si conclude con un proscioglimento.
Le denunce vengono presentate principalmente al Sud e nelle Isole (44,5%); al Nord la percentuale scende al 32,2% mentre al Centro si ferma al 23,2%. Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono quella chirurgica (45,1% dei casi), la materno-infantile (13,8%) e quella medica (12,1%).
Per quanto riguarda i costi necessari ad intraprendere queste azioni legali, partendo da una richiesta risarcitoria media di 100mila euro, per una causa civile servono 50.128 euro, se si tratta di penale, invece, sono necessari 36.901 euro. In entrambi i casi, le cifre sono da intendersi per ciascuna delle parti coinvolte nel procedimento.
Numeri che non lasciano indifferente la categoria: sempre secondo la Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato; il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo.
“La sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività, come espressamente riferisce l’art.1 della legge 24/2017 (cd Legge Gelli)”, ha dichiarato Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva.
“Prima di arrivare ai contenziosi, bisogna lavorare per ridurre la conflittualità: è l’obiettivo che ci siamo dati con la campagna “Cura di coppia” per rafforzare diritti e doveri reciproci di medici e pazienti e rinsaldare il rapporto di fiducia. E soprattutto bisogna puntare sulla prevenzione, investendo per ridurre gli eventi avversi e applicando modelli di gestione del rischio già utilizzati con successo in alcune strutture sanitarie, nell’ottica di “imparare dall’errore”, strategia che abbiamo da sempre sostenuto”.