TopNews. Agenda 2030, Asvis: l’Italia non è sostenibile
L’Italia non è sostenibile. L’attenzione della società verso lo sviluppo sostenibile sta crescendo ma non è accompagnata da una politica efficace che permetta di migliorare su tutti gli obiettivi di sostenibilità individuati da qui al 2030 dalle Nazioni Unite: sconfiggere la povertà e la fame, garantire salute, benessere, istruzione di qualità, parità di genere, acqua ed energia pulita, ridurre le disuguaglianze e lottare contro il cambiamento climatico.
“Ciò che continua a mancare è una visione integrata delle politiche per costruire, in modo esplicito, un futuro dell’Italia equo e sostenibile”. Così Enrico Giovannini, portavoce del’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), l’Alleanza che oggi alla Camera dei deputati ha presentato il Rapporto 2018 “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Il documento analizza il percorso dell’Italia nell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta da 193 Paesi il 25 settembre 2015. L’Agenda prevede 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere da qui al 2030. E l’Italia, e con essa l’Europa, è ancora indietro. Peggiorano povertà, disuguaglianze e qualità dell’ambiente.
“Per il terzo anno – scrive il presidente dell’Alleanza Pierluigi Stefanini nell’introduzione allo studio – l’ASviS mostra, sulla base di solidi dati statistici, la distanza dell’Italia rispetto ai 17 ambiziosi Obiettivi di sviluppo sostenibile e ai 169 Target che li rendono estremamente concreti per la vita della popolazione, ma anche i passi compiuti negli ultimi dodici mesi in termini di interventi legislativi e amministrativi”. Sostiene Stefanini: “Il messaggio chiave che emerge dal Rapporto è, allo stesso tempo, di preoccupazione e speranza. Preoccupazione per i ritardi accumulati dalla politica in questi tre anni nella scelta a favore dello sviluppo sostenibile come prospettiva comune e capace di affrontare in modo integrato i tanti problemi del Paese. Speranza perché tanti soggetti economici e sociali, oltre che tantissimi individui, hanno compiuto una tale transizione, cambiando i modelli di business, di produzione, di consumo, di comportamento, con evidenti benefici, anche economici”.
Non ci siamo ancora, né a livello mondiale ed europeo – basti pensare che in Europa ancora un quarto della popolazione è a rischio di povertà e di esclusione sociale – né a livello italiano, dove si fa qualche passo avanti ma si fanno anche passi indietro. Dice Giovannini che “accanto a significativi avanzamenti, ad esempio sul piano degli investimenti nelle energie rinnovabili o della lotta all’uso indiscriminato della plastica, si osservano preoccupanti inversioni di tendenza su temi come la fame e l’insicurezza alimentare, le disuguaglianze, la qualità degli ecosistemi, per non parlare dei danni crescenti dovuti ai cambiamenti climatici e dell’aumento dei flussi migratori dovuti agli eventi atmosferici estremi causati da questi ultimi e dai tanti conflitti in atto in molte aree del mondo”.
Gli indicatori elaborati dall’Asvis sia a livello nazionale sia per le regioni confermano, scrive Giovannini nel sommario esecutivo del Rapporto, “la condizione di non sostenibilità del nostro Paese da tutti i punti di vista, economico, sociale, ambientale e istituzionale”. Nel dettaglio, “l’Italia mostra segni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale. Per cinque aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente: povertà, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città ed ecosistema terrestre, mentre per le restanti quattro (acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari e qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata.”
Una situazione davanti alla quale l’Asvis ribadisce la necessità di avviare il dibattito parlamentare per introdurre lo sviluppo sostenibile fra i principi fondamentali della Costituzione, di dare attuazione alla Direttiva firmata il 16 marzo scorso dal Presidente del Consiglio e costituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la “Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile” e di accompagnare la prossima Legge di Bilancio con un rapporto sull’impatto che questa produce sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) entrati nella programmazione finanziaria.
@sabrybergamini
Notizia pubblicata il 04/10/2018 ore 17.22
La cosiddetta parità di genere, alias ideologia gender, con lo sviluppo sostenibile c’entra come i cavoli a merenda.
Abbiamo mandato a casa Renzi e tutto il PD che la sosteneva, e non vogliamo farcela imporre di nuovo.