La Procura di Cosenza ha reso noto le motivazioni con cui dieci persone sono indagate sulla morte di Cesare Ruffolo, il pensionato deceduto a seguito di una trasfusione di sangue infetto nel luglio 2013: la trasfusione era contaminata dal batterio gram-negativo “serratia marcescens”. Come spiega Quotidiano Sanità, le accuse rivolte dalla Procura di Cosenza sono rifiuto di atti di ufficio, omessa denuncia di reato, somministrazione di medicinali guasti, commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica, morte in conseguenza di altro reato doloro, omicidio colposo, lesioni personali e colpe gravi. Di fronte a questo quadro, Cittadinanzattiva e Codici hanno deciso di costituirsi parte civile nel processo.
“Il quadro che emerge dai risultati delle indagini è vergognoso – dichiara Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – E’ impensabile che nel nostro Paese possano esserci situazioni come quelle delineate, vale a dire somministrazioni di medicinali guasti, omesse denunce di reato, distribuzione di sostanze adulterate. Alla luce di tutto ciò, quali certezze possono avere i cittadini calabresi,  e non solo quelli che afferiscono alla Azienda Sanitaria di Cosenza? Se tutto questo è stato permesso in un solo ospedale, ci sorgono dubbi che situazioni analoghe possano verificarsi in altre strutture”. L’associazione si domanda quale sia stata l’azione della Regione per rimuovere le criticità individuate. “E’ indispensabile – afferma Aceti – lavorare seriamente sul controllo degli standard di accreditamento delle strutture sanitarie, rivedere i criteri con cui si individuano i Direttori Generali, così come si è iniziato a fare in Regioni come la Sicilia e il Lazio, e dall’altra parte assegnare al Ministero della Salute dei veri poteri concreti di controllo e intervento nei casi di immobilismo delle strutture regionali e locali per garantire dei  diritti fondamentali per i cittadini come la sicurezza e la qualità”.
“Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato sarà al fianco dei cittadini calabresi in qualità di parte civile nel processo che si celebrerà”, annuncia Aceti. Anche Codici si costituirà parte civile nel processo. Spiega il segretario nazionale Codici Ivano Giacomelli: “Daremo battaglia, saremo infatti in tribunale contro uno degli ultimi casi di malasanità in Italia, l’ennesimo nel Sud del Paese. A fronte di queste morti ancora la categoria dei medici ha il coraggio di gridare alla “caccia alle streghe”. Le vittime non siete voi”.


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