Il 7 maggio 2019 si è celebrata la 25° giornata mondiale dell’asma, una patologia in evoluzione eppure ancora sottovalutata se rapportata alle possibili ripercussioni in termini di mortalità e di costi. Che il numero degli asmatici sia in aumento lo confermano i dati realtivi al nostro Paese che ne conta circa 3 milioni, a fronte di oltre 30 milioni presenti nell’Unuione Europea. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nel mondo il numero complessivo di soggetti con tale patologia sarebbe compresa tra i 100 e il 150 milioni, mentre per la Global Initiative for Asthma – Gina, sarebbero addirittura 300 milioni.

Il significativo incremento degli asmatici continua ad allarmare giustificando la celebrazione della 25° giornata mondiale dell’asma, che viene promossa dalla Gina, un’organizzazione internazionale che riunisce le associazioni impegnate a sensibilizzare i cittadini, migliorare l’assistenza ai malati e offrire supporto a familiari, amici e operatori sanitari.

Ma cos’è di preciso l’asma? Come si manifesta e come si cura, se è possibile curarla? Quando si parla dell’asma la prima cosa da sapere è che si tratta di una patologia alquanto complessa, che si manifesta tramite una infiammazione cronica delle vie aeree, che come evidenziato anche dall’Istituto superiore di sanità, Epicentro, genera un aumento della responsività bronchiale che, a sua volta, causa episodi ricorrenti (i cosiddetti ‘attacchi d’asma’) di crisi respiratorie, respiro sibilante, senso di costrizione toracica e tosse. Durante gli attacchi, che possono essere improvvisi o graduali, peggiorano i sintomi e la funzionalità respiratoria.

Sempre secondo l’ISS, l’asma è una malattia cronica per la quale non esiste oggi alcun trattamento risolutivo, ma è possibile controllarne il decorso, riducendo gli attacchi d’asma e le loro conseguenze, come i sibili e la tosse, e le difficoltà respiratorie. Gioca così un ruolo fondamentale, un controllo adeguato e costante del paziente e soprattutto una diagnosi precoce, al fine di evitarne la cronicità. In sostanza, gli asmatici possono avere una vita “normale”, a patto che tengano sotto costante controllo la patologia cronica. Se non trattati in modo adeguato, gli attacchi possono essere anche molto gravi e addirittura fatali. Le morti associate alla malattia, secondo i dati dell’Oms, sono circa 180 mila ogni anno. Secondo l’Istat invece, in Italia i decessi collegati all’asma sarebbero di due ogni 3 giorni – circa 500 morti all’anno. Inoltre, nel 50% degli adulti e nell’80% dei bambini malati di asma, prevarrebbe la forma allergica.

E’ ancora l’Istituto superiore di sanità a ricordarci che per la manifestazione della malattia asmatica, giocano un ruolo essenziale sia fattori genetici che quelli ambientali. L’aumento dell’inquinamento ambientale può aver contribuito all’evolversi del numero degli asmatici, ma a oggi, nostante il ruolo dei diversi fattori non sia ben definito, esistono indicazioni precise relative ad alcuni di essi. Tra questi l’esposizione al fumo di tabacco – anche a quello passivo – è al primo posto. Un ruolo importante è da attiruirsi anche all’inquinamento ambientale, sia in ambienti chiusi che all’aperto (dalla polvere agli acari, dal particolato ai pollini), da insetti e animali e domestici (cani e gatti), alla presenza di muffa nell’ambiente in cui si vive, a un eccesso di umidità ambientale, alla presenza di infezioni polmonari precoci.

Si stima inoltre, che in Italia ogni anno circa nove milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie derivanti dalla presenza di pollini nell’aria e quattro milioni di essi ricorrono a cure, e a oggi il 15-20 percento della popolazione italiana soffre di allergie, soprattutto tra i giovani. Un dato interessante è quello dell’Oms che stima un aumento del 50% dei casi di asma ogni dieci anni e correlando il fenomeno quasi sicuramente alla urbanizzazione e al vivere quotidiano sempre più gran parte del tempo in ambienti chiusi con poca circolazione di aria, più esposti alla polvere e agli acari e inseriti in situazioni urbane dall’elevato tasso di inquinamento.

L’asma, oltre a avere una ripercussione in termini di salute e eventuale mortalità degli asmatici, secondo quanto ricorda FederAMSA costituisce oggi la terza voce di spesa dell’assistenza sanitaria italiana, pertanto se i fattori genetici svolgono un ruolo fondamentale in questa patologia, altrettanto dovrebbero ritenersi dei tali c.d. “corretti stili di vita” sia dal punto di vista della alimentazione, che dello sport e dei luoghi in cui vivere il proprio quotidiano compatibilimente con i fenomeni inquinanti e ambientali, cui non ci si può sottrarre. Il tutto al fine di “prevenire” una possibile cronicità futura ed ovviare a una spesa “evitabile” in più a carico del Servizio sanitario nazionale. In sintesi, prevenire è meglio che curare, pertanto attivare tutti i processi necessari e possibili è l’auspicio migliore.

 

di Claudia Ciriello


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