Nel 2009, l’87,7% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici, il 12,1% nelle case di cura e solo 0,2% altrove.  E’ quanto rileva il Rapporto CeDAP – Analisi dell’evento nascita. Il documento, realizzato dall’Ufficio di Direzione Statistica del Ministero della Salute, ha preso in considerazione 549 punti nascita. Il 66,7% dei parti si svolge nelle 204 strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Il 7,92% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.Le partorienti sono nel 18 % italiane ed hanno in media 32,5 anni. Le donne straniee, invece, sono più giovani di qualche anno: l’età media per loro si attesta a 29,1 anni. Quanto all’attività professionale, il 59,8% delle partorienti italiane ha un’occupazione lavorativa, il 31,2% sono casalinghe e il 7,3% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2009 è per il 55,7% quella di casalinga a fronte del 65,8% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.
Anche il Rapporto ceDAP conferma un eccessivo ricorso al parto cesareo: in media, il 38,0% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 58,3% dei parti contro il 35,0% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,6% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 40,1% nei parti di madri italiane.
Interessante anche il dato relativo al ricorso ad una tecnica di procreazione assistita: circa 6786 parti è stato frutto di una PMA, in media 1,23 ogni 100 gravidanze. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).
Infine i neonati: l’1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Sono stati rilevati 1.578 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,83 nati morti ogni 1.000 nati, e 5.529 nati con malformazioni. L’indicazione della causa è presente rispettivamente solo nel 19,4% dei casi di natimortalità e nel 51,2% di nati con malformazioni.


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