Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) continuano a diminuire negli anni: nel 2012 sono diminuite del 4,9% rispetto all’anno precedente e del 54,9% rispetto al 1982, quando si è registrato il più alto ricorso all’aborto. In trenta anni, l’obiezione di coscienza è aumentata di oltre il 17%. Questi alcuni dati contenuti nella relazione annuale sull’attuazione della legge 194/78, sulla tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza, che presenta i dati preliminari relativi al 2012 e quelli definitivi del 2011, trasmessa oggi al Parlamento.
Nella Relazione viene confermato il trend degli anni precedenti: una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza secondo tutti gli indicatori. I dati preliminari indicano che nel 2012 sono state effettuate 105˙968 IVG, con un decremento del 4.9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111˙415 casi) e un decremento del 54.9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234˙801 casi).
Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1˙000 donne in età feconda tra 15-49 anni) nel 2012 è risultato pari a 7.8 per 1˙000, con un decremento dell’1.8% rispetto al 2011 (8.0 per 1000) e un decremento del 54.7% rispetto al 1982 (17.2 per 1000). Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati.
Dal 1983 il tasso di abortività è diminuito in tutti i gruppi di età. Tra le minorenni, nel 2011 è risultato pari a 4.5 per 1000 (stesso valore del 2010), con livelli più elevati nell’Italia settentrionale e centrale. Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale, così come minore è la percentuale di aborti ripetuti e di quelli dopo novanta giorni di gravidanza. Rimane elevato il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra un terzo delle IVG totali in Italia: un contributo che è andato crescendo negli anni e che si sta stabilizzando. Anche tra queste donne, comunque,  si inizia ad osservare una tendenza alla diminuzione al ricorso all’IVG.
Fin dall’inizio dell’applicazione della legge 194 il ricorso all’obiezione di coscienza ha riguardato elevate percentuali di ginecologi e c’è stato un aumento del 17,3% in trenta anni, a fronte di un dimezzamento delle IVG nello stesso periodo. Secondo il Ministero della Salute, “i numeri complessivi del personale non obiettore appaiono congrui al numero complessivo degli interventi di IVG. Eventuali difficoltà nell’accesso ai percorsi IVG sembrano quindi dovuti ad una distribuzione inadeguata del personale fra le strutture sanitarie all’interno di ciascuna regione”.
“Per la prima volta – ha detto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin – è stato avviato un monitoraggio articolato sul territorio relativamente ad alcuni aspetti dell’applicazione della 194, quelli più specificamente legati all’obiezione di coscienza, che arriva fino ad ogni singola struttura e ad ogni singolo consultorio. I dati della relazione indicano che relativamente all’obiezione di coscienza e all’accesso ai servizi la legge ha avuto complessivamente una applicazione efficace. Stiamo lavorando per verificare, insieme alle Regioni, la presenza di eventuali criticità locali per giungere al più presto al loro superamento”.


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