“Migliorare il livello di cultura finanziaria dei consumatori è una priorità – non solo per favorire la crescita civile ed economica”. L’educazione finanziaria non è materia da addetti ai lavori ma “è diventata una competenza di base, racchiusa nel più ampio concetto di cittadinanza economica e cultura del risparmio, al pari dall’educazione alimentare e dell’educazione civica”. Allo stesso tempo, l’Italia sconta ancora grosse lacune che vanno colmate, sia nella popolazione adulta che fra gli studenti. È quanto si legge nell’audizione del direttore generale dell’Associazione bancaria italiana Giovanni Sabatini sul ddl relativo alle norme per l’educazione alla cittadinanza economica, che si è svolta oggi in Senato.
educazione finanziariaE’ ampiamente riconosciuto come una più elevata educazione finanziaria incida sui sistemi economici, determinandone maggiore efficienza, competitività e innovazione – ha detto Sabatini – Parallelamente, all’ampliarsi dell’offerta di prodotti e servizi finanziari, per gli stessi consumatori l’educazione finanziaria diventa ormai una competenza imprescindibile. In questo contesto, è necessario accrescere sempre più la capacità dei cittadini di orientarsi nella “gestione” del proprio denaro, giungendo ad effettuare scelte pienamente consapevoli”. Se migliorare la cultura finanziaria dei cittadini e dei consumatori è prioritario, questo vale ancor più in Italia: classifiche e studi di tipo diverso collocano infatti il paese in posizione molto bassa in tema di cultura finanziaria dei cittadini.
L’Abi ricorda che “il World Competitiveness Index colloca l’Italia al 44° posto per diffusione dell’educazione finanziaria e ultimo tra i Paesi del G8; l’analisi Standard & Poor’s Global FinLit Survey dà un quadro del livello di diffusione dell’educazione finanziaria che, solo nei Paesi del G7, varia da una percentuale del 68% del Canada al 37% dell’Italia. L’IGCF (Indice globale di competenza finanziaria) elaborato da un team interaccademico composto da docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e dell’Invalsi, colloca il livello medio di competenza finanziaria degli italiani tra il 5 e il 6, su una scala da 0 a 10”. Non vanno meglio i dati relativi agli studenti: “l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi”, ricorda l’Abi, tocca infatti “livelli significativi”.
Conclusione? “L’industria bancaria italiana ritiene che le azioni sin qui intraprese costituiscano un primo passo per avviare una seria politica nazionale per l’educazione finanziaria, in particolare per le fasce più giovani della popolazione – dice Sabatini – Tuttavia anche verso i cittadini adulti, segmento più frammentato ed eterogeno, è indispensabile un’azione congiunta tra tutti i soggetti impegnati nella diffusione dell’educazione finanziaria, affinché le energie profuse in questo ambito possano essere incanalate in una direzione unitaria e alimentare un processo sistematico e continuativo”.

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