Liberalizzazioni in arrivo
Liberalizzazioni e concorrenza. Dopo la “grande manovra” che ha fatto recuperare un po’ di tranquillità e soprattutto credibilità all’Italia, il Governo Monti punta a liberalizzare i principali sistemi economici del Paese.
Ieri il premier Mario Monti ha detto chiaramente, durante la trasmissione “Che tempo che fa”, in onda su Rai 3, che bisogna “demolire le roccaforti che proteggono le categorie”. Il Governo agirà contemporaneamente su molti fronti e un primo pacchetto di liberalizzazioni dovrebbe arrivare entro l’Eurogruppo del 23 gennaio 2012.
Federconsumatori e Adusbef chiedono al Governo di andare avanti con determinazione sulla strada delle liberalizzazioni, assolutamente necessarie per modernizzare il Paese al fine di dotarlo di migliori e più efficienti servizi ed a prezzi e tariffe che non detengano sempre i tristi e negativi primati europei come avviene adesso ed a carico dei cittadini e dell’intera collettività. Infatti, liberare il mercato da privilegi e da rendite monopolistiche di interi settori della nostra economia che spaziano dai trasporti ai carburanti, dai farmaci sino alle professioni, solo per fare degli esempi, può comportare risparmi per le famiglie sino a 900 euro annui con una ricaduta positiva complessivamente intesa di circa 21,6 miliardi di euro. “Quello che rivendichiamo inoltre – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti delle due Associazioni – è che si intervenga con maggiore determinazione anche laddove teoricamente si è già formalizzata la liberalizzazione del proprio settore, ma che ancora stenta a decollare a causa di comportamenti anomali e mal controllati che permettono come nel caso di Banche ed Assicurazioni servigi costosissimi, i più elevati a livello internazionale, e molto spesso di bassa qualità”.
“Finalmente dopo il periodo buio segnato dal Governo Berlusconi si riparla concretamente di liberalizzazioni”. E’ il commento di Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori che aggiunge: “Ora più che mai è necessaria la partecipazione di tutti per aprire la strada alla concorrenza e al rilancio economico italiano. Quello che si chiede al Paese è un passo in avanti collettivo e al Governo un provvedimento complessivo, stile manovra che possa vincere le resistenze delle tante lobby presenti in Italia. Le liberalizzazioni sono un presupposto indispensabile per rilanciare
l’ economia. Secondo le stime dell’ Ocse e di Banca d’ Italia potrebbero valere fino a un punto e mezzo di Pil”. “Movimento Consumatori – continua Miozzi– da sempre fiero sostenitore dell’apertura dei più importanti settori economici alla concorrenza (Poste, trasporti ferroviari, carburanti, farmaci, banche e assicurazioni, energia) ritiene che le liberalizzazioni debbano essere a “tutto raggio” e frutto di un provvedimento forte che eguagli in termini di impatto la manovra Salva Italia; che non siano quindi ‘distribuite’ mese per mese come ha annunciato il ministro Passera, ma in blocco e immediate, perché il Paese ne ha estrema urgenza”.
Alcuni suggerimenti sugli interventi necessari, settore per settore, sono arrivati qualche giorno fa dall’Antitrust che ha inviato a Governo e Parlamento il suo contributo tecnico. L’Autorità è convinta che la legge annuale sulla concorrenza sia lo strumento con cui procedere per vincere ostacoli e resistenze dei gruppi che si sentono danneggiati: recuperando la dimensione dell’interesse generale, che deve prevalere sui vari egoismi di categoria, e procedendo con interventi che sciolgano i nodi anticoncorrenziali su mercati diversi.
Si parte dai servizi pubblici locali: l’Antitrust suggerisce agli enti locali di definire in via preliminare gli obblighi di servizio pubblico, verificando poi la possibilità di una gestione concorrenziale con procedure aperte di manifestazione di interesse degli operatori del settore. Solo in caso di fallimento di questa procedura gli enti locali potranno mantenere la gestione in esclusiva affidata con gara a un privato; l’affidamento in house (direttamente gestito dall’ente pubblico con una sua società) è consentito solo a fronte di un’analisi di mercato che ne dimostri in modo chiaro i benefici diretti. Rispetto agli appalti pubblici, relativi a tutta la pubblica amministrazione, l’Antitrust chiede di inserire nel Codice dei contratti pubblici un divieto di affidamento in house di lavori o forniture; per i servizi vanno introdotti precisi limiti dell’affidamento in house.
