Dove c’è un anziano malato cronico interviene la famiglia. È solo il nucleo familiare a farsi carico della cura e dell’assistenza, in un contesto di difficoltà che finisce per portare a licenziamenti o a mancati rinnovi del rapporto del lavoro. I guai, si passi il termine, sono anche economici, perché è la famiglia che fronteggia il costo legato alla cura dell’anziano malato: la spesa media annuale, solo per fare un esempio, è di quasi 8500 euro se si ricorre a una “badante”. La denuncia è del Rapporto sulle politiche della criticità di Cittadinanzattiva.
Presentato oggi, il rapporto è redatto dal CnAMC (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici) di Cittadinanzattiva, sulla base dei dati che arrivano da 28 associazioni nazionali rappresentative di cittadini affetti da patologie croniche. Quando ci sono in casa anziani malati cronici, il peso ricade tutto sulle spalle delle famiglie. Non a caso il rapporto si chiama “ “Emergenza famiglie: l’insostenibile leggerezza del Welfare”.
In oltre la metà dei casi (56%) l’assistenza e la cura dell’anziano malato cronico viene fatta da una sola famiglia, che vi dedica oltre 5 ore al giorno. Con conseguenze pesantissime, se si considera che in circa il 93% dei casi questo non permette ai componenti delle famiglie di conciliare l’orario lavorativo con le esigenze di assistenza, al punto che oltre la metà (53,6%) segnala licenziamenti e mancati rinnovi o interruzioni del rapporto di lavoro.
Oltre a questo, ci sono i costi privati a carico della famiglia. Sono spese consistenti. Basti pensare che in media le famiglie spendono in un anno circa 8.500 euro per il supporto assistenziale integrativo alla persona (badante); servono 3700 euro per visite specialistiche o attività riabilitative a domicilio, oltre mille euro per esami diagnostici realizzati in privato o in intramoenia, 1127 euro per l’acquisto di farmaci necessari ma non rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale e altri 1297 euro per l’acquisto di parafarmaci necessari – integratori alimentari, pomate, dermocosmetici. Se si ricorre a una struttura residenziale o semiresidenziale, il costo della retta in media è di quasi 14 mila euro l’anno.
I costi non sono solo economici, ovviamente. Fuori dall’ospedale, il rapporto di Cittadinanzattiva denuncia il “vuoto dell’assistenza territoriale”: dopo le dimissioni, in un terzo dei casi la famiglia si occupa di tutto senza aver ricevuto alcun orientamento, mentre nel 76% dei casi non viene attivata l’assistenza domiciliare. Oltre il 65% denuncia difficoltà ad attivare l’assistenza domiciliare integrata e quasi nessuno è soddisfatto dell’assistenza che riceve a casa, ritenuta inadeguata nel 73% dei casi. Per il ricovero in una strutturale residenziale o semiresidenziale, ci sono tempi di attesa lunghi: il 39% afferma che si aspetta dai 3 ai 6 mesi e il 13% dichiara attese superiori ai 6 mesi.
C’è poi il problema – che ricorre in ogni analisi e studio sulla salute e sull’accesso alla cure – delle differenze territoriali e regionali. Basti pensare alla disponibilità di posti letto per le strutture residenziali e semiresidenziali: si passa dagli 897 posti letto per 100.000 abitanti della Provincia Autonoma di Trento ai 59 posti letto della Sicilia (dati del Ministero della Salute 2009). Oltre al fatto che il 79% delle associazioni interpellate dalla ricerca considera mediocre l’assistenza ricevuta, spicca un altro dato allarmante: un po’ meno della metà delle associazioni (43,5%) denuncia la presenza di forme di maltrattamento, in una serie di casistiche molto ampie. Le associazioni parlano di abbandono del paziente (70%), trascuratezza dell’igiene (70%), forme di aggressività (60%), presenza di piaghe da decubito (60%), malnutrizione (40%), disidratazione (30%) e, nel 10% dei casi, perfino di contenzione.
Il quadro tracciato comprende ritardi per gli interventi chirurgici – il 30% dichiara attese da tre mesi a un anno, il 40% attese di almeno due mesi – ed eccessiva difficoltà per l’immissione in commercio e l’accesso a determinati farmaci. In particolare, il 55,2% delle associazioni denuncia tempi eccessivamente lunghi per l’immissione in commercio e la rimborsabilità di alcuni farmaci a livello nazionale e particolari difficoltà di accesso vengono segnalate dal 61,5% delle associazioni relativamente alle terapie innovative.
C’è poi da segnalare l’odissea per accedere all’invalidità civile, attraverso iter ancora complessi e  lunghi, e la sottovalutazione di due aspetti nella cura degli anziani: il disagio psicologico, ancora poco considerato, e la sottovalutazione da parte dei medici del dolore cronico.
Un quadro desolante. Denuncia Tonino Aceti, responsabile nazionale del CnAMC di Cittadinanzattiva:  “E’ inaccettabile e ai limiti della costituzionalità: lo Stato si sta tirando indietro rispetto alle responsabilità in materia di assistenza sanitaria e sociale, e il peso di tutto ciò, ormai insostenibile, è scaricato completamente sulle spalle e sulle tasche delle famiglie. Lo confermano i 6,8 miliardi di euro di tagli lineari al Fondo Sanitario Nazionale previsti per gli anni 2012-2015 con la Spending Review, ai quali vanno a sommarsi circa 8 miliardi delle ultime manovre di Tremonti, sino ad arrivare ad un totale di oltre 20 miliardi di euro, senza considerare l’annuncio dell’ulteriore miliardo e 600 milioni di euro tra 2013 e 2014: nel prossimo futuro tutte le Regioni, anche le più virtuose, saranno costrette ad avviare Piani di rientro dal deficit sanitario”. I tempi sono cupi e le famiglie che assistono malati cronici sono spesso lasciate sole.


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2 thoughts on “Anziani malati cronici, Cittadinanzattiva: se ne occupano solo le famiglie

  1. b.sera. c’è un errorea bo le rette nelle case di riposo x invalidi molto gravi viaggiano sui 3600 €/mese ed oltre, altro che 14.000 l’anno!
    qualcuno deve pagare la differenza tra pensioni e rette!
    io ci sono già passata molti anni fa e non ho avuto ne aiuti di supporti ne soldi da nessuno, anzi, la burocrazia comunale statale e sanitaria ha fatto di tutto x complicarmi la vita fin dopo la morte dei ns cari.
    inoltre…. non dimenticate che molti di noi fra qualche anno saranno senza figli e ci sarà un ENORME bisogno di soldi, che non si sa se qualcuno sarà in grado di pagare. ed allora?????

  2. Gentile lettore, ho curato la redazione del Rapporto e le rispondo in merito al dubbio espresso sulle rette. Si tratta di un valore medio annuale (che quindi risente di un valore minimo) riguardante le strutture residenziali e semiresidenziali di tutta Italia (quindi il valore cambia da Regione a Regione, raggiungendo anche gli estremi da lei indicati). Comprendiamo appieno i suoi malumori, essendo poi quanto abbiamo cercato di far emergere con la realizzazione del Rapporto, il cui titolo, non a caso è “Emergenza famiglie: l’insostenibile leggerezza del welfare”. Visto il suo interesse, la invito a leggere tutti i dati del Rapporto che può scaricare al seguente link: http://www.cittadinanzattiva.it/form/salute/cnamc/rapporto.html

Parliamone ;-)

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