
Pfas e acque potabili in Lombardia, Greenpeace: contaminato un terzo delle fontanelle (Foto Pixabay)
Pfas e acque potabili in Lombardia, Greenpeace: contaminato un terzo delle fontanelle
Monitoraggio di Greenpeace in Lombardia: 11 fontanelle su 31 risultano contaminate da Pfas. I casi a Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese
Ci sono Pfas nelle acque potabili in Lombardia: risulta contaminato un terzo delle fontanelle pubbliche.
Il nuovo rapporto “PFAS e acque potabili in Lombardia, i campionamenti di Greenpeace Italia” rende pubblici gli esiti di un monitoraggio condotto in tutte le province lombarde: le analisi evidenziano che 11 campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, rivelano la presenza di Pfas (composti poli- e perfluoroalchilici) nelle acque potabili di diversi comuni lombardi – nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese (Qui la mappa dei campionamenti).
Pfas, o inquinanti per sempre
I Pfas sono un ampio gruppo di sostanze chimiche di sintesi (oltre 10 mila), prodotte dalle industrie, associate a numerose patologie, anche gravi, tra cui alcune forme tumorali.
Sono usate dall’industria per le loro priorità antiaderente, antimacchia, idrorepellente e impermeabilizzante: Dette anche forever chemicals, sono difficilmente biodegradabili, permangono nell’ambiente e sono associate a numerosi problemi per la salute umana.
Pfas nelle fontanelle pubbliche
I campioni, analizzati da un laboratorio indipendente, sono stati raccolti tra il 12 e il 18 maggio scorso, per la maggior parte da fontane pubbliche che spesso si trovavano in parchi giochi o vicino a scuole primarie. Si tratta dunque, spiega Greenpeace, di “punti sensibili” perché i minori potenzialmente esposti alla contaminazione sono soggetti a maggior rischio.
“Sebbene Greenpeace Italia abbia effettuato un numero esiguo di campionamenti, questi risultati confermano che numerosi punti della rete delle acque potabili lombarde sono contaminati da PFAS”, evidenzia l’associazione nel report.
In alcuni casi si superano i livelli previsti dalla Direttiva comunitaria e in altri i valori di sicurezza per la salute adottati in altre nazioni.
«È necessario che gli enti preposti avviino campagne di monitoraggio capillari e periodiche, rendendo pubblici i risultati delle analisi delle acque per garantire la massima trasparenza. Una volta individuate le situazioni critiche, si devono mettere in atto gli interventi necessari a tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. È doveroso ricordare che, in base alle conoscenze scientifiche più recenti, i PFAS sono pericolosi per la salute anche a concentrazioni estremamente basse e inferiori a quelli fissati dalla Direttiva europea», commenta Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Pfas, le contaminazioni
In quattro casi, spiega l’associazione, è stata riscontrata una contaminazione da Pfas superiore al limite della Direttiva europea 2020/2184, pari a 100 nanogrammi per litro: è avvenuto a Caravaggio e Mozzanica, in provincia di Bergamo, e a Corte Palasio e Crespiatica, in provincia di Lodi. Per concentrazioni simili, lo scorso luglio a Montebello Vicentino (in provincia di Vicenza) la presenza di valori superiori a 100 nanogrammi per litro ha portato a sospendere per alcuni giorni l’erogazione dell’acqua potabile.
In Lombardia, i livelli di contaminazione più alti sono stati rilevati a Crespiatica, dove si sono superati i 1.000 nanogrammi per litro. In presenza di concentrazioni analoghe, prosegue l’associazione, oltre venti comuni veneti furono inseriti dalla Regione nella cosiddetta “area rossa” e la popolazione fu sottoposta a screening sanitari per verificare l’insorgenza di patologie associate ai PFAS.
Nei restanti sette campioni lombardi risultati contaminati, le analisi hanno evidenziato concentrazioni comprese tra 12 nanogrammi litro (Pontirolo Nuovo, Bergamo) e 54 nanogrammi litro (Mariano Comense, Como). In cinque dei sette casi (Capriolo, Somma Lombardo, Mariano Comense, via Civitavecchia e via Cusago a Milano) le concentrazioni erano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana vigenti in Danimarca o proposti negli Stati Uniti. Come evidenzia l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), i PFAS sono sostanze bioaccumulabili in grado di causare effetti negativi sulla salute umana anche a concentrazioni estremamente basse.
Greenpeace Italia ha presentato sei esposti destinati alle Procure lombarde di riferimento per le province dove sono stati raccolti gli 11 campioni di acqua potabile in cui è stata rilevata la presenza di PFAS: Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese.
L’organizzazione ambientalista ha chiesto alle Procure interessate di “adottare i provvedimenti cautelari necessari ad impedire il protrarsi della somministrazione di acque contenenti Pfas alla popolazione”.

Beh, l’acqua delle fontanelle è la stessa che arriva ai rubinetti di casa.
Queste analisi dovrebbe farle, giornalmente, l’azienda che forniasce il servizio.