Sperimentazioni cliniche illegittime su pazienti del tutto ignari e a spese del Servizio Sanitario Nazionale. È questa l’accusa che ha portato agli arresti domiciliari Guido Fanelli, specialista in terapia del dolore, docente di Anestesia e Rianimazione all’Università di Parma, titolare di diversi incarichi pubblici ed estensore della legge sulla Terapia del Dolore del 2010. Il tutto veniva portato avanti con lo scopo di promuovere e divulgare i prodotti farmaceutici di alcune ditte in cambio di denaro e altri benefit.

Oltre al luminare della terapia del dolore, sono finite ai domiciliari altre 18 persone (tra manager di case farmaceutiche, medici e imprenditori); indagate anche 75 persone e 17 case farmaceutiche. Inoltre, sono state effettuate 52 perquisizioni in sette regioni d’Italia (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Lazio) da oltre 200 carabinieri del Comando per la Tutela della Salute e dei locali Comandi Provinciali, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Parma.

Dall’Azienda ospedaliera di Parma precisano intanto che non ci sono problemi clinici per i pazienti. In pratica ad essere sotto accusa non è la bontà dei farmaci ma la procedura con la quale venivano somministrati che non rispettava i criteri stabiliti dalla legge.

Nella vicenda, la sede del Movimento Difesa del Cittadino di Parma ha annunciato di voler intervenire a tutela dei pazienti coinvolti nell’inchiesta sui farmaci per la terapia del dolore avviata dalla Procura di Parma.

“Ritengo che non ci sia un adeguato controllo pubblico sulle strutture sanitarie e che le associazioni consumatori devono poter verificare la qualità dei servizi erogati ai cittadini-utenti”, ha affermato Michele Saldina, responsabile MDC Parma. “Troverei poi interessante effettuare un monitoraggio nazionale di tutte le carte servizi ospedaliere, per valutarne l’aggiornamento, i parametri di qualità, le azioni di miglioramento e se tutti i dati vengono pubblicati sui siti internet”.

Sul caso è intervenuta anche l’Avv. Alessandra Paradisi secondo la quale: “nell’ambito del diritto costituzionalmente garantito e tutelato del diritto alla salute, l’intervento sociale deve necessariamente collocarsi in funzione della persona e della sua sfera autodeterminativa e non viceversa; in caso contrario, accertati incontrovertibilmente fatti e responsabilità, le associazioni dei consumatori  hanno il dovere sociale prima che istituzionale, di intervenire a salvaguardia dei cittadini per ristabilire la legalità”.


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