L’84% dei rifiuti “spiaggiati” in Europa è costituito da plastiche, mentre il resto dei rifiuti, non è quindi più del 16%. Il marine litter non danneggia solo l’ambiente, ma anche l’economia: il costo per la pulizia delle spiagge è stato stimato in Europa in 630 milioni di euro l’anno, mentre i danni per il settore della pesca sarebbero di circa 60 milioni. Il mare Mediterraneo, una delle aree più ricche di biodiversità al mondo, è tra le sei zone di maggior accumulo di rifiuti galleggianti del Pianeta con evidenti rischi per l’ambiente, la salute e l’economia.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio oceani e sull’importanza di scegliere un contenitore sostenibile, la community europea Friends of Glass ha lanciato la campagna Endless Ocean, sostenuta in Italia da Assovetro (l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro), che ha stretto su questo tema un’alleanza con Legambiente per il progetto di volontariato velico, Vele Spiegate, partito ieri dall’isola d’ Elba e dal parco del Cilento.

Grazie alla prima edizione di Vele Spiegate è stata realizzata lo scorso anno la più grande opera di pulizia delle spiagge dell’Arcipelago toscano che ha consentito di rimuovere dagli arenili oltre 700 chili di rifiuti e monitorare 22 spiagge, dove è stata una media di 258 rifiuti ogni 25 metri di spiaggia: a farla da padrona tra i rifiuti più trovati c’è la plastica, con una percentuale del 72%.

Secondo l’ultimo rapporto Beach Litter di Legambiente, solo sulle spiagge italiane il 31% dei rifiuti censiti è stato creato per essere gettato immediatamente o poco dopo il suo utilizzo. Non solo plastica, parliamo di imballaggi di alimenti, carte dei dolciumi, bastoncini per la pulizia delle orecchie, assorbenti igienici, barattoli e latte alimentari, mozziconi di sigaretta. In particolare i rifiuti plastici usa e getta sono stati rinvenuti nel 95% delle spiagge monitorate, a dimostrazione della gravità del problema. Ma problema più grande è che questi rifiuti non scompaiono, ma anzi restano nell’ambiente, si degradano e si frammentano in pezzi sempre più piccoli: microplastiche che hanno una via facilitata per entrare nella catena alimentare e contaminarla.

La “soluzione vetro” appare così l’unica a prova di sostenibilità sul fronte del mare: il vetro è costituito da sostanze naturali come sabbia, carbonato di calcio, vetro riciclato; è riciclabile al 100%, è completamente inerte e, anche se dovesse finire in mare, non rilascerebbe sostanze chimiche inquinanti, né potrebbe dissolversi in microparticelle pericolose per il mare e per l’ecosistema marino. Inoltre una raccolta differenziata molto spinta, fino all’83% e un tasso di riciclo di circa il 73% lascia ben poco vetro nel circuito dei rifiuti.


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