Cittadinanzattiva: dalla pandemia a un nuovo modello di accesso alle cure più “a misura di cittadino”
La pandemia da Covid-19 ha messo in luce una delle maggiori criticità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: l’accesso alle cure, anche farmacologiche. Ma è stata anche l’occasione per avviare delle misure che hanno snellito alcuni processi favorendo un accesso più agevole alle cure
La pandemia da Covid-19 ha messo in luce una delle maggiori criticità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: l’accesso alle cure, anche farmacologiche, tema da sempre all’attenzione di Cittadinanzattiva. Ma è stata anche l’occasione per avviare delle misure che hanno snellito alcuni processi favorendo un accesso più agevole alle cure per tutta la popolazione e, in particolare, per le persone fragili e affette da patologia cronica (come ad esempio la ricetta dematerializzata, le applicazioni di telemedicina, la proroga dei piani terapeutici, la consegna dei farmaci a domicilio).
È proprio da quelle misure implementate durante la pandemia – da cui non si dovrebbe più tornare indietro- che Cittadinanzattiva ha presentato oggi la Raccomandazione Civica “Verso un nuovo modello di accesso alle cure farmacologiche. Focus sul grado di accesso alle terapie antivirali per la cura del Covid-19”, con l’obiettivo di contribuire a definire delle linee guida per un accesso alle cure e ai farmaci più “a misura di cittadino” per semplificare le procedure e puntare al miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti.
La Raccomandazione civica è frutto di un lavoro che ha coinvolto un Board multi stakeholder composto da associazioni di pazienti e da professionisti sanitari (1).
Le principali criticità
Il documento – composto da 25 raccomandazioni civiche suddivise in 3 macroaree: Semplificazione dei processi e all’innovazione e Digital Health; Approvvigionamento, alla distribuzione e consegna di farmaci e dispositivi; Accesso alle terapie anti Covid-19 – fotografa attraverso una indagine (2) da un lato, il livello di implementazione delle misure attivate durante la pandemia; dall’altro l’accesso alle terapie antivirali disponibili per la cura del Covid-19 negli ultimi 12 mesi.
Tra gli strumenti di Digital Health, il Fascicolo Sanitario Elettronico stenta ancora a decollare, sia per quanto concerne la sua attivazione (lo dice il 56,5% dei medici di medicina generale, il 47,8% dei farmacisti e il 67,6% dei rappresentanti di società scientifiche), sia rispetto al suo utilizzo (47,8% per i medici di medicina generale, 63% per i farmacisti, 56,5% per le società scientifiche). Il rinnovo automatico del Piano Terapeutico è la misura meno implementata rispetto al periodo pre-pandemico secondo il 69,6% dei medici di medicina generale, il 54,3% dei rappresentanti di società scientifiche e per il 52,2% dei farmacisti.
La consegna di farmaci e di dispositivi al domicilio del paziente, invece, stando a quanto afferma il 69,6% dei medici di medicina generale, non risulta decollata rispetto al periodo antecedente alla pandemia. Anche per le società scientifiche la consegna risulta implementata solo per il 30,1% dei rispondenti, ma non sono dello stesso avviso i farmacisti che ritengono sia stata implementata (84%) rispetto al passato.
Sul versante delle cure per il Covid-19, il dato principale che emerge è che negli ultimi 12 mesi alcune terapie rispetto all’appropriatezza hanno subito: una sovra-prescrizione di farmaci antibiotici, antinfiammatori, cortisonici e integratori per il sistema immunitario; una sotto-prescrizione, invece, per i farmaci antivirali per il Covid-19 per i pazienti non in regime di ricovero (65,2% per i medici di base, 41,3% per i rappresentanti delle società scientifiche e 43,5% per i farmacisti). Rispetto alla sotto-prescrizione delle terapie antivirali la principale criticità è dovuta perlopiù alla mancata comunicazione nei tempi previsti dello stato di positività al Covid-19 da parte del paziente (65,2% per i medici di base, 50% per i rappresentanti delle società scientifiche e 45,7% per i farmacisti). Così come anche le difficoltà di erogazione delle terapie antivirali per la cura del Covid-19 si legano ai tempi stretti tra l’accertamento della positività e quelli previsti per l’avvio della terapia (per il 47,8% dei medici di medicina generale, il 41,3% delle società scientifiche e il 54,3% dei farmacisti).
La fiducia dei pazienti affetti da Covid-19 verso la terapia antivirale prescritta dal proprio medico è confermata da 8 medici di medicina generale su 10 e da 6 farmacisti su 10. Secondo l’esperienza dei rappresentanti delle società scientifiche (7 su 10) il paziente affetto da covid-19 invece, decide di prendere la terapia antivirale solo dopo aver consultato lo specialista della patologia per cui è in cura.