Il settore dei carburanti, che è ormai diventato un vero e proprio incubo per gli automobilisti italiani, va razionalizzato nella distribuzione con misure che favoriscano lo sviluppo di operatori indipendenti dalle compagnie petrolifere; le Regioni non devono inserire vincoli alla apertura degli impianti non previsti dalle norme nazionali. Bisogna, inoltre, eliminare il vincolo della tipizzazione nei rapporti tra proprietari degli impianti e gestori, introducendo piena autonomia del gestore rispetto al soggetto proprietario dell’impianto.
Nel mercato del gas è più che mai urgente la separazione delle fasi in monopolio da quelle in concorrenza e la separazione proprietaria della rete di trasporto e delle infrastrutture di stoccaggio attualmente controllate dall’incumbent Eni. Bisogna, inoltre, introdurre specifici obblighi informativi, ampliando la quantità e la qualità dei dati da mettere a disposizione.
L’Antitrust ha parlato anche di tariffe autostradali e aeroportuali; rispetto alle prime ha chiesto di modificare il sistema di revisione previsto dalla Convenzione tra Anas e Autostrade per l’Italia, passando a un meccanismo che preveda la sottrazione dal tasso di inflazione del tasso di produttività attesa e un consistente premio per un miglioramento della qualità del servizio e per i progetti di investimenti futuri, ove verificabili.
Per le tariffe aeroportuali, in attuazione della direttiva europea, occorre introdurre modelli non discriminatori, orientati ai costi, all’efficienza ed all’incentivazione degli investimenti, in un contesto di trasparenza nei meccanismi di adozione dei diritti aeroportuali, su cui vigilerà la nuova Autorità.
Una separazione tra la gestione dell’infrastruttura e quella del servizio è necessaria (e l’Antitrust lo chiede da tempo) anche nel trasporto ferroviario. L’Antitrust auspica che sia resa rapidamente operativa l’Autorità dei Trasporti, affinché si possa vigilare sulla “terzietà” della gestione delle infrastrutture essenziali e affinché si individuino misure idonee a mantenere in equilibrio il finanziamento degli obblighi di servizio pubblico (ad esempio il pagamento di un contributo a carico dei nuovi operatori, per lo svolgimento del servizio universale, almeno per gli ingressi relativi a numero di treni e frequenze più significativi).
Nel trasporto ferroviario regionale vanno previsti “premi”, in termini di risorse pubbliche, per le amministrazioni che decidono di non rinnovare per altri sei anni l’affidamento diretto con Fs.
Sul settore delle telecomunicazioni l’Antitrust chiede di promuovere la realizzazione di reti di nuova generazione nelle aree dove con ogni probabilità gli operatori di mercato non effettueranno investimenti commerciali nel prossimo futuro.
Nel settore postale è necessario delimitare il perimetro del servizio universale limitandolo a quei servizi essenziali che l’utente non sarebbe altrimenti in grado di acquistare a titolo individuale, individuati dall’Autorità di regolazione preposta. L’esenzione Iva non va applicata alle prestazioni di servizi postali le cui condizioni siano oggetto di negoziazione individuale. Quanto all’attività di Banco Posta, occorre prevedere la costituzione di una società separata da Poste Italiane, che abbia come oggetto sociale lo svolgimento dell’attività bancaria a pieno titolo e che risponda ai requisiti della normativa settoriale contenuta nel Testo unico bancario.
E veniamo a banche e assicurazioni: secondo l’Antitrust bisogna intervenire sulla metodologia di calcolo e sul livello delle commissioni interbancarie multilaterali, piuttosto che prevedere prezzi massimi o minimi delle commissioni applicate dalle banche agli esercenti. Un divieto, però, va introdotto: quello sui mutui collegati alle polizze assicurative.
