Legge 40, caso italiano dinanzi alla Corte Europea
Oggi si tiene l’udienza davanti alla Grande camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo su un caso italiano che riguarda la donazione degli embrioni alla ricerca (Parrillo c. Italia). A darne notizia è Cittadinanzattiva che, insieme a Vox Diritti e alla Società scientifica SIFES-MR, interviene a sostegno delle ragioni della ricorrente, che chiede di poter destinare i propri embrioni alla ricerca dopo la morte del marito.
“Tale divieto assoluto di ricerca scientifica sugli embrioni risulta del tutto irragionevole in considerazione del fatto che non si opera alcuna differenziazione tra il caso in cui si intenda utilizzare embrioni da anni abbandonati e non destinati all’impianto e il diverso caso in cui si intenda creare appositamente embrioni da destinare in via esclusiva alla ricerca. Solo nel primo caso, e fermi restando dunque tutti i divieti già posti dalla legge 40 in merito alle pratiche eugenetiche, risulta ragionevole l’utilizzo di embrioni a fini di ricerca, che può condurre a risultati positivi per le cure di gravi malattie sia degli embrioni sia delle coppie e della collettività” afferma Marilisa D’Amico, Ordinario di Diritto costituzionale, Università degli Studi di Milano.
Maria Paola Costantini, referente nazionale per la PMA di Cittadinanzattiva, osserva, invece, che “la questione degli embrioni abbandonati o non utilizzabili per la procreazione assistita è una questione che da anni deve essere risolta, ma non trova ascolto nel nostro legislatore. La legge 40 vieta la donazione ad altra coppia o alla ricerca, a differenza di tutti gli altri paesi europei, ma in questo modo sono migliaia gli embrioni che non troveranno alcuna destinazione se non la crioconservazione a tempo indefinito. In particolare, il Ministero della Salute nella sua relazione al Parlamento del 2007 già riferiva che il numero di embrioni abbandonati crioconservati in Italia da più di un anno era già di 6.079. Nell’ultima relazione (2013) tali dati sono aumentati ulteriormente”.
“L’eliminazione del divieto alla ricerca scientifica e la possibilità di fare ricerca sugli embrioni abbandonati e non utilizzati, potrebbe essere di grande beneficio anche per il miglioramento delle stesse tecniche di fecondazione assistita. Ci auguriamo che il nostro intervento come società scientifica della PMA contribuisca a fare chiarezza e a restituire centralità al ruolo della ricerca e del suo progresso, oltre che dei suoi operatori” conclude Andrea Borini, Presidente nazionale della SIFES-MR.