Sulle misure maggiormente implementate svetta la ricetta elettronica: tutti gli intervistati – tra i professionisti sanitari e le associazioni di pazienti- concordano con questo dato. Tale misura dovrebbe essere messa a sistema nei prossimi mesi.
L’esperienza pandemica ha contribuito a migliorare le cose?
Dai dati dell’indagine di Cittadinanzattiva sembrerebbe che si stia addirittura “tornando indietro” alla fase pre-Covid (lo dichiarano il 47,8% dei medici di medicina generale, il 50% degli specialisti e il 30% dei farmacisti).
Basti pensare alle misure di semplificazione e Digital Health che a oggi non sono state riconfermate o messe a sistema. Tra le misure ad oggi non confermate o messe a sistema: la proroga della validità del piano terapeutico (87% degli rappresentanti di società scientifiche, il 63,6% dei medici di medicina generale, 64,7% dei farmacisti. Lo stesso dicasi anche per il Fascicolo Sanitario Elettronico (45,5% dei medici di medicina generale, il 58,8% dei farmacisti).
Quanto alle applicazioni di telemedicina, nonostante sia cresciuto l’utilizzo durante l’emergenza sanitaria, sembra si stia tornando alla fase pre-covid (lo afferma il 72,7% dei medici di medicina generale, 58,8% dei farmacisti). Anche la consegna dei famaci e dispositivi al domicilio del pazienti risulta non essere stata confermata e sistematizzata, dopo l’emergenza.
A oggi vi sono ancora importanti difformità che non permettono di rendere il diritto alla salute realmente esigibile in modo efficace e universale. Difformità che la pandemia ha da un lato acuito, dall’altro cercato di risolvere implementando alcune misure di semplificazione finalizzate a migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Lo scenario pandemico ha difatti posto in evidenza quanto sia imprescindibile oggi più che mai, proseguire nell’attuazione dell’articolo 32 della nostra Carta Costituzionale, valorizzando la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività attraverso il rafforzamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale e il superamento di tutti quei limiti emersi durante la pandemia in termini di diseguaglianze regionali nell’erogazione dei servizi, di tempi di attesa e grado di integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi socio-sanitari procedure.
Le principali Raccomandazioni civiche
Sulla semplificazione dei processi e all’innovazione e Digital Health, si raccomanda di: implementare e rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale la ricetta dematerializzata, il Fascicolo Sanitario Elettronico e le altre tecnologie di Digital Health quali la telemedicina (tele-assistenza, tele-monitoraggio, tele-visita, tele-riabilitazione, tele-farmacia); i piani terapeutici non cartacei (web based) e procedure semplificate che affidano al medico di medicina generale il rinnovo del piano terapeutico e il monitoraggio della prescrizione.
In tema di approvvigionamento, alla distribuzione e consegna di farmaci e dispositivi, si raccomanda di: continuare il potenziamento della distribuzione per conto (DPC) che permette di acquistare i farmaci, in confezione ospedaliera, direttamente nelle farmacie territoriali; definire modelli distributivi omogenei su tutto il territorio nazionale in modo da ridurre diseguaglianze nell’accesso; potenziando l’erogazione al domicilio dei farmaci, per i pazienti più fragili e per quelli affetti da patologie croniche;
Sull’ accesso alle terapie anti Covid-19, si raccomanda di promuovere: misure per rendere più efficace e tempestivo l’accesso alle cure antivirali favorendo la predisposizione di linee guida su tali farmaci e l’inserimento, ad esempio, di una fornitura minima di riserva presso le farmacie; un’attività di sorveglianza attiva per monitorare in modo costante e tempestivo le condizioni dei pazienti fragili e affetti da patologie croniche e rare; un processo di interoperabilità che favorisca un dialogo costante, continuo e aggiornato tra medici di base,medici specialisti, farmacisti, aziende ospedaliere.
L’auspicio è che nei prossimi mesi si possa partire dalle 25 raccomandazioni civiche del documento per ripensare un nuovo modello di accesso alle cure che sia più “a misura di cittadino”.
1. AIOM – AISC – ALICE – BPCO – CARD – CIPOMO – EUROPA DONNA – FEDERFARMA – FIMMG – FNOPI – FOFI
– RESPIRIAMO INSIEME – SIC – SID – SIMG – SIP – IRS – SITI – WALCE
2. Hanno partecipato all’indagine 6 Presidenti di Associazioni dei pazienti del CnAMC (AISC – ALICE – BPCO – EUROPA DONNA – RESPIRIAMO INSIEME – WALCE), 23 Presidenti di Federazioni e Società dei medici di medicina generale (FIMMG e SIMG), 46 Presidenti degli Ordini dei Farmacisti (FEDERFARMA e FOFI) e 46 Presidenti di società scientifiche (AIOM – CIPOMO – SIC – SID – SIP – IRS – SITI – CARD).