Sono 11 milioni gli italiani che nel 2016 hanno rinunciato alle cure a causa di difficoltà economiche. Sempre più persone non in grado di accedere alle prestazioni di cui avrebbero bisogno (erano 9 milioni solo due anni fa): a sentire maggiormente il problema sono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials, ossia coloro che sono nati tra gli anni ’80 e il 2000. A rivelare i dati, nel bel mezzo del Welfare Day 2016, è il Censis che ha realizzato lo studio “Dalla fotografia dell’evoluzione della sanità italiana alle soluzioni in campo” in collaborazione con Rbm. “L’universo della sanità negata tende a dilatarsi, tra nuovi confini nell’accesso al pubblico e obbligo di fatto di comprare prestazioni sanitarie”, si legge nella ricerca. Meno sanità si traduce inevitabilmente anche in “meno salute per chi ha difficoltà economiche o comunque non riesce a pagare di tasca propria le prestazioni nel privato o in intramoenia”.
“Come avevamo preventivato, aumenta il numero di cittadini che sono costretti a rinunciare alle cure, una situazione gravissima non solo per chi non può farsi curare ma per l’intera comunità”, dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc. Tra le cause principali della rinuncia vi è il caro ticket, con il costo delle prestazioni che aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata, le infinite lista d’attesa, l’addio alle esenzioni per oltre 200 prestazioni sanitarie, anche molto importante e la mancanza di valide alternative di welfare integrativo sono le principali cause di questo tracollo sanitario. “Se a questo aggiungiamo anche l’addio alle guardie mediche, il quadro è drammaticamente completo. Siamo seriamente preoccupati che la situazione tenderà ad aggravarsi sempre di più”, ha aggiunto Tascini. “È pertanto fondamentale individuare soluzioni che permettano alle famiglie di risparmiare e al tempo stesso di ricevere servizi di qualità assicurata”.
Anche per Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia, “il ticket ormai assolve la funzione di franchigia sia nell’acquisto dei farmaci che negli accertamenti diagnostici e non è raro, rivolgendosi direttamente al privato, di ottenere un costo anche inferiore. Un assurdo che conferma l’arretramento dello Stato verso le prestazioni sanitarie almeno fino a 50/100 euro con l’aggravante che il privato la prestazione la dispensa al momento della richiesta ed il pubblico lascia il malato in attesa a volte anche per mesi”.
Dal Ministero della Salute, Beatrice Lorenzin sottolinea che “Si tratta di un problema che abbiamo presente, trovare una soluzione per noi rappresenta una priorità”. “È chiaro che il Sistema Sanitario Nazionale deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie italiane stanno vivendo, e questa indagine del CENSIS ci conferma la necessità di difendere l’aumento previsto del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2017 e 2018. Deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi”.


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