La sicurezza alimentare ha un nuovo nemico: si chiama Acrilammide ed è una sostanza cancerogena che si forma durante la cottura nei cibi ricchi di amido e zuccheri. In realtà, la sua esistenza è nota da tempo ma da qualche anno a questa parte diversi studi stanno cercando di far luce sul grado di pericolosità per l’organismo, alzando il livello di guardia. Il vecchio adagio “O cotta o cruda, il fuoco l’ha veduta”, spesso utilizzato per giustificare piccoli o grandi insuccessi in cucina, non sembra infatti avere valore scientifico. Vi è una sostanziale differenza tra un alimento crudo, bruciato, rosolato o cotto a puntino. Molte infatti sono le sostanze che si sprigionano nel processo di cottura degli alimenti e, ad alcune di esse converrebbe fare attenzione, tra cui appunto l’Acrilammide.

Altroconsumo ha analizzato 69 campioni di alimenti industriali venduti in Italia ha rilevato che in tre prodotti (un omogeneizzato e due patatine in busta) i valori definiti nel Regolamento europeo sull’acrilammide negli alimenti sono al di sopra di quelli previsti . Altri sei prodotti si attestano sulla soglia massima indicata dall’UE, mentre tutti gli altri rispettano le norme. Alcuni prodotti risultano addirittura privi di acrilammide, dando così prova che immettere sul mercato alimenti senza la sostanza pericolosa sia una strada percorribile dall’industria (Il dettaglio dei risultati è visibile su www.altroconsumo.it).

Altroconsumo, in sinergia con gli altri Paesi del network Euroconsumers in Europa, vuole sensibilizzare sia il mondo della produzione industriale che la Commissione europea a fare meglio rispetto all’acrilammide.

Dieci Paesi europei hanno analizzato oltre 500 tra prodotti per l’infanzia, chips, biscotti, crackers, patatine fritte. Tra gli esiti critici da segnalare livelli di sostanza alti anche nelle chips di verdure, fino a 1.000 mcg/kg, quasi il doppio del valore medio delle chips di patata.

Nel 2018 è entrato in vigore il Regolamento UE che ha avuto effetti positivi, se si confronta l’attuale situazione con le analisi di Altroconsumo del 2014, anno delle ultime indagini in laboratorio in questo ambito. Ma è possibile fare meglio, come dimostrano i risultati di alcuni prodotti segnalati nelle tabelle dove l’acrilammide è assente.

Per questo motivo con il BEUC, Altroconsumo e le altre Organizzazioni di consumatori in Europa chiederanno in una lettera formale alla Commissione UE di rivedere le attuali soglie minime per la sostanza cancerogena, abbassandole ai migliori risultati possibili, come indicato dall’esito del test internazionale.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)