Accordo di Parigi: via libera del Senato, l’Italia dia un segnale forte
Via libera del Senato alla ratifica dell’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015. Il provvedimento è stato approvato in via definitiva all’unanimità, con una sola astensione. Entrerà in vigore il prossimo 4 novembre, in tempo per l’apertura della Conferenza sul Clima (COP22), che si terrà a Marrakech dal 7 al 18 novembre. È una svolta storica nella lotta ai cambiamenti climatici, dovuta soprattutto all’accelerazione impressa da Cina e Stati Uniti con l’annuncio congiunto della ratifica dell’Accordo al G20 dello scorso settembre.
Un momento importante, in quanto per la prima volta Cina e Stati Uniti, le due principali economie responsabili dell’attuale crisi climatica, che insieme rappresentano il 38% delle emissioni carboniche totali, prendono la leadership dell’azione climatica globale, impegnandosi ad agire subito senza attendere il 2020, come concordato lo scorso dicembre a Parigi. Mentre l’Europa ha dato il suo consenso alla ratifica lo scorso 4 ottobre.
L’agenda della COP22 si concentrerà quindi sull’azione climatica globale necessaria per dare avvio all’Accordo. A partire dalla definizione delle modalità di revisione, prevista dall’Accordo per il 2018, dei primi impegni sottoscritti a Parigi, che risultano inadeguati a centrare l’obiettivo ambizioso di contenere entro la fine del secolo l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia critica di 2°C e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1.5°C, al fine di contenere i rischi per le comunità vulnerabili dei Paesi poveri. Un obiettivo che implicherebbe zero emissioni entro il 2050.
L’Europa deve pertanto arrivare a Marrakech con un piano per l’aumento dell’attuale impegno di riduzione delle emissioni al 2030, in modo da poter giocare concretamente un ruolo di leadership nel processo di revisione previsto per il 2018. L’Unione Europea, secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi, deve ridurre le sue emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile. Secondo il Rapporto di Ecofys per il Parlamento Europeo, solo con il raggiungimento congiunto degli obiettivi del 30% di rinnovabili e del 40% di efficienza energetica si realizzerebbe una riduzione delle emissioni climalteranti del 54%.
E, secondo Legambiente, in Europa ci sono tutte le condizioni per poterlo fare, dato che presenta già un trend di riduzione delle emissioni del 30% al 2020. Anche perché, ricorda Legambiente, “è ormai provato che l’azione climatica fa bene alla nostra economia. Nel periodo 1990-2014 si è registrato un forte disaccoppiamento tra riduzione delle emissioni ed aumento del PIL. Mentre le emissioni sono diminuite del 24.4%, il PIL europeo è invece aumentato del 47%”.
“Non è più il tempo del rinvio. Serve subito un forte segnale dall’Europa. A partire da Marrakech, dove deve riconquistarsi con i fatti la storica leadership ormai in declino”, ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni. “L’Italia abbia il coraggio di dare un segnale forte e di cambiamento dimostrando di essere in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Al Governo chiediamo di dotarsi di una nuova Strategia Energetica Nazionale che abbia al centro la conversione verso una economia low carbon con scadenze e impegni precisi”.
E sulla ratifica dell’Accordo interviene anche Greenpeace. “Meglio tardi che mai. Dopo la ratifica dell’Accordo di Parigi, bisognerebbe rivedere gli impegni volontari sia in sede europea che nazionale” commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Il governo Renzi dovrebbe smettere di porre ostacoli e impedimenti alle rinnovabili; occorre rilanciare le politiche di efficienza e intervenire seriamente sul settore della mobilità e dei trasporti. La mobilità del futuro è elettrica, insistere sul gas come si sta facendo è miope e di retroguardia”.
