Salute mentale, nuova stagione di mobilitazione: “Riprendiamoci i diritti” (Foto Pixabay)

Salute mentale, nuova stagione di mobilitazione: “Riprendiamoci i diritti”

“Riprendiamoci i Diritti” è l’appello della Conferenza nazionale autogestita Salute Mentale, che ha dato il via a una nuova stagione di mobilitazione sulla salute mentale, contro i trattamenti che non rispettano dignità e diritti delle persone con sofferenza mentale, di vulnerabili, migranti e carcerati

Riprendersi i diritti e riprendersi la tutela della salute mentale. Nonostante la forza della legge Basaglia, che nel 1978 stabilì la chiusura dei manicomi e l’impostazione territoriale delle cure e dell’assistenza, oggi viviamo “una drammatica situazione di arretramento”. È la denuncia arrivata dalla Conferenza nazionale autogestita Salute mentale “Riprendiamoci i diritti”, che si è svolta il 6 e 7 dicembre a Roma e si è conclusa con il lancio di 10 proposte e di una nuova stagione di mobilitazione sulla salute mentale.

“La debolezza culturale, organizzativa e di risorse dei Dipartimenti di Salute Mentale espone sempre più le persone con sofferenza, i loro familiari e la comunità tutta ad una condizione di abbandono, a prestazioni frammentate, per lo più farmacologiche, all’internamento in strutture residenziali istituzionalizzanti e cronicizzanti – si legge nell’appello redatto per la Conferenza – Permangono, quando non crescono, stigma e pratiche non rispettose dei diritti fondamentali, la più estrema delle quali e la contenzione meccanica. Gravissima e la situazione nelle carceri e nel sistema di accoglienza per i migranti, in particolare nei Centri di Permanenza e Rimpatrio, dove la salute mentale delle persone ristrette e del personale sono costantemente messe a rischio”.

Mobilitazione sulla salute mentale

La due giorni di Roma si è allora conclusa con una dichiarazione che apre una stagione di mobilitazione sulla salute mentale e sulla tutela dei diritti delle persone più fragili, dai bambini ai disabili, dai migranti alle persone recluse in carcere.

“La mobilitazione è necessaria per reagire alla crisi delle politiche e dei servizi per la salute mentale, del Servizio Sanitario Nazionale e dei servizi sociali – spiegano i promotori, una lunga lista di sigle della società civile – Per reagire al permanere di stigma e pratiche non rispettose dei diritti (come la contenzione), alla gravissima situazione nelle carceri e nel sistema di accoglienza per i migranti, in specie con i CPR, all’inadeguatezza del modello di assistenza rivolta alle persone anziane non autosufficienti e alle persone con disabilità, ai minori in difficoltà, al crescente disagio giovanile, ecc.). Per reagire alle logiche repressive e neo-manicomiali sostenute dal Governo e da alcune forze politiche. Mentre le terribili guerre in corso procurano sofferenze e morte, alimentando paura e disagio mentale, e il riarmo, finanziato anche dal nostro Paese, sottrae risorse ai diritti sociali”.

 

Fonte immagine: https://www.conferenzasalutementale.it/

 

Salute mentale sia priorità dell’agenda politica

Dieci le proposte che la conferenza rivolge a Governo, Regioni e Comuni (QUI l’elenco completo).

Fra queste, c’è la richiesta di “inserire la Salute Mentale fra le priorità dell’agenda politica consapevoli che il diffuso disagio sociale ed economico non si risolve con risposte meramente sanitarie ma richiama l’esigenza di azioni di prevenzione e promozione della salute relativi alla vita delle persone”.

La Conferenza chiede di assicurare la partecipazione ai servizi delle persone con disagio mentale, di familiari, associazioni e sindacato. Una fondamentale proposta è quella di mettere mano alle risorse e “aumentare il finanziamento per il SSN fino al 7,5% del PIL, e una dotazione per la Salute Mentale finalmente pari al 5% del Fondo Sanitario Nazionale, dedicata ai servizi di prossimità”.

La Conferenza chiede poi di riorientare i DSM e i Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza verso una cultura e una pratica rispettosa delle norme internazionali sui diritti umani e di garantire ai Centri di Salute Mentale “il ruolo di regia del sistema di cure, con servizi funzionanti 24 ore, aperti almeno 12 ore al giorno e 7 giorni su 7, capaci di promuovere integrazione sociale, sanitaria, lavorativa, abitativa”.

Fondamentale la richiesta di abolire qualsiasi trattamento inumano e degradante, a partire dalla contenzione meccanica. E di garantire la tutela della salute mentale per le persone ristrette in carcere e per “coloro che senza aver commesso alcun reato vengono ristretti nei Centri di Permanenza e Rimpatrio per i Migranti, e alle persone con disturbo mentale autori di reato, attuando finalmente la legge sul superamento degli OPG”.


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