Salute mentale, l’era del disagio: riguarda sei italiani su dieci (Foto di Sasin Tipchai da Pixabay)

Questa è l’era del disagio. Nella giornata mondiale della salute mentale che ricorre oggi, e che rivendica la salute mentale come un diritto universale, ci si scontra con un quadro a tinte fosche un po’ dappertutto, di sicuro molto in Italia. “L’era del disagio” è ad esempio l’emblematico titolo dello studio realizzato da Inc Non Profit Lab, in collaborazione con Astraricerche e con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità. Dal lavoro è emerso che sei persone su dieci, in Italia, dicono di convivere con un disagio psicologico. I giovani e le donne sono i più colpiti. E cercano di uscirne attraverso il “fai da te” che contempla anche l’assunzione di farmaci senza ricetta. Addirittura oltre il 10% dei giovani assume farmaci senza prescrizione medica.

Unicef, oltre 1 adolescente su 7 con problemi di salute mentale

A livello mondiale, ricorda l’Unicef, “oltre 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato”.

L’Unicef denuncia anche i numeri di un fenomeno devastante come il suicidio giovanile.

“La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani e il suicidio è la 4 causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni. Quasi 46.000 adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti”.

 

Salute mentale, in Italia è emergenza per bambini e adolescenti (Foto di Anemone123 da Pixabay)

L’era del disagio: problemi per sei italiani su dieci

L’era del disagio, lo studio della Inc Non Profit Lab, denuncia prima di tutto che il disagio psicologico aumenta nella popolazione: il 60,1% degli italiani ritiene di convivere, da anni, con uno o più disturbi della sfera psicologica. Ne soffrono di più le donne (65%) e i giovani della Generazione Z (75%, con punte addirittura dell’81% nel caso delle donne).

Si fa fatica a trovare un adolescente, o un giovane adulto, che non dica di aver avuto di recente problemi di natura psicologica.

La prima considerazione dell’indagine è che il Covid non è la causa di questo disagio diffuso.

La pandemia ha creato la “tempesta perfetta” per far esplodere un male oscuro che covava, da decenni, nella nostra società. E sarebbe sbagliato cercare di risolvere la complessità del fenomeno scaricandone la responsabilità su un fattore imprevedibile ed eccezionale come la pandemia”, si legge nello studio.

I disturbi più diffusi e il “fai da te”

“I sei problemi più ricorrenti di cui dicono di aver sofferto e di soffrire i nostri connazionali – racconta la ricerca – sono: i disturbi del sonno (32%), varie forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi dell’alimentazione (8,2%). Ai quali reagiscono, forse perché disorientati e non assistiti da una rete sociale adeguata al problema, con un preoccupante “fai da te”.

Le prime risposte che si incontrano alla domanda “cosa hai fatto per uscirne?” non contemplano infatti la presenza di uno specialista. “C’è chi ha cercato le risorse per farcela dentro sé stesso (29,4%), chi ha ricevuto aiuto da amici e parenti (29,1%), chi semplicemente ha atteso che i problemi passassero (28,2%) e chi ha assunto prodotti e farmaci senza prescrizione (27,6%). Solo al quinto e al sesto posto compaiono le voci “mi sono rivolto al medico generico” (22.9%) e “ho ricevuto l’aiuto di uno specialista” (22,1%)”.

Il 10% degli adolescenti prende psicofarmaci senza prescrizione

Un altro dato drammatico è che la tendenza a fare da sé riguarda anche il 10,8% dei ragazzi di età compresa tra 15 e 24 anni che assume psicofarmaci senza una prescrizione medica.

“Lo fanno per dormire, per dimagrire, per essere più performanti negli studi (una sfida che preoccupa e inquieta molti giovani). Se stringiamo l’attenzione sugli studenti, infatti, la percentuale di quanti cercano un “aiutino” negli psicofarmaci lievita fino a oltre il 18% del totale”.

A fronte di tutto questo, il Terzo Settore (altro tema indagato dalla ricerca) fa quello che può ma serve un sistema di prevenzione, assistenza e cura da parte dello Stato. Per fronteggiare il disagio crescente, dicono le associazioni che se ne occupano, servono politiche adeguate di supporto sociale (80%), fondi adeguati (63%), maggiore attenzione istituzionale sul tema (60%) e l’aiuto dei media, per continuare a tenere alta la guardia sull’argomento (45%).


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