La legge 40 sulla procreazione assistita torna davanti alla Consulta. Il Tribunale di Roma ha infatti sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. Il caso scaturisce dalla denuncia di una coppia, portatrice di distrofia muscolare di Becker, che si è rivolta ad una struttura pubblica autorizzata ad eseguire tecniche di fecondazione assistita, ma ha ricevuto il diniego all’accesso. La coppia si è dunque rivolta all’Associazione Luca Coscioni chiedendo aiuto per far rispettare il diritto a poter eseguire indagini cliniche diagnostiche al fine di non trasmettere la patologia ai propri figli.
Hanno detto Filomena Gallo e Angelo Calandrini, entrambi legali della coppia e rispettivamente segretario e consigliere generale dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica: “Per la prima volta tale divieto arriva all’esame della Corte Costituzionale. In passato avevamo avuto già due decisioni su tale divieto. Una del tribunale di Salerno del 9 gennaio 2010: il tribunale ordinava l’esecuzione dell’indagine diagnostica preimpianto dell’embrione e il trasferimento in utero degli embrioni che non presentino mutazioni genetiche. Per la prima volta era riconosciuto alla coppia non sterile in senso tecnico la possibilità di accedere alla PMA in deroga a quanto previsto dalla legge. L’altra è quella della Corte Europea dei diritti dell’uomo del 28 agosto 2012 che ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 8 della Corte EDU”.
“Con questa decisione – proseguono i legali – è come chiudere un cerchio: l’intera legge 40 è costituzionalmente dubbia: proprio il prossimo 19 febbraio la legge 40 compirà 10 anni e che in questi anni ha visto per ben 28 volte l’intervento dei tribunali. Come associazione Luca Coscioni con gli esperti  in materia e le associazione di pazienti in questi anni abbiamo fatto depositare progetti e disegni di legge condivisi dal mondo scientifico e giuridico, ma ad oggi il Parlamento ha deciso di non decidere. Per quanto tempo ancora il legislatore italiano ignorerà una fascia di popolazione in aumento che chiede giustizia?”.
Secondo Federconsumatori, “la decisione del Tribunale di Roma, che ha sollevato il dubbio di legittimità costituzionale sulla legge 40, ci riporta a parlare di procreazione assistita. Negli ultimi dieci anni la norma è stata oggetto di ben diciannove tra sentenze e pronunciamenti, che hanno dato ragione a chi la giudica “lesiva del diritto alla salute e del principio di uguaglianza”. Il pronunciamento del Tribunale di Roma riconosce il diritto ad avere un figlio sano e  insiste sulla inviolabilità del diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative, tutelato dalla nostra Costituzione. Si conferma quindi l’urgenza di affidare la norma al riesame della Consulta, soprattutto in merito agli aspetti che riguardano la procreazione assistita e la diagnosi pre impianto”.


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