terremoto emilia

Il Nord Italia non ha fatto in tempo a riprendersi dal terremoto del 20 maggio scorso che questa mattina una nuova successione di scosse ha causato altri innumerevoli danni, anche e soprattutto al patrimonio culturale, specialmente in Emilia Romagna: almeno 15 i morti, 7 i dispersi, capannoni industriali e abitazioni private crollate. Di fronte agli ingenti danni alle imprese, Rete Imprese Italia chiede al Governo ed al Parlamento di decidere con la necessaria coesione e rapidità il varo di una legge speciale che favorisca l’attuazione di interventi urgenti di ricostruzione. Il Premier Monti ha invitato la popolazione ad avere ‘fiducia’ .Basterà alla popolazione così duramente colpita? Le richieste non mancano e oltre alla sospensione del pagamento della prima rata dell’Imu per le case dichiarate inagibili, Coldiretti chiede al Governo che venga presa in considerazione la sospensione dell’Iva, l’acconto 2012 e il saldo dell’Irpef o dell’Ires, l’Irap e  i contributi Inps in scadenza entro giugno, senza dimenticare le rate di mutui e prestiti che si aspettano vengano prorogate.
Intanto la popolazione deve fare i conti con la quotidianità: linea ferroviaria a rilento, tanto per cominciare. Il sisma, infatti, ha provocato una breve interruzione delle linee ferroviarie, necessaria per fare il punto sulla situazione delle infrastrutture e i necessari controlli. Il sito di Ferrovie, tuttavia, comunica che la situazione sta tornando alla normalità.
Autostrade, invece, fa sapere che non si registra nessuna conseguenza per la circolazione sulla di Autostrade per l’Italia. immediatamente dopo la scossa tellurica sono state attivate le procedure di verifica dell’infrastruttura e sono stati stabiliti costanti contatti con la Protezione Civile. La prima visita ispettiva è stata completata e non si sono registrati problemi, in particolare sull’A13 Bologna-Padova e sull’A1 Milano-Napoli nel tratto tra Modena e Bologna. Durante la giornata proseguiranno le verifiche tecniche di dettaglio.
Come è inevitabile in queste circostanze la rete delle telecomunicazioni è andata in tilt: difficili le comunicazioni via telefono e non solo tanto che per facilitare le comunicazioni, il Comune di Bologna ha deciso di aprire a tutti il sistema Wi-Fi di collegamento alla rete internet municipale Iperbole. Chiunque può dunque accedervi liberamente: ci si può collegare senza necessità di dover digitare la password. Anche in rete si è diffuso lo stesso appello rivolto a coloro che possiedono una rete wi-fi. Poi c’è l’altro tam-tam di chi chiede di annullare la tradizionale parata del 2 giugno (Festa della Repubblica) e destinare quei soldi alla ricostruzione.
Allo stesso tempo si riaccende la polemica sulla riforma della protezione civile che prevede nessun risarcimento dello Stato in caso di calamità naturali.  “Il Governo non può in alcun modo “lavarsene le mani”, permettendo, per di più, alle assicurazioni di arricchirsi a danno dei cittadini che hanno vissuto tale dramma.” – dichiara Rosario Trefiletti.
È impensabile, infatti, lasciare in mano alle assicurazioni private tali risarcimenti, rendendo obbligatorie le polizze sulle calamità naturali, dal momento che questo vorrebbe dire creare un’immensa disparità tra i cittadini, con costi improponibili per assicurare le abitazioni che si trovano in aree sismiche e costi più bassi per chi abita in aree non a rischio. Secondo una stima di Federconsumatori, i maggiori guadagni delle assicurazioni, con un costo medio di 200 Euro l’anno a polizza, ammonterebbero a circa 6 miliardi di Euro (assicurando 30 milioni di abitazioni private tra prime e seconde case).
Infine la nota dolente delle responsabilità: chi pagherà? “Non è ammissibile giustificare simili devastazioni solo con fattori naturali e condizioni  idrogeologiche. L’impressione è che – dinanzi a simili scosse – cade quel è stato tirato su in modo non conforme alle normative antisismiche o – come nel caso dei monumenti, dimenticato da una manutenzione ormai inesistente” commenta Antonio Gaudioso, vice segretario generale di Cittadinanzattiva aggiungendo che “la riclassificazione del territorio da non sismico a grado 3  avrebbe richiesto un intervento di prevenzione e di formazione che sembra non esserci stato o stato almeno insufficiente”.
L’Associazione si chiede: “Chi doveva controllare cosa ha fatto? E chi li ha progettati e costruiti risponderà adesso? Non vorremmo che dietro questa tragedia si nasconda in realtà una spinta verso una declassificazione fittizia dei territori, volta solo a evitare i controlli”.


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