8 marzo, il multitasking fa male alla salute
Le donne stanno bene, ma con quale fatica. Sono talmente multitasking e super-impegnate, a lavoro e in famiglia, che lo stress per loro è il problema minore. Consumano più farmaci, perché vivono più a lungo, ma il ruolo sociale che si riversa sulle loro spalle non è certo estraneo alla forte incidenza di depressione e ansia con cui convivono, specialmente quando sono più vulnerabili.E bisogna stare attenti alle giovani adolescenti, che fra fumo e consumo di alcol seguono sempre più spesso comportamenti a rischio.
L’8 marzo è occasione per tracciare un quadro sulla salute della donna. A disegnarlo Francesca Merzagora, presidente dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDa). Nell’ultimo Libro Bianco, l’Osservatorio ha evidenziato che fra le donne il consumo dei farmaci è superiore del 20-30% rispetto all’uomo (anche perché vivono più a lungo), che la popolazione femminile è più predisposta ad ansia e depressione e che in questo fenomeno pesa molto il ruolo sociale, che riversa sulle spalle delle donne fatiche e responsabilità lavorative e familiari. Sostiene Merzagora: “La donna multitasking, impegnata su casa, lavoro, genitori, figli, è in una condizione che nella migliore delle ipotesi provoca stress, nei casi più gravi ansia e depressione”. Ma il presidente di ONDa parte da una considerazione: le donne italiane stanno bene ma al Sud stanno peggio.
Come stanno le donne italiane?
Stanno complessivamente bene, anche se, proprio perché vivono più a lungo degli uomini, si ammalano di più e sono le principali fruitrici dei farmaci, in quanto consumatrici, e del Servizio Sanitario Nazionale. Stanno bene, ma rimane negli anni un gradiente forte fra Nord e Sud. Il Sud arranca e le donne del Sud hanno più difficoltà di quelle del Nord. Sono svantaggiate in termini di accesso ai servizi sanitari, come dimostrano i viaggi della speranza e il fatto che molte patologie sono curate meglio al Nord. L’offerta di servizi sanitari nel Sud Italia è inferiore.
Il genere conta, scrive il Censis: le donne vivono più a lungo e si confrontano più spesso con la malattia, anche perché sono impegnate come caregiver, nella cura dei familiari malati.
Il genere comprende il sesso ma comprende anche variabili esterne, non solo biologiche ma anche sociali, ambientali, economiche. La salute di genere deve essere considerata perché le donne vivono più a lungo, si ammalano di più, prestano cure ai familiari e sono oggetto di molte patologie di riflesso, perché essere caregiver di alcune malattie – come la cura di pazienti schizofrenici o di malati di Alzheimer – provoca depressione, ansia, stress, patologie che poi ricadono sulla donna.
Appunto, l’incidenza di disturbi psichiatrici, depressione, stress e ansia: colpiscono soprattutto le donne, tanto che aumentano i consumi di antidepressivi. Quanto pesa in tutto questo il ruolo sociale delle donne?
Pesa tantissimo. La donna multitasking, impegnata su casa, lavoro, genitori, figli, è in una condizione che nella migliore delle ipotesi provoca stress, nei casi più gravi ansia e depressione. La donna subisce queste problematiche proprio nei periodi di maggiore vulnerabilità, in gravidanza, nel post partum e quando entra in menopausa. Oggi la donna che entra in menopausa è pienamente attiva nel mondo del lavoro e ha magari i figli ancora in casa e i genitori anziani da curare. Nel periodo perinatale, in gravidanza e puerperio, il 16% delle neomamme è colpito da depressione. È un dato molto pesante.
Fra le donne sono in aumento una serie di comportamenti a rischio, dal fumo al consumo di alcol. Il Ministero della Salute a febbraio ha detto che c’è troppo alcol fra i giovani. Fra le ragazzine, adolescenti dai 14 ai 17 anni, in 15 anni si è raddoppiata la percentuale di chi consuma alcol fuori pasto. Che percezione avete di questo fenomeno?
Le donne negli anni si sono adeguate al comportamento poco virtuoso degli uomini sul fumo di sigaretta. Mentre fra gli uomini c’è stato un calo del vizio, fra le donne invece si è verificato un aumento. Questo ha portato un incremento dell’incidenza del tumore al polmone. Sul consumo di alcol, hanno pesanti ripercussioni sulla salute gli happy hour, gli aperitivi, i superalcolici bevuti tanto dalle ragazzine. È un fenomeno da tenere sotto controllo. Con l’Università Bocconi abbiamo fatto un’indagine per capire quali sono le problematiche di salute maggiormente sentite dai giovani e stiamo organizzando incontri con un esperto e una testimonial: le patologie più sentite sono le patologie psichiche, il fumo, lo stress, gli stili di vita, l’alimentazione, le malattie a trasmissione sessuale.
Cosa sono i bollini rosa di ONDa?
Sono riconoscimenti dati agli ospedali italiani che non solo curano patologie prettamente femminili, ma pongono la paziente ricoverata al centro del percorso diagnostico e terapeutico. Finora sono 224 ospedali, che si sono autocandidati, e sono stati premiati per una serie di caratteristiche favorevoli all’universo femminile. Questo strumento consente di orientare le pazienti nella scelta del luogo di cura.
La crisi economica ha un impatto sulla salute delle donne?
Di sicuro. Le donne hanno altre priorità e le risorse che hanno a disposizione magari non le investono più nella prevenzione ma le usano appunto per priorità più immediate.
Quali sono le prossime sfide per la salute della donna, anche in relazione alle vostre attività?
Per noi sono di fondamentale interesse le patologie psichiche. C’è il progetto dei bollini rosa. E in campo oncologico, il tumore all’ovaio, che è a bassa incidenza ma a elevatissima mortalità. Vorremmo cercare di aumentare la consapevolezza nelle donne, far sì che ci sia un approccio multidisciplinare a questa patologia, e mettere in evidenza i centri di eccellenza cui le donne con questo problema dovrebbero rivolgersi.
di Sabrina Bergamini