
Oggi la Giornata mondiale dell'obesità
L’obesità non è solo questione di peso. Oggi il World Obesity Day
Every body Needs Everybody è lo slogan della Giornata mondiale dell’obesità (World Obesity Day) che ricorre oggi
L’obesità non è solo questione di peso. Si stima che ormai 800 milioni di persone in tutto il mondo vivano in condizione di obesità. Ma affrontare tutto questo è una “responsabilità globale”. Nessuno va lasciato solo.
Every body Needs Everybody, ogni corpo ha bisogno di tutti, è lo slogan della Giornata mondiale dell’obesità (World Obesity Day) che ricorre oggi.
World Obesity Day
L’epidemia dell’obesità è ormai trasversale. I costi sono immensi non solo in termini di conseguenze sanitarie, ma anche economiche e sociali – basti pensare allo stigma che pesa sulle persone con problemi di peso.
Le conseguenze mediche dell’obesità avranno un costo di oltre mille miliardi di dollari da qui al 2025. Le persone obese hanno il doppio delle probabilità di essere ricoverate in ospedale se risultano positive al COVID-19. Si prevede che l’obesità infantile aumenterà del 60% nei prossimi dieci anni, raggiungendo la quota monstre di 250 milioni di bambini obesi al 2030.
Queste pochi dati mettono in evidenza quanto dunque sia importante la questione. Negli ultimi 40 anni, del resto, in molti paesi c’è stato un aumento della prevalenza del sovrappeso e dell’obesità, sia nei bambini che negli adulti.
L’obesità nel mondo
Secondo recenti dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, il numero di persone obese nel mondo è triplicato a partire dal 1975. Nel 2016, oltre 1,9 miliardi di adulti (età ≤18 anni) erano in sovrappeso e di questi, oltre 650 milioni erano obesi.
Per quanto riguarda i più giovani, nel 2019 erano 38 milioni i bambini di età inferiore ai 5 anni in eccesso ponderale e nel 2016 oltre 340 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni erano in sovrappeso o obesi.
Sempre dai dati dell’OMS arriva anche un dato positivo, forse poco valorizzato: l’obesità si può prevenire.
Over 800 million people around the world are affected by obesity, and it’s clear now that govts must act now to halt the #obesity pandemic.
Governments must adopt an integrated, equitable, comprehensive and person-centred approach to addressing obesity. #WorldObesityDay ⭕️ pic.twitter.com/aQqbCOnr6l
— World Obesity (@WorldObesity) March 4, 2021
Prevenire l’obesità: si può fare
Serve in realtà una doppia azione, individuale e ambientale. Bisogna rendere la scelta di cibi sani, e di un’attività fisica più regolare, la scelta più semplice, accessibile, disponibile e conveniente.
A livello individuale, questo significa che le persone devono limitare l’apporto energetico che arriva da grassi e zuccheri, aumentare il consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali. E svolgere una regolare attività fisica, che l’OMS conteggia in 60 minuti al giorno per i bambini e in 150 minuti distribuiti nell’arco della settimana per gli adulti.
Quello che serve però è anche un ambiente più sano. Uno stile di vita più sano. In questo contesto la stessa industria alimentare può avere (o almeno dovrebbe) un ruolo nella promozione di una dieta più sana. Significa che l’industria è chiamata a ridurre il contenuto di grassi, zuccheri e sale negli alimenti trasformati. A garantire che cibo sano e nutriente sia disponibile e alla portata di tutti i consumatori.
A limitare la commercializzazione di alimenti ricchi in grassi, zuccheri e sale, specialmente quelli che il marketing martellante destina a bambini e adolescenti.
Quando l’ambiente è obesogenico
Uno dei problemi in cui ci si imbatte quando si parla di obesità è infatti legato alla presenza di un ambiente obesogenico. Un ambiente che favorisce l’obesità perché c’è troppo cibo di bassa qualità, a basso costo e pieno di zuccheri e grassi. È un contesto in cui c’è disponibilità di alimenti di scarsa qualità e a basso costo con una distribuzione commerciale sostenuta da efficienti sistemi di marketing.
2021 a dieta
Quest’anno poi c’è un tema in più. Il rischio la pandemia aggravi obesità, sovrappeso e disturbi alimentari di vario tipo, a partire dalle restrizioni che ci sono state in primavera (ma non solo).
Secondo Coldiretti, dopo un anno di pandemia l’imperativo è la dieta per oltre un terzo degli italiani.
«La dieta – dice Coldiretti – è l’obiettivo di più di un italiano su tre (36%) nel 2021 dopo un anno segnato dal Covid che ha costretto in molti a rinunciare all’attività sportiva e rimanere più tempo in casa, anche a cucinare».
«La pandemia – prosegue Coldiretti – ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo che ha avuto effetto anche sulla bilancia, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da una adeguata attività fisica per la chiusura delle palestre e all’attività sportiva».
