ambiente

Un appello per chiedere “una decisa azione istituzionale per realizzare il green deal, il cambiamento verde necessario e utile ad affrontare la crisi e a garantire un futuro al nostro paese”, e allo stesso tempo per salvare il Ministero dell’Ambiente da una “cura da cavallo” che ha visto negli ultimi anni un taglio continuo di risorse, fino a compromettere la stessa operatività del Ministero: questa l’azione lanciata da oltre 140 Organizzazioni Non Governative e federazioni di ONG, tra cui le maggiori associazioni culturali e ambientaliste, i sindacati confederali CGIL-CISL e UIL e le organizzazioni produttive.
Nell’appello “Il Governo sia all’altezza della sfida del green deal – La cura da cavallo sta uccidendo il Ministero dell’Ambiente”, il mondo associativo e i sindacati confederali chiedono una chiara inversione di tendenza per salvare il Ministero dell’Ambiente: “Se il Governo non ha intenzione di dare un chiaro segnale in tal senso, nel momento in cui si sta definendo il Bilancio di previsione 2014, diciamo provocatoriamente che sarebbe meglio non prolungare ipocritamente l’agonia di questo dicastero”. Negli ultimi quattro anni, infatti, il Ministero dell’ambiente ha visto le sue risorse ridotte dei 2/3 (dal 1,2 mld di euro del 2009 ai 468 mln di euro attuali) compromettendone oramai tutta l’operatività.
Le associazioni ambientaliste, promotrici dell’appello, stanno sollecitando il Parlamento a farsi carico di questa grave situazione, incontrando i capigruppo di Camera e Senato delle diverse forze politiche e chiederanno un’audizione con le Commissioni parlamentari competenti Finanze e Bilancio.
“In questi anni – si legge nell’appello – il Ministero dell’ambiente è stato il più colpito da tagli della spending review e ridotto, nella sostanza, ad un ministero senza portafoglio, di cui non viene garantita l’operatività e la necessaria e rigorosa professionalità: nel 2009 il bilancio del ministero ammontava a 1,649 miliardi di euro, nel 2010 era di 1,265 miliardi di euro ed oggi, nel 2013, è sceso a 468 milioni di euro, 306 dei quali destinati alle spese correnti che garantiscono l’attività ordinaria del Ministero; nessun dipendente del Ministero è sinora stato assunto per concorso, il personale è composto da funzionari trasferiti da altre amministrazioni e il rapporto (1:1) tra personale dipendente e precario è tra i più alti tra quelli dei dicasteri.”
Il risultato è che il Ministero rischia di scomparire per mancanza di risorse: “L’ulteriore riduzione delle capacità di prevenzione, d’intervento e di controllo del Ministero può avere conseguenze molto gravi per la nostra sicurezza, per la salute di noi tutti/e e per la tutela della natura, incidendo sulla nostra qualità della vita e sul nostro futuro.  Riparare i danni ambientali ci costa molto più che prevenirli: il nostro Paese è tra quelli che colleziona più multe ambientali per infrazioni delle normative e delle regole europee, mentre la magistratura deve intervenire sempre più spesso sui disastri ambientali.” Per questo la società civile chiede “scelte lungimiranti” che spostino le risorse sugli interventi necessari alla tutela dell’ambiente, della salute e del territorio.


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