Il percorso di emancipazione è stato lungo, e c’è stato. Ma c’è ancora molto da fare e l’Italia non brilla affatto quando si parla di donne e lavoro: siamo ultimi in Europa per l’accesso femminile al mercato del lavoro, la differenza fra occupazione maschile e femminile è fra le più elevate d’Europa, e sempre in Europa le donne italiane sono quelle che più di altre pensano di non avere grandi possibilità di ascesa professionale. C’è poi quel fenomeno così diffuso da apparire quasi scontato agli occhi femminili: le donne lavorano di più in casa, hanno meno tempo libero, continuano a essere “acrobate tra lavoro e famiglia”.

donne famiglia lavoroLo dice il Censis ma è qualcosa di ben noto alle donne italiane. Il lavoro retribuito è maggiore per gli uomini, che hanno anche più tempo libero – 19,9% della giornata, il 16,1% per le donne. Al lavoro familiare ogni donna dedica una media di 5 ore e 13 minuti al giorno (il 21,7% del totale), cioè il triplo degli uomini (solo 1 ora e 50 minuti, cioè il 7,6% del totale). Fra lavoro e attività familiari le donne insomma lavorano di più e quelle più impegnate sono le over 50, che uniscono alla cura dei figli la necessità di accudire genitori anziani.

Le italiane sono penalizzate da mancanza di occupazione, impieghi scarsamente qualificati, part time involontario (perché non ci sono offerte a tempo pieno) e in più guadagnano meno dei colleghi maschi: in media, il 19,6% in meno, che arriva al 38,7% per le manager. Il Censis evidenzia che dal 2008 c’è stato un boom – più 91,6% – di part time involontario, non una scelta delle donne ma l’unica opzione lavorativa disponibile. In Italia le donne che hanno un lavoro a tempo parziale sono infatti il 32,6% delle occupate, ma per più della metà (il 58,5%) si tratta di un part time che hanno dovuto accettare per la mancanza di offerte di lavoro a tempo pieno. In Germania le donne costrette al part time per mancanza di alternative full time sono solo il 12,1% e nel Regno Unito il 13,3%. È anche per questo motivo che il 23% delle donne occupate italiane ha come priorità quella di cambiare lavoro e il 27,6% dichiara di avere bisogno di integrare il proprio reddito con un secondo lavoro o con qualche lavoretto.

L’Italia è ultima in Europa per l’accesso al mercato del lavoro. Ultima nella graduatoria dei paesi europei per tasso di attività femminile, fermo al 55% – la media europea è del 67,3%, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia sono tutte sopra – e penultima per tasso di occupazione femminile, pari al 48%, migliore solo di quello della Grecia (43,4%) e lontanissimo dal primo Paese, la Svezia (74,9%) ma anche lontano dalla media europea che è del 61,2%. In Italia si registra un forte «gender gap» nell’accesso al mercato del lavoro: la differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è di 18,4 punti percentuali. Peggio di noi solo Malta, mentre la media europea è del 10,5%. Altro dato: le donne italiane hanno poca speranza nelle possibilità offerte dal proprio lavoro. Sostiene il Censis: “Colpisce ancora di più la percezione che le donne italiane hanno della loro condizione lavorativa: sono quelle che in Europa avvertono le minori possibilità di ascesa professionale. Solo il 23% pensa che il proprio lavoro offra concrete opportunità di fare carriera (siamo all’ultimo posto in Europa)”.

Chi lavora ha stipendi più bassi. Ci sono ancora forti difficoltà a conquistare le posizioni professionali più qualificate e meglio pagate, e quando ci si arriva lo stipendio è comunque inferiore. Soprattutto nel settore privato il «gender pay gap» è elevato e a parità di ruolo le donne percepiscono stipendi inferiori a quelli degli uomini. Nelle strutture pubbliche, dove lo stipendio orario lordo di una donna è di 19,8 euro e quello di un uomo di 20,6 euro, il divario è del 3,7%. Nel privato invece lo stipendio delle donne è mediamente di 11,8 euro lordi l’ora contro i 14,7 euro degli uomini, con un gap salariale pari al 19,6%. Al crescere della qualifica professionale aumenta la retribuzione, ma aumenta anche il gap retributivo: tra i dirigenti il differenziale tra uomini e donne arriva al 38,7%.


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1 thought on “8 marzo, Censis: donne “acrobate tra famiglia e lavoro”

  1. e…. visto che queste cose le sappiamo tutti BENISSIMO da decenni cosa si conta di fare?

Parliamone ;-)

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