“Nessun riconoscimento ufficiale è mai stato conferito al cosiddetto Metodo Stamina”. E’ quanto ha affermato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, in riferimento all’articolo apparso sul sito internet della rivista “Nature” in cui l’autrice sostiene che “l’Italia è l’unico Paese nel quale una cura la cui efficacia non è mai stata dimostrata ha avuto di fatto un’approvazione ufficiale”. E continua l’articolo: “I medici che offrono trattamenti basati sulle staminali, la cui efficacia non è comprovata, finiscono per giocare al gatto e al topo con i regolatori della salute pubblica, in qualsiasi Paese”. Ma l’Italia fa eccezione, rileva la rivista riferendosi al decreto con il quale il ministro Balduzzi, ha deciso che “un controverso trattamento basato sulle cellule staminali può proseguire in 32 pazienti terminali, nella maggior parte bambini”. Una decisione “inaspettata – dice Nature – che ha orripilato i ricercatori, secondo i quali il trattamento potrebbe essere pericoloso in quanto non è mai stato rigorosamente testato”.
Critiche cui il Ministro ha così risposto: “Il decreto legge della scorsa settimana conferma e rafforza  il quadro delle norme esistenti in materia di terapie cellulari con preparazione su base non ripetitiva e prevede che venga emanato  un regolamento per l’uso di esse su singoli pazienti, naturalmente su richiesta di un singolo medico, dopo autorizzazione del comitato etico, nel rispetto della qualità farmaceutica. Nello stesso provvedimento in corso di pubblicazione sono previste particolari disposizioni per le malattie rare ed il monitoraggio degli effetti della terapia cellulare”.
La decisione del Governo – conclude Balduzzi – di autorizzare la prosecuzione ed il completamente delle terapie “ordinate” dai magistrati si è resa necessaria solo per ovviare ad una discriminazione, frutto di autonomi pronunciamenti dei giudici, tra i pazienti che avevano già iniziato il trattamento con Metodo Stamina. Il decreto prevede il monitoraggio dell’efficacia da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, del Centro Nazionale Trapianti e dell’ AIFA attraverso l’acquisizione di tutti i dati clinici dei pazienti.


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