Epatite C, Aifa: subito nuovo farmaco a pazienti gravi
Per i pazienti più gravi e urgenti verrà fornito da subito e gratuitamente, nell’ambito di un uso compassionevole, il nuovo farmaco contro contro l’epatite C, il Sofosbuvir, che permette l’eliminazione del virus nel 90-100% dei casi. Lo ha annunciato in una nota l’Agenzia italiana del farmaco, informando che “in occasione della riunione straordinaria del Comitato Prezzi e Rimborso di Aifa del 9 giugno, il Comitato, come previsto nell’accordo iniziale, ha preso atto della richiesta di Gilead di sospendere la negoziazione di Sofosbuvir per un periodo di 30 giorni al fine di definire i dettagli dell’accordo. Durante questo periodo Aifa e Gilead hanno previsto una soluzione per fornire da subito il farmaco ai pazienti affetti da epatite C nei casi più urgenti, ovvero pazienti con recidiva severa di epatite dopo trapianto di fegato (epatite fibrosante colestatica o epatite cronica con grado di fibrosi) oppure pazienti con cirrosi scompensata in lista per trapianto epatico”.
L’accesso dei pazienti alla terapia sarebbe “la prima, importante risposta al bisogno di cura” che essi aspettano da tempo: questo il commento dell’Associazione Italiana Studio Fegato (AISF), che “prende atto della sospensione della negoziazione nel periodo dei prossimi 30 giorni allo scopo, da come si apprende, di definire i dettagli dell’accordo”. L’associazione comprende la difficoltà del processo in corso e, sostiene in una nota, ha apprezzato gli sforzi fatti “per giungere in tempi brevi alla registrazione del Sofosbuvir in Italia, in ogni caso tenendo in primo conto il valore scientifico e clinico e, dunque, la salute del paziente. L’AISF apprende con favore che, nel periodo dei 30 giorni necessari alla definizione dell’accordo, l’AIFA e l’Azienda farmaceutica abbiano previsto una soluzione per trattare sin da subito i pazienti che non hanno, per via della loro gravità, possibilità di attendere oltre. L’AISF auspica che l’accordo possa essere finalizzato nel breve termine e che si possa, dunque, dare accesso ai pazienti alla terapia”.
