Indisponibilità dei farmaci innovativi e carenze dei centri prescrittori finiscono per pesare sui pazienti. Quasi un medico su due dichiara di non aver potuto prescrivere un farmaco innovativo perché non disponibile nella struttura o per seguire indicazioni amministrative o delle Commissioni regionali/aziendali sull’accesso al trattamento. Incide anche la burocrazia. E i Centri abilitati alla prescrizione dei farmaci innovativi sono sottodimensionati, per oltre un professionista su due, per strumentazioni tecnologiche, personale e competenze. Questi i principali risultati che emergono dall’Indagine civica sull’accesso ai farmaci innovativi, fatta su 286 professionisti sanitari da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Non sempre il farmaco innovativo è disponibile. Il 58% dei medici e il 35% dei farmacisti dichiarano che il farmaco innovativo è sempre disponibile e, in caso di indisponibilità, quasi la metà dei medici riferisce che il Centro contatta quello di prossimità per un “invio protetto” ed informa la persona sui centri alternativi presso cui rivolgersi. Esiste anche un problema di liste di attesa, anche se in misura “contenuta”, per i pazienti eleggibili al trattamento col farmaco innovativo: lo conferma il 16% dei medici e il 25% dei farmacisti, principalmente a causa del mancato approvvigionamento dei farmaci, dei criteri di priorità di carattere clinico o sociale, ad esempio il criterio della residenza, e di budget (perché insufficiente o non ancora individuato). 

In caso di budget insufficiente, il 51% dei medici e il 33% dei farmacisti dichiarano di non sapere quali strategie la struttura metta in campo per rispondere ai bisogni di cura delle persone. Maggiori criticità nell’accesso ci sono per i cittadini provenienti da altre Regioni: il 16% dei medici e il 45% dei farmacisti riferiscono che per questi paziente l’accesso non è mai o raramente garantito. Per gli stranieri l’accesso alle terapie innovative non è mai o è raramente garantito, come dichiara il 19% dei medici e il 29% dei farmacisti.

“L’accesso alle terapie farmacologiche, anche innovative, è uno degli ambiti in cui più di frequente riscontriamo disparità regionali nell’organizzazione dei servizi e disuguaglianze fra i cittadini. Temiamo fortemente che le riforme attualmente in discussione per le autonomie differenziate possano peggiorare ulteriormente la situazione – dichiara Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva – Per questo stiamo lavorando affinché vada in porto la nostra proposta di riforma dell’art.117 della Costituzione, che mira a rafforzare e a restituire centralità alla tutela del diritto alla salute in modo tale che nessuna inerzia o vincolo istituzionale possa compromettere la garanzia di tale diritto in qualsiasi parte del territorio del nostro Paese”.

Cittadinanzattiva chiede di garantire l’effettività delle disposizioni nazionali che già prevedono e promuovono la disponibilità automatica alle terapie innovative e di migliorare l’organizzazione dei servizi. E sottolinea la necessità di usare tutti i fondi a disposizione. “Nel 2017, – dice l’associazione – sembrerebbe che non siano stati spesi circa 264 milioni di euro del Fondo farmaci innovativi non oncologici e oltre 85 milioni di euro del Fondo farmaci innovativi oncologici, per un totale di risorse non utilizzate pari a circa 350 milioni di euro”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)