Resistenza agli antibiotici, Efsa: rimane un grave problema di salute pubblica (Foto PIxabay)

La resistenza agli antibiotici “rimane un grave problema di salute pubblica”. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare evidenzia la necessità di proseguire gli sforzi per combatterla: alcuni progressi ci sono ma la resistenza va sicuramente contrastata specialmente se si considerano i rischi di questo fenomeno quando riguarda antibiotici di ultima istanza. Secondo un rapporto pubblicato ieri dall’Efsa insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune continua a essere osservata di frequente nell’uomo e negli animali.

Resistenza agli antibiotici, i casi di Salmonella e Campylobacter

“La resistenza congiunta ad antimicrobici di importanza primaria in medicina umana rimane però molto bassa, tranne che in alcuni tipi di Salmonella e Campylobacter coli in alcuni Paesi”, evidenzia infatti lo studio.

È aumentata, spiega l’Efsa, “ la percentuale di isolati di Escherichia coli da animali destinati alla produzione di alimenti che presentano una “suscettibilità completa” o “zero resistenza” ai principali antimicrobici. Questo dato, insieme alla diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli produttori di ESBL o AmpC – enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici – dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’antibiotico-resistenza (AMR) in E. coli da animali destinati alla produzione di alimenti in diversi Stati membri dell’UE”.

Spiegano Carlos Das Neves, direttore scientifico dell’EFSA, e Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC: «Anche se abbiamo registrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’AMR, è essenziale continuare a unire le forze per controbattere questa minaccia mondiale. L’approccio One Health ci ricorda che per affrontare l’antibiotico-resistenza è necessario congiungere le forze tra diversi settori: quello della salute umana, della salute animale e dell’ambiente».

Per quanto riguarda la Salmonella e l’E.coli, la resistenza ai carbapenemi (antibiotici ad ampio spettro) è ad oggi segnalata a livelli molto bassi in isolati sia dall’uomo che da animali. Ma “negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri produttori di enzimi carbapenemasi in varie specie animali – spiega l’Efsa – Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini dal momento che i carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è motivo di preoccupazione”.

Fra il 2013 e il 2022 fra i pazienti sono state segnalate (nelle metà dei paesi dichiaranti) tendenze all’aumento della resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame.

Ancora una volta si tratta di un dato preoccupante per la salute pubblica perché “nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter evolvono in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento”.

La resistenza agli antibiotici rimane dunque “un grave problema di salute pubblica” che richiede diverse azioni per ridurre la comparsa di batteri resistenti. Fra questi, la promozione di un uso oculato e consapevoli degli antibiotici, il miglioramento delle prassi di prevenzione e controllo delle infezioni, l’aumento della ricerca e dell’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici nonché l’attuazione di politiche e procedure a livello nazionale.


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