Servizio Sanitario Nazionale, aumentano liste di attesa, costi e difficoltà di accesso
Fotografia del Servizio Sanitario Nazionale, Pit Salute di Cittadinanzattiva: costi, peso della burocrazia e difficoltà di accesso a visite e prestazioni sono le segnalazioni più frequenti dei cittadini
Liste di attesa e difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie. Costi a carico dei cittadini, che sempre più spesso attingono ai propri fondi per pagarsi l’intramoenia o il privato. La burocrazia che ancora pesa. Sono i cahiers de doléances che emergono dal rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva presentato oggi a Roma, che evidenzia le segnalazioni dei cittadini alle prese col Servizio Sanitario Nazionale e con «problemi rilevanti di costi, peso della burocrazia e accesso in una parte ancora significativa del Paese».
Aumentano infatti le segnalazioni dei cittadini per le attese. Nel campo degli esami diagnostici, l’attesa media per esame diagnostico nel 2018 è di 16 mesi per una mammografia (erano 13 mesi nel 2017), di 12 mesi per una risonanza magnetica (dato stabile), di 11 mesi per una Tac (erano 10 l’anno prima), di 10 mesi per l’ecodoppler, di 6 mesi per ecocardiogramma ed elettrocardiogramma.
#11dicembre
Dal nostro Rapporto #PitSalute:
per il tema dell’accesso alle prestazioni sono 3 le voci più segnalate: liste d’attesa (57,4%), ticket ed esenzioni (30,8%), Intramoenia (8,6%).
Per le liste d’attesa i cittadini segnalano più problemi per👇👇 pic.twitter.com/tXL6WTyYTt— Cittadinanzattiva (@Cittadinanzatti) December 11, 2019
Sanità: le difficoltà di accesso
Il rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato si basa su oltre 21 mila segnalazioni dei cittadini alle sedi territoriali del Tribunale per i diritti del malato e ai servizi PIT Salute locali.
Per il tema dell’accesso alle prestazioni sono 3 le voci più segnalate: liste d’attesa (57,4%, era il 56% nel 2017), ticket ed esenzioni (30,8%), Intramoenia (8,6%).
Per le liste d’attesa i cittadini segnalano più problemi nell’ottenere visite specialistiche (34,1%), interventi di chirurgia (31,7%) ed esami diagnostici (26,5%). Per le visite specialistiche attese anche di 9 mesi (Oculistica), 8 mesi (Cardiologica) e 7,5 mesi (Neurologica e Odontoiatrica).
Gli interventi di chirurgia fanno registrare maggiori attese quando si tratta di Ortopedia (27,2%), Chirurgia Generale (16%), Oncologia (13%) e Oculistica (11,3%). Per gli esami diagnostici l’attesa si concentra maggiormente su Ecografie (21,2%), Risonanze Magnetiche (12,3%), Ecodoppler (11,7%), e TAC (9,9%).
I cittadini segnalano la mancata applicazione delle esenzioni (40,8%), i costi elevati per la diagnostica e per la specialistica (32,1%) e i costi a totale carico del cittadino (19,9%).
Per la Chirurgia generale le attese sono un problema nel 16% dei casi, mentre il 13% dei contatti segnala difficoltà similari anche in Oncologia. Anche per l’Oculistica vi è un 11,3% di cittadini che ha affrontato disagi per ottenere l’intervento, con attese effettive, ad esempio per un intervento di cataratta, che arrivano a 15 mesi. Altri esempi di attese oltre le normali indicazioni normative, così come raccontate dai cittadini, sono quelle di 22 mesi per un intervento di ricostruzione mammaria.
#11dicembre #PitSalute: aumentano le segnalazioni relative alla assistenza territoriale, che si riferiscono all’assistenza sanitaria di base. Di quest’ultima i maggiori problemi rifiuto di prescrizioni (27,9%), alla sottostima del problema lamentato dal paziente (20,2%).😎 pic.twitter.com/RqJmcJNLGV
— Cittadinanzattiva (@Cittadinanzatti) December 11, 2019
L’assistenza territoriale
L’assistenza territoriale si compone delle segnalazioni che si riferiscono all’assistenza sanitaria di base (35,2%), all’assistenza domiciliare (16,6%), alla riabilitazione (15,4%), alla salute mentale (11,8%), all’assistenza protesica e integrativa (11%) e a quella residenziale (10%). In questo ampio settore rientrano una lunga serie di problemi segnalati dai cittadini, che vanno dal rifiuto di prescrizioni alla sottostima dei problemi lamentati dai pazienti; orari inadeguati, rifiuto di visita a domicilio o di certificazione media, irreperibilità del medico, costi per le visite a domicilio. E ancora le segnalazioni dell’assistenza domiciliare lamentano al primo posto la difficoltà di avere informazioni e l’iter burocratico.
È un ampio settore che richiama anche le nuove esigenze del Servizio Sanitario Nazionale. Spiega Cittadinanzattiva: «L’incremento della aspettativa di vita e, conseguentemente, degli anni trascorsi facendo i conti con una o più patologie croniche o in una condizione di non autosufficienza spostano l’attenzione dei cittadini e riformulano, progressivamente, l’ordine delle priorità di intervento. Non disporre di riabilitazione di qualità se necessaria, di assistenza a domicilio adeguata, per qualità e quantità di ore, di RSA o di strutture per lungodegenza può cambiare radicalmente la qualità della vita, per le fasce di età più avanzate e per intere famiglie».
#PitSalute Le segnalazioni sui costi sostenuti per #ticket, #farmacia, visite specialistiche in intramoenia si consolidano e crescono,è evidente che ben altro impegno economico è richiesto alle famiglie per garantire al domicilio la presenza di badanti, o per la retta di una RSA pic.twitter.com/sS1Nx75s2o
— Cittadinanzattiva (@Cittadinanzatti) December 11, 2019
I costi a carico dei cittadini
Si consolidano e crescono le segnalazioni sui costi sostenuti dai cittadini per pagare ticket, farmaci, visite specialistiche nel privato o in intramoenia. Evidenziano l’alto prezzo pagato da fasce di popolazione per la crisi finanziaria.
Il primo dei temi segnalati dai cittadini in tema di costi riguarda il costo dei ticket per gli esami diagnostici e per le visite specialistiche. In aumento anche le difficoltà di accesso ai farmaci, in particolare legate al loro costo: il dato passa dal 23,8% al 31,5% con un preoccupante aumento dovuto fondamentalmente al cambiamento in negativo delle condizioni socioeconomiche di una fetta sempre maggiore della popolazione. Anche le segnalazioni di costo eccessivo per le prestazioni in intramoenia sono in crescita – dal 14,6% del 2017 al 16,9% del 2018 – a conferma che il ricorso all’intramoenia è sempre più una prassi consolidata per rispondere alle richieste inevase nel canale pubblico o per erogare servizi sul territorio e nei luoghi più prossimi ai cittadini.