Interruzione gravidanza, troppi medici obiettori. Federconsumatori: sanare il conflitto
Cosa succede se in un ospedale tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza e si rifiutano di applicare la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza? Succede che, nei fatti, si assiste ad una negazione – bella e buona – di un diritto sancito 34 anni fa. E, purtroppo, questa è una circostanza che si sta presentando troppe volte. Qualche mese fa in un ospedale di Pesaro. Qualche giorno fa nelle Marche, a Jesi. Il rischio è che si ‘svuotino’, nei fatti, i contenuti della legge 194 oltre a colpire le donne in un momento particolarmente difficile e delicato della loro vita.“Occorre un intervento mirato per dare piena attuazione alla legge e garantire il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e con le modalità previste dalla legge n.194/78” tuona Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori denunciando che “l’obiezione di coscienza dei medici è in costante crescita e riguarda oltre l’80% dei ginecologi e oltre il 50% di anestesisti e ostetriche”.
Quello che va fatto con urgenza è sanare il conflitto che lede gravemente la libertà di scelta delle pazienti: “La grave carenza del servizio pubblico in questo senso costringe le donne ad abortire all’estero, oppure a ricorrere alla sanità privata e, nei casi peggiori, a pratiche illegali e pericolose. Interessante il messaggio “il buon medico non obietta”, della Consulta di Bioetica Onlus, perché rimette in primo piano le esigenze della donna. Il buon medico non è colui che non pratica le interruzioni di gravidanza, ma quello che sta vicino alla sua paziente e non la lascia sola in un momento difficile”.
Federconsumatori si è, infine, impegnata a fare una richiesta esplicita al Ministero della Salute al fine di monitorare la dilagante violazione dei diritti garantiti dalla legge 194/78.
