Rapporto I-com su sanità, il 60% dei giovani è pronto a farsi curare all’estero
Cosa pensano gli italiani dei servizi erogati in Italia e in Europa dai sistemi sanitari? Il 64,7% preferisce curarsi in Italia piuttosto che all’estero, ma tra i giovani (18-25enni) è più alta la propensione ad affidarsi a strutture sanitarie straniere (il 58,8% andrebbe a curarsi all’estero). La fiducia verso il Sistema Sanitario Nazionale e verso quelli Regionali non arriva alla sufficienza, si attesta sul 5; al Nord e al Centro è più marcata la preferenza verso la sanità regionale, mentre al Sud e nelle Isole quasi la metà degli intervistati attribuisce un valore pari o superiore alla sufficienza al SSN. Sono alcuni dei dati che emergono da un sondaggio condotto da I-Com su un campione rappresentativo di 1.020 individui.
Ecco altri dati significativi emersi dal sondaggio:
- Sul fronte delle politiche di prevenzione implementate dalle Regioni, il Nord Est (57,7%) conferma l’esistenza di programmi di screening, a fronte di una media nazionale del 32,6%. A Sud, solo il 24,6% degli intervistati ha affermato di essere stato coinvolto in iniziative di questo tipo;
- Il 55,5% del campione ritiene che i servizi sanitari dovrebbero essere pagati attraverso la fiscalità generale e non tramite il ticket. Per il 29,2% il ticket è uno strumento legittimo, in quanto deterrente rispetto all’eccesso di prescrizioni inutili. Per il 14,5% è necessario ai fini della sostenibilità del SSN;
- In tutte le aree geografiche si ritiene che lo Stato debba essere il titolare della regolazione di accesso e finanziamento dei farmaci. Solo per il Nord-Est (54,9%) a regolare questi aspetti devono essere le Regioni;
- Per il 92,3% degli intervistati, i farmaci hanno un prezzo molto elevato.
L’industria farmaceutica e quella delle tecnologie medicali rappresentano un comparto cruciale per la competitività, rispetto al quale l’Italia e gli altri paesi europei stanno esprimendo una decisa leadership, sul fronte della capacità produttiva, delle esportazioni e della Ricerca&Sviluppo. Un primato da consolidare e tutelare attraverso la costituzione di un Sistema Sanitario Europeo. Insieme al tema dell’integrazione dei sistemi sanitari comunitari, è questo uno degli aspetti chiave emersi oggi in occasione del Convegno “Crescere in salute in Italia e in Europa. Le priorità del semestre di presidenza italiana dell’UE” promosso da I-Com – l’Istituto per la Competitività per la presentazione della nuova edizione del Rapporto sul settore.
Lo studio I-Com mette in luce la dimensione dell’industria del farmaco nei mercati europei e mondiali e l’impatto su variabili macroeconomiche, sistemi sanitari e filiere produttive. Ne scaturisce una fotografia particolarmente accurata, aggiornata al 2012:
- L’Europa (210 miliardi €) supera USA (143 miliardi €) e Giappone (68 miliardi €) per capacità produttiva, con un trend di crescita del 22% rispetto al 2005;
- Tra il 2005 e il 2012, gli investimenti in R&S sono cresciuti del 38% in Europa, del 17% in Giappone e del 6% negli USA. Anche l’Italia esprime un trend positivo (+22%) ma tra i più bassi in Europa. Nel 2012 l’Europa conferma la propria maggiore propensione ad investire (30 miliardi spesa complessiva);
- Per produzione farmaceutica, la Svizzera si posiziona al primo posto in Europa (17%), seguita da Germania (13,7%) e Italia (12,2%). Nel nostro paese, la produzione si è attestata su un totale di 25,7 miliardi €, con un trend di crescita del 19% rispetto al 2005: un dato positivo a fronte della decrescita registrata da paesi come la Francia (-35%);
- Le esportazioni si attestano per l’Italia su 17,2 miliardi €, mentre Germania e Svizzera insieme concorrono ad un terzo dell’export farmaceutico totale (107 miliardi €).
Qual è l’impatto dell’industria del farmaco sull’economia dei Paesi europei?

- La spesa dell’industria farmaceutica in produzione, ricerca, beni intermedi e salari contribuisce al PIL dei principali paesi europei per un valore pari a circa l’1%. Fa eccezione la Svizzera, che esprime un valore pari a circa il 5%, in virtù di una capacità produttiva e di investimento ben sopra la media;
- Complessivamente, l’impatto del settore sul valore aggiunto varia dai 23 miliardi della Svizzera ai 9,6 miliardi della Spagna. Per l’Italia il dato sorpassa di poco i 14 miliardi di €, superiore alla media degli altri produttori europei;
- Il maggiore moltiplicatore di spesa è quello italiano: per ogni euro speso per la produzione farmaceutica, si generano 2,09 euro ripartiti su tutti i settori dell’economia nazionale. Per questa ragione, l’impatto della spesa sulla produzione è in Italia superiore a quello svizzero (33,1 miliardi € contro 32,8 miliardi €);
- La spesa per la produzione farmaceutica ha creato 168.000 posti di lavoro in Italia, 153.000 in Germania, 113.000 nel Regno Unito;
- L’Italia è indietro rispetto ai partner europei sulla ricerca, con un investimento inferiore a 1,5 miliardi € l’anno, pari al 6,6% degli investimenti totali nella R&S contro l’11,6% della Francia e il 16,5% del Regno Unito.