Sul fronte della Rc Auto và migliorato il meccanismo del risarcimento diretto, prevedendo soglie ai rimborsi ricevuti dalla compagnia del danneggiato modulati in funzione degli obiettivi di efficienza che devono essere raggiunti dalle compagnie. Dall’ambito della procedura di risarcimento diretto vanno esclusi i danni alla persona.
Rispetto alla distribuzione commerciale, l’Autorità suggerisce di abolire la possibilità di deroghe al principio di libertà di apertura di nuovi esercizi, chiarendo meglio le tipologie di esercizi alle quali la norma non si applica per evitare interpretazioni riduttive.
Il numero di licenze dei taxi và aumentato, almeno nelle città dove l’offerta del servizio presenta le maggiori carenze, prevedendo adeguati meccanismi di “compensazione” per gli attuali titolari delle licenze. L’Autorità suggerisce di dare la possibilità agli attuali titolari delle licenze di vedersene assegnata un’altra gratuitamente. La nuova licenza potrebbe essere venduta, recuperando la perdita di valore del titolo originario e, comunque, l’offerta del servizio di taxi registrerebbe un miglioramento significativo.
Occorre liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C (con prescrizione medica ma a totale carico del paziente) e rimuovere gli ostacoli all’apertura di nuove farmacie, aumentane la pianta organica. Va ampliata la possibilità della multi-titolarità in capo a un unico titolare, aumentando il numero massimo da 4 a 8.
Nel settore delle professioni occorre abolire espressamente qualsiasi forma di tariffario e gli Ordini vanno riformati, garantendo che la funzione disciplinare sia svolta da organismi che garantiscano un ruolo terzo. Nella formazione professionale bisogna limitare il potere dei Consigli degli Ordini alla fissazione di requisiti minimi dei corsi di formazione, senza alcuna necessità di autorizzazioni o riconoscimenti preventivi.
E’ necessaria la revisione della pianta organica dei notai, aumentandone il numero. Per tutti gli Ordini va infine abrogata la norma che prevede il controllo, da parte degli Ordini stessi, sulla trasparenza e veridicità dei messaggi pubblicitari veicolati dai professionisti.
Infine, alcuni suggerimenti sull’attività di tutela dei consumatori: bisogna aumentare le sanzioni per le violazioni del Codice del Consumo e contro la pubblicità ingannevole, fino a 5 milioni di euro contro gli attuali 500mila ed estendere la norma a tutela del consumatore a favore delle microimprese. Occorrono anche sanzioni per rendere più stringente l’obbligo alla separazione societaria da parte delle imprese che, per disposizioni di legge, esercitano la gestione di servizi di interesse economico generale ovvero operano in regime di monopolio sul mercato, qualora intendano svolgere attività in mercati diversi.
Sulla giustizia civile, l’Antitrust propone di affidare alle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale, istituite presso i tribunali e le corti d’appello, la competenza in materia di azioni di nullità e di risarcimento del danno, nonché di ricorsi intesi ad ottenere i provvedimenti d’urgenza, anche inibitori, per la violazione di disposizioni contenute nella normativa Antitrust nazionale e comunitaria.
le liberarizzazioni/privatizzazioni in Italia ,vedi le varie esperienze passate,come primo impatto servono solo ad abbassare i livelli di salario,diritti e normative di lavoro dei lavoratori interessati,che nel campo ferroviario si stanno già attuando e coincidono con un abbassamento degli standard di sicurezza,e a favorire l’imprenditore di turno che acquisisce a quattro soldi un bene nazionale,poi dopo breve tempo iniziano a rimetterci anche gli utenti del servizio,poichè la qualità rimmarrà la stessa o aumenterà di poco,ma le tariffe saliranno molto,poichè,soprattutto un servizio come quello ferroviario,se non ha forti contributi dallo Stato,è molto oneroso da mantenere…..quindi è una bufala quello che ci vogliono far credere che la salvezza del trasporto ferroviario sono i privati!!!! meditate gente!!!!!
Se le liberalizzazioni sono come quelle telefoniche o elettriche dove non si riesce a capire bene a fare il confronto sulle tariffe perchè ognuno le presenta in modo diverso e comunque c’è la tendenza a non farsi troppa concorrenza non miglioriamo molto.