Associazioni ambientaliste, e non solo, contro l’articolo 29 del Decreto Sviluppo che vuol favorire la diffusione di cavi, fili o linee (per accorciare il digitale divide del nostro Paese), e non dà al cittadino la possibilità di opporsi all’installazione di un’antenna o un ripetitore sopra la sua testa. La denuncia arriva da una serie di associazioni, comitati, medici, fisici e ingegneri che hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica, al Premier e ai Ministri di Salute, Ambiente e Sviluppo Economico, per chiedere la cancellazione della norma che, secondo loro, è incostituzionale e dannosa.
“Incostituzionale in quanto stabilisce in modo del tutto arbitrario che gli interessi privatistici dell’industria delle telecomunicazioni sia prevalente rispetto all’interesse privato dei cittadini proprietari di immobili” si legge nella lettera. “Incostituzionale in quanto fa prevalere il principio di utilità economica su quello della salute pubblica, della tutela dell’ambiente e del paesaggio”. La preoccupazione principale è per l’impatto ambientale e sanitario che lo sviluppo di reti mobili avrà sull’ambiente e sulla salute umana. “Dopo la classificazione da parte della IARC della radiofrequenza come possibile cancerogeno di classe 2B – continua la lettera – e dopo la raccomandazione dell’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa del maggio 2011 è ormai evidente che gli attuali standard di sicurezza, compreso il limite italiano che è tra i più bassi al mondo, non sono sufficienti a tutelare la salute pubblica perché non tengono conto che la radiofrequenza causa effetti biologici anche a livelli migliaia di volte inferiori ai limiti previsti”.
Le associazioni ribadiscono il fatto che “uno sviluppo economico basato sulla proliferazione di reti senza fili si tradurrà inevitabilmente in un aumento drammatico e ineluttabile della spesa pubblica sanitaria, con conseguenze generali per l’ambiente di difficile previsione”. “L’unico sviluppo economico razionale è quello basato sul principio di precauzione che impone di ridurre il più possibile la proliferazione di reti mobili a favore, invece, di reti a banda larga su cavo che non comportano rischi ambientali o per la salute“.


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2 thoughts on “Reti senza fili ed elettrosmog, associazioni dicono no all’art.29 del Decreto Sviluppo

  1. Sono assolutamnete d’accordo sulla vostra azione
    Vi invio questo link, ricevuto da un’amica che vive in USA
    Se è vero che l’Italia viaggia con qualche anno di ritardo sugli USA penso sia interessante sapere cosa accadrà fra qualche anno da noi ( praticamente i cittadini sono costretti a pagare se vogliono proteggersi dalle radiofrequenze)
    http://www.sfgate.com/default/article/Vt-utilities-see-growing-smart-meter-opposition-3552015.php

  2. era ora che qualcuno si facesse sentire… i signori telefonici stanno preparando l’LTE che prevede almeno 60V/m per funzionare indoor. Le associazioni dei consumatori non possono tacere. saluti. AD

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