Focus sulle tariffe dell’acqua da parte di Federconsumatori, che ha analizzato le tariffe del servizio idrico integrato e l’applicazione della Carta dei Servizi: ancora una volta, fra i dati che emergono dall’indagine – realizzata dal CREEF Centro ricerche economiche educazione e formazione dell’associazione – c’è l’estrema differenziazione delle tariffe e dei tempi del servizio (dall’allacciamento ai reclami) fra le diverse province analizzate. In media, nel 2013 una famiglia di tre persone ha speso per la tariffa dell’acqua circa 240 euro, con un aumento del 6,3% rispetto al 2012.
L’indagine del CREEF ha monitorato 112 città capoluogo di provincia (su 113) evidenziando che per una famiglia di 3 persone, per un consumo annuo pari a 150 metri cubi, la spesa media ammonta nel 2013 a 241 euro annui. Ciò significa che il servizio idrico integrato costa mediamente 1,60 euro per metro cubo di acqua misurata. Ma come è composta questa cifra? Come si legge nell’indagine, “mediamente la quota fissa rappresenta il 9% della bolletta per un costo medio di 21,9 euro; il costo del servizio acquedotto rappresenta mediamente il 41% del totale per un costo medio di 98,8 euro; il costo del servizio di fognatura mediamente pari al 13 % del totale per un importo medio di 30,99 euro e la depurazione è mediamente pari al 28% del totale per un importo medio di 67,1 euro. Si applica poi l’IVA al 10% pari a 21 euro”.
Negli ultimi due anni l’aumento medio delle tariffe è stato pari al 6,3% per un importo medio di 15 euro. Fra gli aumenti 2013 riconosciuti fino ad ora dall’Autorità per l’energia, il gas e il sistema idrico (su 61 città) quello più elevato si registra a Lecco (+13,4%), quello più contenuto a Monza (+0,2%). Se si allarga il confronto con la bolletta del 2000, l’aumento risulta del +67%, mentre l’indice dei prezzi è stato del +30%. “L’aumento medio della bolletta nell’ultimo decennio è stato il doppio rispetto alla crescita dell’inflazione”, afferma Federconsumatori.
Non manca la classifica delle città più care e meno care. A livello di macroarea, la bolletta più elevata è al centro Italia, seguita dal Nord Est, poi da Sud e isole e infine dal Nord Ovest. Le città più care si trovano in Toscana: si tratta di Pisa (381 euro), Siena e Grosseto (379 euro). Seguono Enna (369 euro), Prato, Pistoia e Firenze (365 euro), Livorno (362 euro), Urbino e Pesaro (359 euro). Le città meno care, invece, sono Isernia (86 euro), Milano (88 euro), Cosenza (110 euro), Campobasso (126 euro), Monza (128 euro), Alessandria (129 euro), Varese (132 euro), Imperia (133 euro), Catania e Como (138 euro).
L’indagine ha dato spazio all’analisi degli standard contenuti nella Carta dei Servizi. Qui emergono forti differenze da città a città. Ad esempio il tempo massimo previsto per l’esecuzione dell’allacciamento è pari a 126 giorni per le città della Puglia (Bari, Brindisi, Lecce, Foggia e Taranto); il tempo minore previsto per questo standard è di 2 giorni a Benevento, e la media si attesta a 36 giorni. Il  “tempo di attivazione massimo della fornitura” varia da un giorno (a Benevento) a 60 giorni (a Cosenza), con una media nazionale di 9 giorni. Nel 92% dei casi è prevista un’indennità se non viene rispettata la tempistica di attivazione della fornitura. I tempi di rettifica di fatturazione vanno dai 2 giorni di Padova ai 252 giorni previsti nelle Carte in vigore nelle città pugliesi (Bari, Brindisi, Lecce, Foggia e Taranto) dove il tempo massimo è pari a 180 giorni lavorativi, pari a 252 giorni di calendario. Il tempo medio per la rettifica della fatturazione è di 53 giorni.
Forti differenze si verificano anche nella risposta ai reclami scritti (senza sopralluogo): dal giorno stesso di Alessandria ai 63 giorni di Belluno. Ancora: sono 91 le città analizzate dove vengono applicati rimborsi per mancato rispetto degli standard previsti: il valore medio è di 30 euro. Nel 72% dei casi i rimborsi sono solo su richiesta, nel 17% i rimborsi sono solo automatici, mentre nel 11% delle città vi sono entrambi i casi. L’entità dei rimborsi (indennizzi) per inadempimenti contrattuali ammonta dal minimo a 2 euro per l’acquedotto lucano, a 50-500 euro per metropolitana milanese.
I reclami più diffusi riguardano gli inadempimenti contrattuali (23%) il mancato rispetto degli “standard” di servizio (22%) ed errori di fatturazione (21%). Afferma Federconsumatori: “Le grandi disomogeneità degli standard applicati nelle carte dei servizi richiede da parte dell’AEEGSI la definizione di standard omogenei da raggiungere anche per tappe attraverso il forte coinvolgimento dei consumatori”.


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