Secondo i dati del Ministero della Salute, oggi in Italia oltre il 70% dei medici è obiettore di coscienza. “Chiediamo a gran voce che i legislatori facciano uscire la sanità pubblica da questo Medioevo morale imponendo l’assunzione nelle strutture pubbliche solo e unicamente di medici non obiettori per evitare le molte tragedie già consumatesi, l’ultima quella della giovane catanese”, è la petizione lanciata dalla petition starter Chiara Leoni, attraverso la piattaforma Change.org, che ha già ottenuto 30.618 adesioni.

Il diritto alla vita e alla salute dell’individuo, si ricorda nella petizione, è un diritto fondamentale e inderogabile, tutelato da una serie di norme (artt.575 ss. Cp., art 32 Cost.), alcune delle quali puniscono anche penalmente chiunque cagioni la morte di un uomo o gli provochi delle lesioni personali. Attualmente, in Italia, se il medico dichiara di essere obiettore e non effettua l’interruzione di gravidanza, non rischia la radiazione dall’albo professionale o il licenziamento e l’interessata non può chiedere il risarcimento del danno biologico.
Una petizione lanciata, quindi, per rivendicare il diritto alla vita e alla salute delle donne che, in condizioni di grave urgenza, si trovano in difficoltà davanti ai medici obiettori all’interno di una struttura pubblica.

L’ultimo caso riguarda una giovane trentaduenne di Catania, la cui morte in seguito a un aborto è stata causata, secondo i familiari della donna, dal rifiuto da parte di uno dei medici di estrarre i due feti che erano entrati in crisi respiratoria, in quanto obiettore di coscienza.

Sui quotidiani si legge che la giovane chiedeva incessantemente aiuto ed è stata ignorata perché l’estrazione dei feti, per il medico obiettore, era moralmente inammissibile. In base a quanto riportato da tgcom24, il legale della famiglia ha spiegato che “la signora (…) era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell’utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa. Dai controlli emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore: “fino a che è vivo io non intervengo”, avrebbe detto loro”.

“Quando il cuore cessa di battere viene estratto il feto e mostrato morto ai familiari”. Ha spiegato ancora il legale. “Due di loro possono avvicinare la donna che urla dal dolore e grida continuamente “aiuto”. Viene eseguita una seconda ecografia e anche il secondo feto mostra delle difficoltà respiratorie. E anche il quel caso il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere soltanto dopo che il cuore avesse cessato di battere perche’ lui era un obiettore di coscienza”.

Il secondo feto, secondo la denuncia, non viene mostrato ai familiari, mentre un medico li avvisa che “le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa”. La donna sedata viene portata in rianimazione, “e i familiari”, osserva l’avvocato Catania Milluzzo, “riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi”. Domenica 16 ottobre è arrivata la notizia del decesso.


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